Juventus-Milan, le chiavi tattiche della sfida

Serie A

Daniele Manusia

Le squadra di Pirlo e Pioli arrivano allo scontro diretto che potrebbe valere un posto in Champions League lontane dai loro momenti di forma più brillanti

JUVE-MILAN LIVE

Un girone fa, contro la Juventus, il Milan perdeva la prima partita del suo campionato. Era la prima sconfitta dopo una striscia di 27 risultati utili, che però non aveva impedito ai rossoneri di conservare il primo posto, con un punto di vantaggio sull’Inter e sette sui bianconeri. Il sorpasso dell’Inter è poi arrivato un mese più tardi, ma nel campionato del Milan la partita contro la Juventus è stata a suo modo un momento di svolta, il primo in cui le cose hanno iniziato a girare male. Da allora le sconfitte si sono accumulate (sette in tutto), il Milan è lentamente scivolato indietro in classifica e ora, dopo un campionato speso per la maggior parte del tempo nelle prime due posizioni, rischia di restare fuori dai posti che valgono la qualificazione alla prossima Champions League. Spesso si abusa del concetto di “finale”, ma in questo caso lo scontro diretto tra Juventus e Milan ci si avvicina molto, anche se le due squadre avranno poi altre tre giornate per centrare l’obiettivo.

 

I riferimenti dati dalla partita di andata rischiano comunque di essere fuorvianti, visto che si era giocata in condizioni particolari, con molte assenze nelle due squadre - il Milan ad esempio si era trovato costretto a spostare Calabria a centrocampo. La Juventus non era stata dominante, anche se il risultato era stato piuttosto chiaro, e aveva fatto sua la sfida vincendo alcuni duelli, in particolare quello di Chiesa con Theo Hernández, all’origine dei primi due gol. Non è detto che la storia possa ripetersi. Chiesa ha saltato le ultime tre partite per un infortunio, e anche se riuscisse a recuperare è probabile che non giochi sulla fascia destra. A San Siro infatti mancava Cuadrado, ed è per questo che Chiesa era stato schierato a destra e aveva incrociato Theo.

 

Nel Milan non c’erano Ibrahimovic e Rebic, che invece stavolta sono a disposizione di Stefano Pioli. Sono i due principali riferimenti a livello realizzativo e la loro presenza dà una pericolosità diversa a una squadra che ultimamente fatica sia a creare sia a finalizzare quanto creato. È vero che nessuno dei due è in un momento particolarmente felice: Ibrahimovic ha segnato tre gol nel girone di ritorno, Rebic ne ha segnati due nelle ultime sei partite. Lo svedese però è un riferimento essenziale, a livello tattico ed emotivo, il giocatore che accentra possessi e responsabilità quando le cose si complicano. Il suo movimento ad abbassarsi migliora la circolazione, permette al Milan di avere uno sbocco sulla trequarti, un giocatore che può tenere la palla in situazioni difficili, che crea spazi per i compagni e li coinvolge negli scambi, e sa trovare la giocata risolutiva.

 

Insomma, Ibrahimovic alza il livello in una zona di campo in cui il Milan spesso si blocca, perché non riesce a creare le giuste connessioni e perché i suoi trequartisti incidono poco con iniziative individuali. È un aspetto importante non solo a livello offensivo, per quanto alza la pericolosità della squadra, ma che ha un impatto notevole anche a livello difensivo. Riuscire a far circolare la palla sulla trequarti, a creare occasioni o quanto meno a non perdere il possesso, alza la stabilità difensiva, semplicemente perché evita transizioni difficili da gestire a chi resta in copertura. Si è visto, in senso negativo, contro la Lazio, una partita in cui le difficoltà a manovrare nella metà campo avversaria hanno regalato alla squadra di Simone Inzaghi numerose ripartenze in campo aperto.

 

Per i movimenti che fa Ibrahimovic, per il Milan è importante avere qualcuno che occupi il centro al suo posto, che dia profondità e allunghi le difese avversarie. Quel compito di solito è svolto da Rebic, una punta aggiunta che parte da sinistra. Si è notato ad esempio nel gol segnato contro il Parma. Ibrahimovic è uscito sulla trequarti, nel mezzo spazio a sinistra, a ricevere il passaggio di Bennacer, e Rebic si è accentrato al suo posto, smarcandosi nello spazio liberato da Bani, uscito per contrastare Ibrahimovic dopo che quest’ultimo aveva saltato Man. L’azione si era quindi conclusa con il passaggio dello svedese per Rebic, che si era girato con il primo tocco tenendo la palla lontana da Gagliolo e poi l’aveva sparata sotto l’incrocio dei pali.

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Anche se Ibrahimovic non ha mantenuto le medie che aveva a inizio campionato, banalmente con lui in campo il Milan attacca meglio e segna di più. Tre gol contro la Fiorentina, due contro il Parma fino a quando è rimasto in campo, altri due al rientro contro il Benevento. Nelle tre partite saltate contro Genoa, Sassuolo e Lazio, il Milan ha segnato invece solo tre gol.

 

Nemmeno Rebic è riuscito a ripetersi ai livelli del girone di ritorno dello scorso campionato, anche a causa di diversi problemi fisici, e al suo posto sulla sinistra potrebbe giocare Leão. Nemmeno il portoghese però sembra in grandi condizioni. Ultimamente ha giocato soprattutto da centravanti e ha segnato un solo gol, da subentrato contro il Parma, ma nell’ultima giornata contro il Benevento è stato schierato sulla sinistra. Molto dipende dal piano immaginato da Pioli: Leão potrebbe dare qualcosa in più di Rebic tra le linee, essere più incisivo con qualche iniziativa personale, ma si muove meno senza palla, è meno pericoloso in area e contribuisce meno a livello difensivo.

 

Un’altra alternativa, circolata nelle ultime ore, è il 4-4-2, che riprenderebbe quanto visto contro il Sassuolo, partita in cui Saelemaekers e Calhanoglu cercavano le ricezioni alle spalle dei mediani avversari stringendo rispettivamente da destra e da sinistra. Forse l’idea di Pioli è di attaccare la Juventus in modo simile, ma stavolta in attacco insieme a Ibrahimovic potrebbe esserci Brahim Díaz.

 

Anche la Juventus durante la stagione ha alternato sistemi e registri diversi, oscillando tra partite in cui cercava di dominare il possesso e altre in cui restava più bassa e puntava ad attaccare in transizione. Le difficoltà del Milan contro difese schierate potrebbero suggerire la seconda opzione, nella partita di andata però la squadra di Pirlo ha tenuto la palla per la maggior parte del tempo e potrebbe farlo anche stavolta.

 

Col passare dei mesi Pirlo sembra aver rinunciato a un po’ di fluidità nello schieramento, alle scalate che permettevano alla Juve di disporsi in modo diverso a seconda delle fasi. Ora il sistema è un po’ più rigido, forse per dare maggiori riferimenti ai giocatori, ma il tecnico bianconero ha comunque continuato a cambiarlo in base alle partite. Dopo il 3-4-1-2 visto contro la Fiorentina, con Ramsey che comunque si muoveva molto tra la trequarti e la mediana, fino a trovarsi anche più basso rispetto a Bentancur e Rabiot, contro l’Udinese si è visto invece il 4-2-3-1, ma con i terzini (Danilo e Alex Sandro) che si accentravano ai fianchi di Bentancur, permettendo a McKennie, in partenza centrocampista di fianco a Bentancur, di alzarsi per cercare gli spazi in cui inserirsi.

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In entrambe le occasioni però la Juventus è sembrata parecchio involuta a livello offensivo. Ha faticato a portare la palla in zona di rifinitura e non riusciva nemmeno a essere più diretta, e così come unico sbocco aveva le fasce e i cross, anche se l’area spesso non era occupata bene. I bianconeri sono andati in svantaggio in tutte e due le partite e hanno recuperato nel secondo tempo, dopo gli interventi di Pirlo.

 

Le difficoltà a manovrare della Juventus hanno a che fare anche con il brutto momento di forma di Dybala, che però contro il Milan riesce quasi sempre a esaltarsi. Con l’argentino in campo, Pirlo punterebbe ancora di più a controllare il possesso, a usare i movimenti ad abbassarsi e le qualità in spazi stretti di Dybala per mandare a vuoto il pressing del Milan. Scegliendo Morata avrebbe invece più profondità, occuperebbe meglio l’area e sarebbe più pericoloso negli attacchi in transizione. Forse però più di ogni altra cosa sarebbe importante avere Chiesa in buone condizioni, un giocatore in grado di cambiare le partite con le sue iniziative anche se la manovra non gira come dovrebbe.

 

Sia il Milan che la Juventus arrivano a un momento decisivo della stagione lontane dai loro momenti di forma più brillanti, ma rispetto a un girone fa, quando il divario nel livello dei giocatori erano sembrato piuttosto ampio, ci sono meno assenze e più possibilità di intervenire per i due allenatori. I rossoneri possono contare su un’identità più solida, i bianconeri giocano in modo più confuso ma hanno i giocatori migliori. Di certo è una partita che inciderà parecchio sulla lotta per la qualificazione alla prossima Champions League.