19 maggio 1991, la Samp vince lo scudetto. Il ricordo delle sorelle Mantovani

l'anniversario

Mantovani, Boskov, Luca Vialli&Bobby Gol: il poker vincente della Samp campione d’Italia. In un’intervista esclusiva per “L’uomo della domenica” Francesca e Ludovica, le figlie di Paolo, raccontano: “La Samp era amata da tanti perché la gente era stufa di vedere vincere sempre le stesse squadre. Avevamo un allenatore simpatico, giocatori simpatici, un presidente speciale”

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LE FOTO INEDITE DELLA FAMIGLIA MANTOVANI

Trent’anni dal ricordo più speciale della vita, dall’apice dell’orgoglio familiare, quello scudetto blucerchiato che conquistò la simpatia di un intero paese. Perché, come scolpiva Vujadin Boskov, “Sampdoria è come bella ragazza che tutti vogliono baciare”. Per le sorelle Francesca e Ludovica Mantovani, è anche uno dei ricordi più intensi del genitore, quell’indimenticabile Presidente che ogni membro di quella squadra, dai campioni Vialli e Mancini ai massaggiatori e raccattapalle hanno rubricato come una figura paterna.

 

Il mio primo ricordo di quello scudetto vinto il 19 maggio 1991 è legato alla radio – racconta Ludovica - perché ero a Ginevra. Una partita che ho vissuto con l'emozione di Tutto il calcio minuto per minuto con la voce di Enrico Ameri e i collegamenti dai campi. Perciò da un lato con la tristezza di non essere allo stadio con tutta la mia famiglia, d'altro con il fascino che avvolgeva il calcio radiofonico. Il giorno dopo, aprire la Gazzetta e vedere “Sampdoria tricolore” fu una gioia immensa, soprattutto perché sai che hai meritato quella prima pagina”. Molto diversa la memoria che Francesca ha di quel giorno: “Ero allo stadio e mi ricordo le squadre in campo con una coreografia dei nostri tifosi davvero... da scudetto". Un traguardo arrivato quel giorno anche se "capii che era fatta - ricorda Francesca- il giorno dello scontro diretto contro l’Inter, a San Siro. Rivedo me che scendo dal terzo anello, incinta di mia figlia, correndo come una matta. Mi dicevano fermati! E io: no, che stiamo per vincere lo scudetto!”

La Coppa Disciplina

L’understatement era un mantra del presidente Mantovani il quale, come scrive Giorgio Porrà nella puntata de L’Uomo della Domenica “Sampdoria Campione”, seduceva col sorriso garbato, i gesti misurati, l’affettuosa severità, persino con le asprezze improvvise. Tanto che “quando andavi a parlare con lui, uscivi che ti sembrava di camminare sulle acque”, come racconta Vialli. “Lo stile di famiglia è stato sempre molto morigerato – conferma Francesca -, non abbiamo mai esagerato. Papà pretendeva un comportamento sempre esemplare. A me ragazzina in tribuna d’onore diceva: vedi quella signora là come si comporta? Ecco tu non dovrai mai fare così. Per cui ho passato anni seduta vicino a lui a comportandomi bene. Poi a un certo punto sono passata in gradinata sud e lì proprio ho cambiato genere e mi sono vendicata di tutto ciò che non avevo potuto fare precedentemente. Però la Coppa Disciplina, l’educazione dei suoi giocatori, dei suoi tifosi, questa era una cosa alla quale mio papà teneva tantissimo, oltre le vittorie sul campo". Ludovica conferma: “Mi ricordo una volta che incontrò Giovanni Invernizzi e, passandogli dietro, fece solo un gesto, quello delle forbici. Il giorno dopo il giocatore andò a tagliare i capelli. Questo era mio padre. Non solo i calciatori dicono che lo ricordano come un padre. In lui c’era un'etica che ha coinvolto tutti, anche i tifosi.”

Cinque minuti per definire un contratto

Il Mantovani privato, raccontato dalle figlie non differisce da quello pubblico. “Era rispettato perché è sempre stato un uomo di parola, ci metteva cinque minuti per definire un contratto – dice Francesca -. I giocatori sapevano di trovarlo sempre, quindi spesso passavano in sede con famiglie e bambini, andavano direttamente a bussare alla sua porta e c’era sempre tempo per un saluto, anche a casa nostra. Per certo li ha molto viziati, contrariamente a quanto ha fatto con noi figli. Io ogni tento ero un po’ invidiosa del fatto che per loro era quasi sempre si. Però dovevano essere in ordine, con bei vestiti, ben curati. In televisione si andava rigorosamente in divisa". 

Dalle monetine a Diabolik: i riti del Presidente

Come ogni tifoso che si rispetti anche il Presidente aveva i suoi riti e le sue piccole manie. “Lavorava molto, si alzava prestissimo e tornava tardissimo – spiega Ludovica -era un uomo che sapeva quale peso poteva avere ogni sua decisione e voleva essere sempre presente con i suoi collaboratori. La routine della domenica era diversa, entravano in ballo le cabale, da un certo numero di Diabolik che veniva passato di mano da mio padre a mia sorella, a mio fratello e poi a me, che ero l’ultima a leggerlo, fino alle monetine che mio padre teneva sempre in tasca e regalava anche ai giocatori. Toccare la monetina per mio padre era proprio un simbolo di un suo percorso giornaliero.”

Mantovani e Boskov

Quella Samp vincente fu un gruppo coeso di amici-colleghi, che sapeva divertirsi insieme fuori dal campo e dare il massimo sul terreno di gioco. Verteva su due coppie solidissime, una era quella costituita da Mantovani e Boskov. “Un rapporto di massima stima – racconta Ludovica -erano entrambi conosciuti per i loro modi e riuscivano in poche parole ad esprimere le regole. Le loro due personalità si sposavano perfettamente".

 

Perfettamente integrato nel modello Samp è anche la definizione che Francesca dà di Vuja. “Lui e papà si divertivano insieme, ciascuno rimanendo nel proprio ruolo. Quando c’è stato da riprenderlo, Boskov è stato ripreso, perchè a volte nelle sue uscite aveva anche qualche caduta… Una volta si prese una sgridata per una battutina che fece sul fatto che il suo cane giocasse meglio di un giocatore dell’altra squadra di Genova. Questo non andava bene, per cui ha rischiato. Però era stimato e benvoluto perché era anche un grande personaggio.”

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Luca e Roberto: i pastori tedeschi del Presidente!

L’altra coppia esplosiva della Samp scudettata era naturalmente quella della ditta Luca Vialli & Bobby Gol, con tanto di “e” commerciale a suggellarne la simbiosi.

Si sono cercati e voluti Roberto e Luca – riflette Ludovica -, hanno fatto vedere che si gioca in due, poi in una squadra. Questo spirito di potersi prendere in giro e dirsi chi di loro era il migliore, chi ha fatto più assist o gol, tutt’oggi li accompagna. Portano insieme questo spirito dello sport, della sportività, dell’essere dei compagni, anche nella nostra Nazionale. Per cui devo dire che sicuramente hanno dato un esempio a tutti".

 

Più privato il pensiero di Francesca: “Luca e Roberto fu anche il nome che papà diede ai due cani pastori che avevamo! I nostri due bomber sono stati amicissimi da sempre e per tutta la vita, pur essendo così diversi caratterialmente. Due trascinatori. Mancio parlava solo di Samp e pensava solo alla Samp, persino di come dovevano essere le divise. Tanto che mio padre una volta disse: ‘del nostro abbigliamento si occupa Mancini’.”

La maglia più bella del mondo

A proposito di abbigliamento, la maglia blucerchiata è un blasone quasi senza paragoni, quella maglia appartenuta a Cucchiaroni e Brighenti, a Salvi e Suarez, a Francis e Brady, prima che Vialli e Mancini ci appuntassero il tricolore. “La più bella del mondo, è stata giudicata la maglia della Samp. E la nostra seconda maglia è al secondo posto di questa autorevole classifica internazionale. Per cui siamo irraggiungibili perché unici. E’ divertente quando ci chiamano ciclisti con aria dispregiativa. Io li adoro e dico che io sono una ciclista blucerchiata. Il ciclismo è uno sport stupendo, di fatica, per cui sono orgogliosa esservi associata. Ce l’abbiamo solo noi la maglia così".

 

Wembley, 20 maggio 1992

Per la Samp, come per Mantovani e Boskov, successo, sconfitta, almeno in apparenza, avevano pari dignità. E lo dimostrarono anche a Wembley in quella notte maledetta, il 20 Maggio ’92, quando il Barcellona, nei supplementari, sfilò alla Samp la Coppa dei Campioni. “Era l’ultima Coppa dei Campioni – commenta Francesca col sorriso - Erano le due squadre più forti al mondo: Sampdoria e Barcellona, è stato un onore essere arrivati lì, a un metro dalla punta dell’Everest, fino ai supplementari. Aspettavamo i rigori, io ero serena perchè Pagliuca è sempre stato fortissimo. Fu un dispiacere, certo, ma siamo orgogliosi di essere arrivati a Wembley.” Orgoglio e serenità che segnarono anche i giorni successivi a quella finale: “Ricordo le lettere che abbiamo ricevuto, di rispetto, di encomio – rievoca Ludovica -. Penso che l’immagine della Sampdoria in Europa sia stata apprezzata tantissimo. Lo dimostra anche la lettera che ancora conservo di Philip Bennet, un poliziotto inglese che ringrazia la Sampdoria per il comportamento dei suoi tifosi. Ecco questa è stata la più grande vittoria di quella squadra e di mio padre.”

Samp UDD

La programmazione de "L'Uomo della Domenica- Sampdoria Campione"

Mercoledì 19 maggio alle ore 12.30, 18.30, 23.15 su Sky Sport Uno. Alle ore 13.15 e 20.15 su Sky Sport Serie A. Disponibile on demand.