Ribery: "Volevo restare alla Fiorentina, mi hanno mancato un po' di rispetto"

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L'attaccante francese svela i retroscena del suo addio ai viola: "Nell'ultimo mese nessuno mi ha chiamato, mi hanno mancato un po' di rispetto. Mi è sembrato che questi due anni in cui ho dato tutto non siano stati così riconosciuti". E sul futuro dice: "Mi piacerebbe restare in Italia"

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Dopo due anni l'avventura di Franck Ribery con la Fiorentina è finita. Un epilogo non dettato dalla volontà dell'attaccante francese, che ha svelato il suo rammarico per l'addio alla viola: "Volevo continuare con la Fiorentina un altro anno, ma è andata diversamente - racconta Ribery a Toscana Tv - Non ho mai voluto parlar male della società. Diciamo che l’ultimo periodo è stato un po’ difficile. Io in questi due anni ho dato sempre il massimo, questa è la mia mentalità. È stata dura perché nell'ultimo mese nessuno mi ha chiamato e questo vuol dire che mi hanno mancato un po’ di rispetto. Mi è sembrato che questi due anni in cui ho dato tutto non siano stati così riconosciuti". Testa al futuro lontano da Firenze, quindi, con Ribery che vorrebbe restare in Serie A: "Non so dove andrò, vorrei giocare ancora in Italia".

"Non pensavo di lottare per salvarci"

La Fiorentina, però, resta nel cuore di Ribery. Due anni intensi, ma vissuti con una classifica diversa dalle aspettative: "Sono venuto per portare qualcosa in più, non pensavo di lottare per salvarci in questi due anni - ammette il francese -, ma nel futuro c’è la potenzialità per fare davvero delle belle cose. Spero che la Fiorentina torni ad alti livelli, i tifosi meritano di più. Per me sono stati due anni veramente belli e sono molto contento perché ho conosciuto tante persone, una città bella ed i suoi tifosi. Anche nello spogliatoio è stata una bella esperienza, ho dato il massimo per la società e per la squadra. Peccato, pensavo di continuare un anno in più con la Fiorentina, però così è la vita e così è il calcio".

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"Vlahovic? Come un fratello"

Ribery ha speso parole d'elogio nei confronti di Vlahovic, giocatore cresciuto esponenzialmente al suo fianco: "Vlahovic è come un fratello piccolo - racconta -, è un giocatore con un grande potenziale, ma deve capire alcune cose. Nell'ultimo anno è cambiato molto, si è visto in campo. Dusan ascolta e questo è importante. Quando abbiamo giocato il Mondiale 2006 ero giovane e ascoltavo i più grandi, è fondamentale".

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