Alla cerimonia erano presenti anche la moglie Arianna e l'amico Gianni Morandi. Commosso l'allenatore serbo: "Il destino ha voluto che la malattia si manifestasse in questa città. Sono stato fortunato, ma anche Bologna lo è stata quando nel 2019 mi hanno chiesto di salvare la squadra"
Sinisa Mihajlovic è ufficialmente un cittadino onorario di Bologna. Mercoledì pomeriggio, nel corso di una seduta straordinaria del Consiglio Comunale a Palazzo D'Accursio, è stata conferita la cittadinanza onoraria all'allenatore. Alla cerimonia, introdotta dalla presidentessa del consiglio comunale Maria Caterina Manca e dal sindaco Matteo Lepore, erano presenti anche la moglie di Mihajlovic, Arianna, il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e l’amico Gianni Morandi.
"Bologna ha un patrimonio culturale immenso"
"Sono onorato e commosso per questo riconoscimento, soprattutto perché viene da Bologna che ha un patrimonio culturale immenso. Ho dato una occhiata a chi ha ricevuto questo riconoscimento in passato ed è incredibile vedere il mio nome assieme a Garibaldi, Carducci, Verdi e Wagner". Così Mihajlovic ha esordito nel suo lungo discorso di ringraziamento dove ha ripercorso le tappe della sua lotta contro la leucemia: "Il destino ha voluto che la malattia si manifestasse a Bologna e non sorprende che questa città abbia i migliori centri di ricerca oncologica come il Sant'Orsola - spiega - Sono stato fortunato, ma anche Bologna lo è stata quando nel 2019 mi hanno chiesto di salvare la squadra. Non ho mai avuto dubbi sull'impresa di quell'anno, c'erano professionisti straordinari e non solo ci siamo salvati ma siamo anche arrivati decimi".
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"La vita si vive nonostante i problemi"
L'allenatore serbo, che ha dedicato il riconoscimento alla famiglia, ai medici e al Bologna calcio, ha lanciato in conclusione un messaggio di speranza: "Non abbiate vergogna se dovrete gestire momenti poco felici o brutti, la vita non si vive in assenza di problemi, si vive nonostante i problemi. La malattia è una doppia cittadinanza, la prima in salute e la seconda in malattia. Tutti siamo costretti a riconoscerci cittadini del secondo paese e col secondo passaporto".