Tottenham, Conte: "All'Inter ho lasciato un lavoro finito. Agli Spurs mi serve tempo"

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L'allenatore degli Spurs si racconta a Sportweek: "Da sempre costruisco e lascio una squadra vincente, come successo a Milano. Faccio spendere tanto sul mercato? Mi viene da ridere… Lukaku e Hakimi sono stati rivenduti quasi al doppio, io faccio guadagnare". Sull'avventura al Tottenham: "Sfida che mi entusiasma, ma serve tempo"

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Una nuova sfida, con la solita passione e dedizione di sempre. Antonio Conte, da poco nuovo allenatore del Tottenham dopo l’addio all’Inter della scorsa estate, si racconta in esclusiva a Sportweek, settimanale della Gazzetta dello Sport: "Le sfide non mi hanno mai spaventato, mi basta avere anche solo un 1% di possibilità di vincerle per iniziare la mia battaglia. Non ho mai preso squadre che avevano vinto l’anno prima, i miei sono sempre percorsi di ricostruzione. La Juventus veniva da un ottavo posto, il Chelsea da un decimo, l’Inter da un quarto. So che ci vorrà un po' di pazienza stavolta. A Milano ho lasciato un lavoro finito. Qui devo ricominciare daccapo ed entrare a stagione in corso non è mai semplice".

"Lukaku e Hakimi rivenduti quasi al doppio. Sul mercato faccio guadagnare"

Conte ha poi parlato del rapporto con Paratici, oggi dirigente degli Spurs: "Con Fabio il rapporto è solido, c'è grande stima reciproca. Abbiamo già lavorato insieme e mi conosce, parliamo la stessa lingua. Si dice che ora farò spendere tanto sul mercato? Mi viene da ridere, io ho sempre fatto guadagnare e non spendere. Spesso ho lavorato con giovani da formare, atleti svalutati o da ricostruire, calciatori che fino a quel momento non avevano mai vinto. Tutti giocatori che si sono rivalutati grazie al mio lavoro, in carriera ho chiesto solo un giocatore che è stato pagato tanto: Lukaku". L’allenatore torna sull’approdo del belga all’Inter: "Chiesi Romelu dopo che i dirigenti nerazzurri vennero a casa mia a dirmi che volevano abbattere l'egemonia della Juve e portare l'Inter sul tetto del mondo. Chiesi Lukaku ritenendolo fondamentale, ma poi è stato rivenduto quasi al doppio come Hakimi. Potrei citare anche le valorizzazioni di Barella, Bastoni e Lautaro, che prima del mio arrivo non giocava". Conte ricorda anche alcune situazione simili relative al suo passato in bianconero: "Alla Juve ho avuto il piacere di lavorare con Barzagli, Bonucci e Chiellini, ma quando li avevo io ancora non avevano vinto nulla. Guadagno per quello che valgo, produco, costruisco e vinco. Il valore di un professionista lo stabiliscono la sua storia, i suoi risultati e il mercato che ha".

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"Tottenham sfida entusiasmante, ma serve tempo"

Conte ha svelato poi i motivi che lo hanno spinto ad accettare il corteggiamento del Tottenham: "Il presidente ha dimostrato di volermi a tutti i costi. Nelle sue parole e negli investimenti fatti ho percepito una visione: la voglia di eccellere. Mi sono detto: se uniamo questa capacità fuori dal campo a quello che posso dare io in campo, si può davvero impostare un lavoro serio e profondo". Compito non semplice quello che attende l’allenatore italiano al Tottenham: "Oggi c’è un gap tra gli investimenti fatti dalla proprietà e i risultati sportivi, un gap che dobbiamo colmare. Il Tottenham ha strutture da top club mondiale, la squadra deve essere all'altezza. Per salire in alto servono stabilità e continuità di prestazioni e di risultati. Il percorso è accidentato, ma non mi spaventa. Anzi, mi entusiasma e vorrei godermelo meglio rispetto al passato. Le grandi squadre si costruiscono nel tempo, qui Guardiola e Klopp non hanno vinto al primo anno". Conte che è tornato in Premier dopo l’avventura al Chelsea: "È il meglio che c'è sotto tutti i punti di vista. Ha un fascino irresistibile, ti spinge a dare il massimo e ti migliora. C'è molto meno tatticismo, si corre al doppio della velocità. Sapevo che prima o poi sarei tornato, magari non pensavo così presto...", ha concluso.

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