Lorenzo Pellegrini: "Roma punto d'arrivo, con Mourinho al lavoro per mentalità vincente"

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Il centrocampista e capitano giallorosso si confida in una lettera al 'The Players' Tribune': "Siamo sulla strada giusta, so di essere una parte importante del processo di cambiamento". Su Totti: "Non posso paragonarmi a lui, ma proverò a ripetere qualcosa di simile". Infine svela un momento difficile della sua vita: "A 16 anni mi diagnosticarono un'aritmia cardiaca, fu davvero complicato"

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Lettera del capitano della Roma Lorenzo Pellegrini al 'The Players' Tribune': "In questo momento stiamo lavorando parecchio per creare una mentalità vincente, perché mister Mourinho ci dice sempre che deve essere una delle nostre maggiori qualità. Ovviamente, questo cambiamento non può accadere in un minuto - ha aggiunto - ma sono sicuro che siamo sulla strada giusta e so di giocare una parte importante in questo processo".

"Roma punto d'arrivo, non esiste squadra più grande"

Sul paragone con Tottiinvece, ha spiegato: "Era il classico capitano che non aveva

bisogno di parlare più di tanto, perché era il modo in cui giocava a parlare per lui. Non potrò mai paragonarmi a lui, ma mi piacerebbe provare a ripetere qualcosa di simile, cercando anche di spiegare a tutti cosa significhi la Roma. Ogni giorno dico ai miei compagni cosa significa giocare per questa maglia. Questa non è una fabbrica di talenti, questo non è un trampolino per andare in una squadra più grande. Perché non esiste una squadra più grande. No. Questo è un punto d'arrivo. Roma è... Roma".

"Ho rischiato di smettere per un'aritmia cardiaca"

Lorenzo Pellegrini ha anche svelato un momento molto difficile della sua vita: "Quando avevo 16 anni hanno scoperto che nel mio cuore c'era qualcosa che non andava - ha raccontato il capitano della Roma - Mi bastava salire una rampa di scale
per aver subito il fiatone. Troppi battiti irregolari. Mi dissero che avrei dovuto smettere di giocare dai sei agli otto mesi e che dopo avremmo valutato. Quindi niente corsa, niente allenamenti, niente calcio. Niente Roma". 

 

L'aritmia cardiaca ora è un lontano ricordo, ma quello per Pellegrini non fu un periodo facile. "Sono sempre stato una persona ottimista - ha continuato nel suo racconto -, ma quel momento è stato davvero complicato. Non potevo fare niente, tranne una cosa: ascoltare il mio cuore. Ogni sera cercavo di capire la frequenza dei miei battiti irregolari. Mi sedevo sul letto aspettando il silenzio assoluto, poi chiudevo gli occhi e contavo i battiti". Poi ha concluso: "Sono diventato dottore di me stesso. Mi facevo un checkup ogni giorno. Poi d'un tratto mi sono accorto che erano spariti. Quindi al quarto giorno senza aritmia ho chiamato i miei. Volevo fare un altro controllo. Siamo andati dai dottori e hanno detto: 'Stai bene'. La stessa diagnosi del Dr. Pellegrini".