Inter, Ausilio a Sky: "Le partenze in estate potevano ammazzare chiunque, non noi"

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L'intervista esclusiva al direttore sportivo nerazzurro a Sky Sport 24: "Le partenze di questa estate sembravano una montagna enorme da scalare, qualcosa che sportivamente poteva ammazzare chiunque, ma non noi". Su Inzaghi: "È come un architetto di interni: ha lavorato su una struttura già esistente, dando bellezza e qualità". Mercato: "Nessun acquisto a gennaio, non possiamo solo comprare giocatori: dobbiamo compensare le cose facendo qualche sacrificio. Lukaku? In prestito lo riprenderei"

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Come è stato possibile rivedere l'Inter in testa alla classifica, nonostante le cessioni in estate?

"Per come è stato possibile un’idea ce l’ho: solo attraverso la perseveranza e il lavoro di tutte le persone che hanno creduto fin dall’inizio in questo progetto. Suning e quindi la gestione Zhang arrivano all’Inter nel luglio del 2016, da allora è stato un crescendo di scelte, di persone, di calciatori, di allenatori, di management. Io non dimentico nessuno, non dimentico le persone con le quali abbiamo iniziato, anche nelle difficoltà. Tutto parte con allenatori come Pioli, come Spalletti che è stato il primo a ritornare in Champions League. Poi c’è stato il biennio di Conte, che ha conquistato lo scudetto dopo tantissimo tempo, con un grandissimo lavoro che è stato portato avanti da lui, dal suo staff e da tutti noi. Oggi abbiamo un bravo architetto di design", dice Ausilio riferendosi a Simone Inzaghi.

 

In questo racconto a tappe che hai fatto manca la tappa di questa estate, le difficoltà obiettive che c’erano nella creazione della squadra. È stato più un miracolo questa stagione o è scontato che sia andata così per tutto quello che ci hai raccontato? 

"Un miracolo no, e nemmeno nulla di scontato. È normale che ci sia stato un minimo di disorientamento nel momento in cui Lukaku ci è venuto a dire che voleva andare via, non era previsto. Sapevamo che avremmo dovuto fare un sacrificio sul mercato ed era stato organizzato e preparato quello di Hakimi, perché già da tempo si era parlato con il Psg di questa opportunità. Quello che poi è successo con Lukaku non era previsto nei tempi, soprattutto quando ti arriva così in piena stagione e fai anche fatica a riorganizzarti e a pensare a idee che possano mantenere la competitività dell’Inter ad altissimi livelli. Ma siamo stati bravi, non ci siamo persi d’animo, abbiamo avuto la forza e la capacitàanche un po’ di fantasia – e insieme all’allenatore abbiamo scelto quelli che potevano essere i calciatori migliori. Oggi aver sostituito Lukaku con Dzeko e Correa – a quelle condizioni – penso che sia un ottimo lavoro. I risultati lo stanno confermando. Non ci siamo mai persi d’animo, è normale perdere persone di quel tipo per quello che ci avevano dato, poteva sembrare una montagna enorme quella da scalare, però è anche il bello di questo sport e di questo lavoro, che il giorno dopo hai subito un’occasione. Pensare a Inzaghi come a un architetto di interni, è pensare a lavorare su una struttura già esistente e quindi dedicarsi a quello che poi sarà il bello, cercare di dare un po’ di libertà alla squadra, di dare qualità attraverso il possesso palla, attraverso le giocate, attraverso la fantasia, questo non si può non notare guardando giocare la squadra, su una struttura forte e solida".

Avete avuto paura di perdere Inzaghi?

"È stato tutto molto veloce, non sapevamo di questo incontro, a noi era stato fatto sapere che non era nulla di definito e sulla base di questo e della scadenza al 30 giugno, abbiamo pensato di avere le nostre chance e di essere convincenti, siamo stati bravi a chiudere velocemente, l’abbiamo fatto al telefono e attraverso delle conference call, fisicamente ci siamo visti dopo per firmare. L’ho convinto con le idee, con il progetto. Non stavamo perdendo tutto, stavamo solamente perdendo qualcuno di quegli elementi importanti, sapevamo che potevano essere sostituiti e infatti stanno dimostrando - anche se non hanno vinto nulla - che la strada che abbiamo iniziato a percorrere è estremamente positiva".

 

Quindi il momento è stato dipinto peggio di quello era?

"Assolutamente, dipinto peggio di quella che era la realtà, non ci si può arrendere alle prime difficoltà. È normale che perdere un allenatore importante come Conte, o un giocatore come Hakimi e poi Eriksen e Lukaku poteva ammazzare dal punto di vista sportivo chiunque. Ma non noi".

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Avete fatto tanti sacrifici, coniugando aspetto tecnico ed economico. È previsto un sacrificio anche la prossima estate?

"Da un punto di vista economico, noi come anche quasi tutte le società normali - non consideriamo altre squadre in Europa, che lo sono meno - vogliamo fare della stabilità, della continuità e del progetto finanziario una propria certezza e convinzione nel tempo. Tutto però deve essere coniugato con una stabilità economica, perché i tempi lo richiedono".

 

L’Inter deve autofinanziarsi? 

"Il sostegno fino ad ora è sempre arrivato, gli stipendi qui vengono pagati e in maniera puntuale. La squadra deve pensare solo a lavorare, noi management siamo sempre in contatto con la proprietà. Dobbiamo cercare di fare le cose per bene, è normale che non possiamo pensare a comprare solo giocatori, questo piace ai media e soprattutto ai tifosi. Noi facciamo un altro mestiere, dobbiamo pensare di compensare le cose e di mantenere la qualità alta, facendo qualche sacrificio. Ma allo stesso tempo trovando l’investimento giusto. Le cose vanno fatte un po’ bilanciate, ma non sarà mai un'Inter ridimensionata quella che uscirà dal mercato".

Considerando che oggi la Serie A è un campionato di transizione per quanto riguarda il mercato e l’esposizione dei calciatori, come e in quanto tempo si può recuperare il terreno perso dalla Premier League?

"Oggi ci sono troppe differenze di ricavi tra i due sistemi, non è esattamente la mia materia, ma vedo le difficoltà che ci sono quando sul mercato entri in competizione con queste squadre. E quando parlo di ‘queste squadre’ non parlo solo di Manchester City, Liverpool o Chelsea: si fa fatica a volte a competere coln il West Ham, l'Arsenal o il Leicester. È proprio un sistema che è troppo più avanti rispetto al nostro e quindi noi ci dobbiamo mettere tante altre cose: buoni allenatori, buone idee, uno scouting più veloce e rapido (e in questo forse siamo più bravi), oltre alla fantasia. E poi noi in Italia siamo stati bravi negli anni a recuperare qualche giocatore dalla Premier che magari lì sembrava non perfettamente adatto, mentre in Serie A si sono dimostrati dei campioni. Deve crescere il nostro sistema, dobbiamo anche pensare a come far aumentare i ricavi e a essere meno litigiosi nelle sedi opportune e ad avere un concetto di sistema, di gruppo e di Associazione di Lega non tanto individuale, perché uno per uno riusciamo a fare poco".

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A gennaio l’Inter opererà sul mercato?

"Io penso che la squadra così è forte, è competitiva, pensare qualche colpo in entrata deve essere visto come la volontà di qualcuno dei nostri che ci chiede di andar via per trovare più spazio per giocare. Ad oggi nessuno è venuto a chiederlo, adesso il numero della rosa è perfetto e siamo completi in ogni reparto".

 

Onana esce da questa logica: può essere un investimento per il futuro?

"Onana rientra nella lista dei giocatori dei quali leggo sempre. Come tanti giocatori in scadenza di contratto - che tra l’altro abbiamo anche in rosa - noi ci limitiamo a guardarci intorno per tutte quelle opportunità che potrebbero arrivare. Ma mi riferisco al mercato di giugno, noi in questo momento non stiamo pensando al mercato di gennaio".

 

Tre nomi sono stati accostati all’Inter: cosa mi dice di Alvarez, Thuram e David Munez?

"L’unica cosa che posso ammettere è quella di Thuram, perché è passata e ne ha parlato Raiola. Sugli altri non c’è mai stato nulla e al momento non ci sarà, stiamo bene così".

 

Pastorello dice che Lukaku tornerebbe in Italia, lo riprenderesti?

"In prestito lo riprenderei".

Qual è il tuo giudizio sulle plusvalenze?

"Se penso a quello che abbiamo fatto negli ultimi anni con Icardi, Lukaku e Hakimi sono plusvalenze che portano nel bilancio benefici al club. Lo scambio in sé non è assolutamente vietato, gli scambi ci saranno sempre, esistono esempi in tutti i campionati. Non per forza questo deve rappresentare un male. Tantissime volte quando si va a vendere un calciatore la squadra che sta comprando per abbassare il prezzo o per poter anche avere un vantaggio da quell’acquisto, richiede di mettere dentro nell’operazione un proprio calciatore che può servire all’altra società: questo non lo trovo un problema o uno scandalo. Parliamo però di plusvalenze fatte bene, nel rispetto dei regolamenti".

 

Pensi che possano essere inserite delle normative o degli alert nel caso?

"Hai già dato la risposta, le cose vanno sempre migliorate. Quando parli di una plusvalenza fatta secondo il regolamento, è già un sistema che funziona, un sistema che è stato approvato e che tutti stiamo rispettando. È doveroso dover accettare il parametro zero, noi siamo un esempio ma anche le altre squadre. Oggi il parametro zero è un’opportunità se la vai a cogliere, ma allo stesso tempo una situazione con la quale convivere bene. Noi lo stiamo facendo con i nostri calciatori, poi ovviamente i tempi sono diversi perché ogni calciatore ha situazioni diverse: c’è quello che va in scadenza a un’età, quello che ha il desiderio di provare qualcosa fuori, c’è chi arriva in scadenza perché semplicemente si sta negoziando e quindi i tempi richiedono un pochettino più di pazienza".

 

È cambiato l’approccio nel prendere un parametro zero?

"Sì forse sì, perché ce ne sono tanti in questo momento, ce ne sono tantissimi. Questo non vuol dire che sia più facile prenderli, perché tante volte le richieste di questi giocatori sono troppo alte rispetto a quello che il mercato offre, quindi si va un po’ più cauti e si cerca di cogliere l’opportunità giusta. Ad oggi, abbiamo concluso bene tre rinnovi di contratto Bastoni, Barella e di Lautaro. Magari non erano scadenze immediate, ma sono asset importanti per quello che rappresentano come valore sul mercato e anche per l’età, e poi perché era anche giusto riconoscere a questi ragazzi un premio al lavoro fatto e alla crescita che avevano avuto in questi anni. Noi stiamo discutendo con Dimarco, Brozovic, presto lo faremo con Perisic, Handanovic e con qualche altro ancora".

 

Il rinnovo di Dimarco lo possiamo dare per fatto?

"Ancora no, ma manca poco, perché la volontà da entrambe le parti è stata manifestata in modo chiaro, stiamo discutendo. Non so perché si parli del rinnovo di De Vrij che ha ancora un contratto di un anno e mezzo, lui come altri. Brozovic, Perisic, Handanovic e Vecino hanno scadenze diverse, ci sarà un po’ più di fretta e di attenzione per queste situazioni, perché vogliamo capire se ci sono le possibilità per chiudere".

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