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Verona, Simeone: "Chiamatemi pure Cholito. Ma io sono Giovanni, non il figlio di Diego"

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Il 'Cholito' parla del suo momento in un'intervista a Sportweek: "Sto facendo bene, ma non ho ancora raggiunto il mio tetto. Anche perché, in realtà, un tetto non c'è, puoi andare in alto quanto vuoi. Sono in un gruppo fantastico e mi sento di identificarmi al meglio nella filosofia dell'Hellas Verona. Tudor? È capace di dirti la cosa giusta e di convincerti di quello che puoi fare"

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Già 12 gol nelle prime 19 giornate di campionato, il girone d'andata di Giovanni Simone è stato semplicemente esaltante. L'argentino classe 1995 è cresciuto tanto con la maglia dell'Hellas Verona e si appresta a superare la sua miglior stagione vissuta alla Fiorentina, dove nel 2017/2018 arrivò a quota 14 reti in campionato. Ma il 'Cholito' non si pone limiti: "Sto facendo molto bene, ma non ho ancora raggiunto il mio massimo – ha dichiarato a SportWeek – Puoi migliorare quanto vuoi, dipende solo da te. Il sogno di un bambino è giocare la Champions League o vincere un Mondiale, ma oggi sono così felice qui che non ho bisogno di pensare ad altro".

"Mi identifico nella filosofia del Verona"

I suoi segreti? Il gruppo e... Tudor: "Sento di identificarmi al meglio nella filosofia dell'Hellas Verona, che è quella di dare sempre tutto. Nessuno ci chiede di fare quattro o dieci gol, ma soltanto di lasciare in ogni allenamento e in ogni partita quel che abbiamo dentro. Tudor? È capace di dire le cose giuste al momento più opportuno. Ti convince che puoi fare tutto ciò che ti chiede. Ad esempio, il gol che ho fatto alla Juve tirando da fuori area lo avevamo provato il giorno prima. E, alla fine, è andata proprio come diceva Tudor".

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"Correre tanto mi dà carica. Ecco come studio i miei avversari"

Tra le caratteristiche di Simeone, oltre al fiuto del gol, ci sono la corsa e la 'garra'. Ma non solo, il 'Cholito' dimostra anche di essere un abile stratega: "Guardo tutte le partite dei nostri avversari, come marcano i difensori e come si piazzano i portieri. Studio ogni dettaglio per far male alle difese, è come se un allenatore mi spiegasse i movimenti ma in questo caso l'allenatore sono io. Ho raggiunto un certo equilibrio anche grazie alla meditazione. Ho iniziato a farla a Genova, quest'anno ho deciso di dedicarvi più tempo con una maestra di yoga che incontro due volte a settimana".

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"Prima non mi piaceva essere chiamato Cholito"

Quando si parla del Cholito, impossibile non pensare a un ipotetico futuro nell'Atletico Madrid, la squadra allenata dal padre Diego: "Sono un tifoso di quella squadra, ma a cosa serve pensarci?", risponde Giovanni, che poi sul suo soprannome aggiunge: "Prima non mi piaceva essere chiamato Cholito, sentivo che mi chiamavano così per una specie di omaggio a mio padre. Adesso invece mi piace tantissimo perché intuisco che si riferiscono a me, all'uomo che sono. Sento che il Cholito è Giovanni, non il figlio di Diego".