Mourinho, dialogo in Vaticano: "Le relazioni umane la vittoria più importante"

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L'allenatore della Roma lo scorso martedì ha incontrato in Vaticano il cardinale Tolentino, archivista e bibliotecario della Santa Sede e uno dei massimi intellettuali del mondo cattolico. Un dialogo che ha riguardato molti temi, pubblicato sul sito dell'Osservatore Romano. Ecco alcuni estratti

Un incontro speciale per Josè Mourinho. Lo scorso 29 marzo l'allenatore della Roma ha avuto un colloquio con il connazionale cardinale Tolentino, archivista e bibliotecario della Santa Sede e tra i massimi esponenti intellettuali del mondo cattolico. Un intenso dialogo, pubblicato integralmente dall'Osservatore Romano. Tanti i temi toccati nel corso dell'incontro in Vaticano. A partire dalla comune ammirazione da parte del cardinale e dell'allenatore per il professore portoghese Manuel Sergio. Così Mou: "È iniziata quasi come una lotta, perché arrivo all’Università, Facoltà di Educazione Fisica e Sport, già perfettamente consapevole di quello che voglio per me: allenamento e alto rendimento. Con tutta l’ansia di apprendere ciò che mi interessava, la prima disciplina che ebbi il primo giorno di università fu «filosofia delle attività corporali» — era quello il nome della materia — con il professor Manuel Sérgio. E io esco dalla prima lezione e mi chiedo: a quale scopo? Lui comprese in poco tempo che avevo bisogno di essere aiutato, di essere orientato. Ed effettivamente mi dice in maniera estremamente concreta e diretta: chi capisce soltanto di calcio, di calcio non capisce nulla. È un rapporto che non è terminato, è un rapporto che ancora continua…"

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"La cosa più difficile da accettare è lo spreco del talento"

La discussione prosegue poi su temi solo apparentemente esclusivamente calcistici, ma in realtà più generali. Mourinho spiega: "Siamo pagati per vincere. Gli atleti, non gli uomini, sono pagati per vincere. Stiamo parlando di alto rendimento, e a volte ci sono decisioni nella gestione di una squadra che hanno qualcosa di crudele: non c’è il tempo di lasciare maturare, di lasciare crescere" Tolentino lo stimola "La dittatura dei tempi stretti..." a cui Mou risponde: "L’errore si paga. Se commetto un errore, lo pago con l’esonero. Se un giocatore commette un errore, lo paga non giocando a beneficio di un altro. C’è qualcosa di crudele, ma non possiamo lasciare che la natura del nostro lavoro si sovrapponga a quello che siamo come persone. Ce l’ho ben chiaro questo. Cerco di aiutare gli altri e me stesso a essere migliore. Una cosa difficile per me da accettare è lo spreco del talento, è una cosa che ancora oggi dopo 30 anni di calcio, è difficile per me da accettare. A volte, però, lo spreco di talento è legato al percorso di vita che alcuni giocatori hanno avuto, e in questo senso dobbiamo cercare di essere pedagoghi fino in fondo. Lo sport di alto rendimento, in particolare il calcio, che è lo sport più industrializzato a tutti i livelli, ha qualcosa di crudele".

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"Ho la stessa voglia di vincere, ma non più per me stesso ma per gli altri"

Il cardinale Tolentino prosegue poi nella riflessione sul talento: "Ma è importante questo: non smettere di aiutare ciascuno a nascere, a scoprire, a maturare, a sviluppare il proprio talento. Una delle parabole di Gesù è proprio sul tema dei talenti: questa necessità da parte di ciascuno di noi di non sotterrare il proprio talento, ma di maturare la propria vocazione. Ciascuno di noi è nato con un bagaglio di attitudini, competenze e può trasformare la propria vita". Mourinho risponde così: "Percepisco la mia evoluzione come persona pensando al fatto che per molti anni ho voluto vincere per me stesso, mentre adesso sono in un momento in cui continuo a voler vincere con la stessa intensità di prima o addirittura maggiore, ma non più per me, ma per i giocatori che non hanno mai vinto, voglio aiutarli... Penso molto di più al tifoso comune che sorride perché la sua squadra ha vinto, alla sua settimana che sarà migliore perché la sua squadra ha vinto. Continuo a essere un “animale da competizione”, per così dire, continuo a voler vincere come o più di prima, ma prima mi concentravo su me stesso...".

Il rapporto con la spiritualità e la guerra fallimento umano e politico

"Nel percorso verso una partita, intendo l’uscita dall’hotel, la discesa dal pullman, l’arrivo allo stadio, la passeggiata verso lo spogliatoio, la camminata dallo spogliatoio al campo prima dell’inizio della gara c’è molta spiritualità in tutto questo, non è mai una routine, per quanto si giochi decine di volte nello stesso stadio, e si faccia sempre lo stesso percorso, è un momento che ha qualcosa che non si vede, ma che si sente tanto. Lo ritengo di una bellezza enorme e ritengo che il giorno che smetterò di allenare, che spero non sia presto, sarà forse la cosa che più mi mancherà: sentire questa dimensione che mi porta verso direzioni che non ho mai condiviso con nessuno, e che oggi forse condivido per la prima volta. Camminare verso la partita e parlare con Lui...". Tolentino: "Parlare con Dio..." e Mou prosegue: "Parlo con Lui e finisco sempre per dire: la mia famiglia è più importante di questo. Dammi un aiuto se hai tempo... ma se la scelta dovesse essere tra questa partita e il benessere delle persone che amo, non ci pensare due volte" Tolentino: "In fin dei conti, è una grande partita tra questo gioco e il grande gioco della vita, non è vero?" Mourinho: "Esattamente... un paio di mesi fa ho raggiunto proprio qui a Roma il traguardo delle mille panchine da allenatore. Adesso siamo già ben oltre questa cifra. Ebbene non c’è differenza tra l’ultima partita e la prima. Questo mio lato, che è mio proprio, mi fa sentire qualcosa che non è mai uguale. Mi sto aprendo con lei, e di conseguenza con il mondo, ma è un qualcosa di molto intimo. Senza dubbio il calcio non è, come la gente pensa, la mia vita, è soltanto una parte importante della mia vita, ma c’è un’altra parte che è molto più importante del calcio. Con la massima umiltà, ma al tempo stesso volendo mantenere una relazione intima con Lui, mi piace mantenere una relazione quasi di amicizia, in cui ci si dà quasi del Tu".  Inevitabile un commento del portoghese sul momento che l'Europa sta vivendo con il conflitto tra Russia e Ucraina. "Il Papa per me è una fonte di ispirazione e quando dice che la guerra è un fallimento dell'umanità, dei politici. La penso esattamente così, anzi, penso che sia un fallimento umano prima ancora che politico. È un fallimento brutale, è la perdita dei principi o il loro mancato sviluppo, è l'evoluzione del pensiero umano verso la direzione errata".

La conversazione integrale sul sito dell'Osservatore Romano