Anche la "seconda carta Covisoc" non contiene riferimenti alla Juventus

caso plusvalenze

La Federcalcio ha inviato ai legali di Paratici e Cherubini anche la comunicazione dal presidente della Covisoc Paolo Boccardelli al procuratore federale Giuseppe Chiné che precedeva la prima carta che aveva portato al ricorso al Tar

Anche la seconda carta Covisoc non contiene riferimenti alla Juventus né elementi che possano retrodatare l'inizio dell'inchiesta plusvalenze e quindi minare la validità del processo che ha portato alla penalizzazione di 15 per la Juventus.  La carta - che poi altro non sarebbe che la prima mail spedita dalla Covisoc alla Procura per chiedere chiarimenti sul tema plusvalenze - è stata già consegnata dalla Figc ai legali bianconeri, dopo che il Tar e il Consiglio di Stato avevano stabilito che la prima carta, cioè la risposta della Procura, andava messa a disposizione delle difese. 

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Così come nella risposta della Procura non c'era apparentemente "notitia criminis" (a certificarlo dovrà essere poi lo stesso Consiglio di Stato il prossimo 23 marzo) altrettanto nella missiva della Covisoc si legge genericamente di un'analisi degli effetti sui bilanci di talune operazioni di compravendita di calciatori. L'organismo di controllo sottolinea come "il trading dei calciatori pur avendo garantito copiose plusvalenze abbia generato pochissima liquidità, e come tale fenomeno renda difficile apprezzare la reale corrispondenza fra i prezzi convenuti per le singole operazioni ed il reale valore di mercato degli atleti".

Parere e non indagine

La Covisoc chiede dunque un parere alla Procura e conclude auspicando di poter pianificare un tavolo di lavoro per valutare "l’adozione di opportune iniziative strategiche" circa il fenomeno. Nulla dunque, almeno a una prima analisi, che possa far pensare a una vera e propria indagine già iniziata.