In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Trentalange, le motivazioni della condanna per il caso D'Onofrio

arbitri

Lorenzo Fontani

Doveva sapere che D'Onofrio era professionalmente inadeguato, ma non poteva conoscere la sua vicenda giudiziaria. Questa la motivazione principale che ha portato alla squalifica di tre mesi - rispetto ai 6 chiesti dal Procuratore Chiné - nei confronti dell'ex presidente dell'Aia Alfredo Trentalange per il famoso caso D'Onofrio, l'ex procuratore nazionale dell'Aia arrestato per narcotraffico. I legali dell'ex presidente proporranno appello contro la sentenza.

CASO D'ONOFRIO, COSA E' SUCCESSO

Condividi:

Il Tribunale federale nazionale della Figc ha reso note le motivazioni per i tre mesi di inibizione inflitti all'ex presidente AIA, Alfredo Trentalange, lo scorso 17 marzo per il caso di Rosario D'Onofrio, l'ex procuratore nazionale dell'Associazione Italiana Arbitri arrestato per narcotraffico e precedentemente a lungo agli arresti domiciliari senza che nessuno all'interno dell'associazione ne avesse conoscenza. "Valutate tutte le rilevanti circostanze fattuali, e considerate natura e gravità dei fatti contestati, nei limiti dei capi a) ed e) dell'atto di deferimento, il Tribunale ritiene equa la condanna del deferito alla sanzione di mesi tre di inibizione" si legge nel documento.

I capi d'accusa

Il capo 'a' viene definito "parzialmente fondato" ed è quello in cui si contesta a Trentalange "qualsivoglia iniziativa volta ad accertare il possesso in capo al D'Onofrio dei requisiti di professionalità e di moralità prima di proporlo alla carica di Procuratore Arbitrale Nazionale". Il Tribunale ritiene, in merito all'accertamento dei requisiti di moralità, che a Trentalange "non possa essere addebitata alcuna omissione disciplinarmente rilevante”: l’esame degli atti consente, infatti, di affermare che il D’Onofrio avesse astutamente occultato il proprio coinvolgimento nei procedimenti penali attraverso una serie di artifici e di dichiarazioni non veritiere e addirittura recandosi presso la sede AIA in costanza di misura cautelare per svolgere le proprie funzioni. Il suo stato di detenzione e i suoi precedenti non erano noti neanche ai soggetti che con lui collaboravano in AIA. Al contrario per la mancata verifica dei requisiti professionali il Collegio ritiene il contestato addebito fondato perché "è emerso che Trentalange fosse a conoscenza della ritenuta inadeguatezza del D'Onofrio a rivestire quella carica". Fondato, per il Collegio, anche il capo 'e' dell'incolpazione, relativo ai rimborsi ottenuti irregolarmente dal D'Onofrio. "Risulta infatti - si legge nelle motivazioni del TFN - che Trentalange non abbia posto in essere alcuna iniziativa tesa ad accertare l'illecita attività del D'Onofrio, che ha conseguito importanti rimborsi - ad evidente danno dell'Associazione - per spese suffragate da biglietti ferroviari falsificati. Spetta infatti - si legge ancora - ai vertici degli Uffici adottare in chiave precauzionale le cautele volte a prevenire i rischi di comportamenti contrari a diritto ed etica sportiva". Secondo il Tribunale, invece, sono infondati gli altri capi d'accusa mossi dalla Procura federale.

Accuse respinte

Quanto alla mancata verifica, da parte del Presidente Trentalange, del possesso dei requisiti morali prima del conferimento a D'Onofrio delle onorificenze di Arbitro Benemerito e del Premio Concetto Lo Bello, vanno richiamate tutte le considerazioni svolte, in relazione al capo di imputazione sub a) Parimenti infondato è stato ritenuto il capo relativo alle assenze di D'Onofrio nelle riunioni della Procura arbitrale. "Va anzitutto rilevato il difetto di una precisa regola che imponga al Procuratore Arbitrale Nazionale l’obbligo di svolgere le sue istituzionali funzioni in presenza - scrive il Tribunale - A mancare è, altresì, una regola che imponga al Presidente dell’AIA di vigilare sulla presenza in sede del Procuratore Arbitrale Nazionale". Respinte anche le accuse della Procura federale a Trenalange relativamente all'aver comunicato e distribuito, durante il Comitato Nazionale dell’AIA del 12 novembre 2022, un documento falsificato recante le apparenti dimissioni dall’Ente del D’Onofrio e quelle sulle presunte non veridiche dichiarazioni che il deferito avrebbe compiuto nel corso del Consiglio Federale del 15 novembre 2022. La vicenda comunque non finisce qui: mentre manca meno di un mese all'elezione del nuovo presidente dell'Aia (il 16 aprile sarà eletto l'unico candidato Carlo Pacifici, membro dell'attuale Comitato Nazionale presieduto fino al giorno delle dimissioni da Alfredo Trentalange), i legali dell'ex presidente faranno ricorso contro la squalifica presso la Corte Federale d'Appello della Figc.