Tutto cominciò con la calata di un elicottero

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Gianfranco Teotino

Gianfranco Teotino

L’ingresso indimenticabile di Silvio Berlusconi nel mondo del calcio, il suo manifesto programmatico, la capacità di intrecciare televisione, sport e politica, fino al suo ‘ultimo gol’: la Serie A col Monza 

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Tutto cominciò con la calata di un elicottero e con Wagner, la Cavalcata delle valchirie: lo spirito di Apocalypse Now nel cuore di Milano. Giocatori e giornalisti quasi increduli, e molto diffidenti, con gli occhi all’insù. Luglio 1986. Il primo raduno spettacolo della storia del calcio. Il mix fra l’idea di sviluppo dello show business e il rispetto delle tradizioni rossonere è pressoché perfetto: la vecchia Arena è il luogo dove si allenava il Milan di Rocco, le prime maglie della nuova era ricalcano il modello della squadra degli Anni ’50, quella del mitico Gre-No-Li. Berlusconi prende la parola: “Diventeremo la squadra più forte d’Italia, d’Europa e del mondo” dice. Non gli crede quasi nessuno. Invece, aveva ragione lui. Come spesso è accaduto nella sua vita di imprenditore, sportivo e politico, quelle che venivano interpretate come sparate guascone, si sarebbero poi rivelate anticipi di verità.

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Ricordi il primo Milan di Berlusconi in Serie A?

"Sono il presidente più vincente della storia del calcio"

Una frase, quasi un ritornello, che anche negli ultimi mesi Silvio Berlusconi non mancava mai di ripetere nei suoi discorsi. Neppure questa era una smargiassata: in 31 anni di Milan ha collezionato 29 trofei. In Italia: 8 campionati, 1 Coppa Italia, 7 Supercoppe. In Europa: 5 Champions League e 5 Supercoppe. Nel mondo: 2 Coppe Intercontinentali e 1 Coppa del mondo per club. Ma sollevare trofei non gli bastava. “Vogliamo vincere e convincere” il suo motto fin dagli inizi, da sincero amante del “bel giuoco”.

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Leggenda Berlusconi: i 29 trofei vinti col Milan

Televisione, calcio e politica

Sono state sempre strettamente intrecciate nella vita di Berlusconi. Ma si può dire che il calcio abbia contribuito ai successi della politica, più di quanto la politica abbia contribuito ai successi del calcio. Dei 29 titoli conquistati, 15 sono arrivati negli 8 anni prima della discesa in campo politica, 14 nei 23 anni successivi. Berlusconi nel calcio non è stato soltanto un grande imprenditore, ma anche un grande intenditore. Quando se ne è potuto occupare in prima persona il Milan è andato molto meglio. Fu il presidente a notare Gullit in un’amichevole. Fu il presidente a essere conquistato dallo sconosciuto Arrigo Sacchi, quel Sacchi che poi avrebbe rivoluzionato non solo il Milan, ma tutto il calcio italiano. Fu il presidente a decidere che Capello doveva diventare allenatore. E’ stato il presidente a indicare agli stessi suoi allenatori e giocatori tattiche e moduli di gioco, con discorsi che tante volte ci hanno fatto divertire. Una competenza intrecciata a un sistema di potere economico-politico-calcistico che aiutò il Milan a rimanere a lungo ai vertici. Berlusconi monopolizzava il calciomercato, ma soprattutto, attraverso il fido Galliani, tese una rete di collegamenti fra il Milan, Fininvest, Tele+, prima pay tv italiana e Lega calcio così fitta da poter indirizzare tutte le decisioni delle autorità calcistiche.

Il suo ultimo gol

L’ultima fase del Berlusconi milanista è stata meno brillante. L’evoluzione del mondo del calcio, l’ingresso anche del pallone nell’era digitale, l’arrivo di grandi investitori stranieri, addirittura di fondi sovrani, oltre alle pressioni familiari perché il Cavaliere non dissipasse più risorse nel suo giocattolo preferito, hanno via via allontanato il Milan dal club dei grandi d’Europa. La passione però era rimasta intatta, come dimostrato dalla sua ultima avventura calcistica: il sogno di portare il Monza in Serie A. Il suo ultimo gol.