Manovra stipendi, per Andrea Agnelli inibizione ridotta da 16 a 10 mesi

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Per la cosiddetta manovra stipendi, ridotta da 16 a 10 mesi dalla Corte d'Appello federale l'inibizione per l'ex numero uno bianconero, così come l'ammenda che passa da 60mila a 40 mila euro

La Corte d’appello della Figc ha ridotto da 16 a 10 mesi l'inibizione di Andrea Agnelli, decisa dal tribunale federale nazionale per il caso della cosiddetta manovra stipendi, risalente al 2020, cioè al periodo dell'emergenza Covid 19, con la pandemia che durante e post lockdown aveva fermato il calcio, poi ripartito a porte chiuse. È stato dunque parzialmente accolto il ricorso dell’ex presidente della Juventus contro la squalifica. Per Agnelli, ridotta anche l’ammenda che gli era stata inflitta, che passa da 60 mila euro a 40 mila.

 

Agnelli, la sentenza e le motivazioni di luglio

All’inizio dello scorso mese di luglio, per l’ex presidente bianconero era arrivata la sentenza, immediatamente esecutiva, pronunciata dal tribunale federale presieduto da Carlo Sica per il secondo filone figlio dell’inchiesta Prisma. Quello che riguardava appunto in particolare le manovre stipendi della Juventus relative alle stagioni 2020 e 2021. L’ex numero uno della Juve, che era rimasto l'unico imputato dell'udienza sulla manovra stipendi, considerati i patteggiamenti con multe dello scorso 30 maggio per gli altri dirigenti che erano stati deferiti, era stato squalificato per 16 mesi, con ammenda di 60 mila euro. "Il Collegio ritiene provata con ragionevole certezza la responsabilità del dott. Andrea Agnelli -si è potuto leggere nelle motivazioni, alla fine del mese scorso del Tribunale federale nazionale, secondo cui Agnelli "è stato parte integrante" della manovra stipendi, che sottolineando anche però "a volere escludere che il presidente Agnelli sia stato l'unico ideatore della manovra".