Juve, Giuntoli: "Dispiaciuti per Fagioli, rieducare il sistema. Con il Milan crocevia"

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Il dirigente bianconero ha parlato al Festival dello Sport: "Siamo dispiaciuti per Fagioli, noi ci siamo subito attivati con la Procura Federale. Non servirà solo punire il ragazzo, ma serve rieducare il sistema. Milan-Juve crocevia per l'autostima, può dare consapevolezza. Mercato? Vedremo a gennaio se ci saranno opportunità". Sul suo passato a Napoli: "Scudetto frutto di lunga programmazione. Con De Laurentiis rapporto straordinario"

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Dalla passione bianconera nata da bambino, ai successi con Carpi e Napoli, per finire ai progetti e alle ambizioni future con la Juve. È un Giuntoli a 360 gradi quello che ha parlato al Festival dello Sport di Trento, partendo appunto dalle sue prime esperienze con il pallone: "Ero un bambino che sognava molto. La mia passione nasce dal bar di mio nonno, dove si parlava tanto di sport, di ciclismo. C'erano persone che facevano della passione una ragione di vita - ha raccontato il Direttore Tecnico della Juventus -.La mia prima volta allo stadio fu a Bologna, ma non mi ricordo quale partita fosse, solo che ci fu tanta pioggia. La prima che ricordo è Pistoiese-Juventus: situazioni particolari perché dovevamo stare zitti e non esultare ai gol. Mio padre era proprio un fanatico della Juve, sarebbe stato contento e orgoglioso ma anche un po' preoccupato oggi. Nella mia famiglia sono tutti juventini: anche loro hanno il senso di responsabilità per questo club che amano. La Juve più amata? Quella di Platini, Tardelli, Boniek (ripete la formazione a memoria ndr), ma anche quella di Lippi è stata una Juve straordinaria che va ricordata in mezzo a tante grandissime. Quella rappresenta lo spirito giusto, mentre se penso a un giocatore che rivorrei adesso dico Del Piero, Baggio, Platini. Hanno segnato un'epoca del calcio mondiale, dobbiamo andarne orgogliosi. Dirne uno solo è troppo poco".

"Già a 24 anni avevo l'ambizione di fare il dirigente"

Giuntoli è ripartito, poi, dagli inizi della sua carriera: "Ero un calciatore di medio-basso livello che aveva una buona lettura ma non grande elasticità quindi mi facevo spesso male - ha spiegato -. Se tu non hai motore non puoi andare in Formula 1, io non avevo grande motore ma me la sono cavata. Ho sempre avuto l’idea di fare qualcosa dopo e qualcosina sto facendo. Negli ultimi anni che ho giocato mi ero accorto di essere un punto di riferimento, facevo gestione senza accorgermene e già qualche suggerimento di mercato lo davo. Per natura sono un aggregante, poi c’è un articolo del 1996 dove a 24 anni avevo già l’ambizione di fare il dirigente, neanche me lo ricordavo. Ora rappresento un club importante ed è giusto che faccia sentire la mia voce, anche se a me piace lavorare dietro le quinte e non apparire. Mi hanno fatto notare che Juventus comincia con You che significa "tu" e si chiude con Us, ovvero "noi", e dice molto secondo me del gruppo squadra". Ma la sua strada poteva essere diversa: "Ero molto bravo a disegno, avevo una buona capacità di apprendimento a scuola anche se non avevo molta voglia di studiare. Perché ho mollato dopo 19 esami di architettura? C’è un momento in cui uno deve prendere la sua strada, ho seguito la mia passione anche se mia madre non era molto contenta. Una strada tortuosa, piena di punti di domanda, ma la mia testardaggine ha ripagato. Mio padre mi ha spalleggiato di più, ma anche lui nutriva incertezza sul futuro".

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"Lo scudetto a Napoli? Programmazione partita da lontano"

La prima esperienza da dirigente è stata a La Spezia, poi è stata la volta del Carpi con la quale è arrivato dalla Serie D alla A: "Il presidente Stefano Bonacini è stata una persona per me molto importante, insieme abbiamo costruito una bellissima situazione - ha detto Giuntoli -. Mi ha permesso di conoscere il calcio dalle basi, la volontà nella mia testa era andare in B, poi strada facendo mi sono accorto che c’era questa possibilità e c’è stato qualcosa di straordinario. Castori è un grande allenatore, una grande persona. Vincemmo la B con la miglior difesa di tutti i tempi (24 gol come la Juve) e la cosa bella fu che vincemmo anche con il miglior attacco e il peggior possesso palla. Lui è un allenatore essenziale, riuscì a trarre il massimo dai ragazzi affamati. Faceva un calcio transepocale perché molto essenziale e praticato in passato e che si dimostrò attuale, riuscendo ad attraversare il tempo". Dal Carpi si è arrivati al Napoli, con la conquista del titolo nella passata stagione: "Lo scudetto è stata una grande soddisfazione, se uno va a pensare da dove si è partiti - ha aggiunto -. C’è una programmazione partita da lontano, quando arrivammo nel 2015 trovammo già una squadra importante. Noi fummo bravi a razionalizzarla, il secondo ciclo è arrivato strada facendo. Anche se abbiamo preso 8 giocatori nell’ultimo solo due facevano parte della formazione titolare, gli altri erano già in rosa. Siamo partiti da uno spartito chiaro e questo ci ha dato grandi soddisfazioni. Spalletti è stato bravissimo ma ha usufruito anche del lavoro di Gattuso. Anche l’anno precedente si poteva già puntare allo scudetto, poi gli infortuni di Victor e di Lorenzo hanno complicato le cose. De Laurentiis? Mi ha dato fiducia, è stato un visionario perché mi ha scelto dal Carpi in Serie B. Il rapporto con lui è stato straordinario, non è come appare, con me è stato molto carino e siamo cresciuti insieme. Mi ha insegnato un sacco di cose. Non so quale vittoria sia stata la più bella in carriera, ma la più importante è sempre la prossima".

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"Scelto la Juve per passione, fascino e blasone. Mercato? A gennaio vedremo se ci sono delle opportunità"

In estate per Giuntoli è arrivata la chiamata della Juventus: "Mi ha convinto la passione per questo club, il fascino e il blasone - ha affermato il dirigente -. La Juve è sempre la Juve e torneremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, ci vorrà un po’ di tempo. È una bella sfida perché ci vogliamo ricollocare in alto, facendo un calcio competitivo e sostenibile. Questo non vuol dire crearsi dei limiti. Il dna Juve è la cultura del lavoro, ho trovato dei collaboratori molto bravi che mi hanno messo subito a mio agio. Un club che ha la volontà di fare cose importanti, nel quotidiano metti un mattone per fare grandi cose. Ho trovato questa mentalità e dobbiamo coltivarla. I ragazzi italiani dovranno far capire il valore della Juve ai ragazzi che arrivano dall’estero, ma in questo momento dobbiamo pensare anche ai mercati meno battuti per avere quell’equilibrio di sostenibilità. Allegri? A me piace stare di fianco l’allenatore perché è un uomo solo e va protetto e per questo va capito come pensa. È un mio cavallo di battaglia, serve un grande rapporto con l’allenatore. Lui mi ha sorpreso con la grande personalità che lo accomuna ai grandissimi mister: per ottenere risultati tutti devono fare una cosa e bisogna essere convinti che è la cosa giusta. In questo momento stiamo andando in un percorso per cercare di valorizzare tutti i giocatori a disposizione, in parte ci stiamo riuscendo e possiamo fare meglio, ma la strada è quella giusta. A gennaio vediamo se ci saranno delle opportunità di mercato e se e come intervenire”. E a proposito dei tanti trasferimenti in Arabia ha aggiunto: "Dobbiamo pensarla in maniera positiva, sono iniezioni di denaro nel calcio europeo. Poi quali saranno le conseguenze lo vedremo successivamente".

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"Obiettivo Champions, ma non ci poniamo limiti"

Il discorso si è poi soffermato sull'importanza di abbinare gioco e risultati: "L’obiettivo è sempre quello di vincere le partite - ha spiegato -, per vincerne tante bisogna cominciare ad analizzare le gare per capire cosa è andato bene e cosa va migliorato. La squadra è molto più giovane rispetto all’anno scorso, quindi il mister può cavalcare quest’intensità. Abbiamo fatto periodi di grande aggressione e questi devono allungarsi in tutta la partita. Siamo contenti di quello che abbiamo fatto, non solo per i punti ma per il come, poi è chiaro che si può migliorare e c’è la volontà di tutti di crescere. Ci sono dei progetti partiti prima di noi, come quello delle milanesi e lo stesso Napoli. Noi ci siamo prefissati di crescere a prescindere e tornare a partecipare alla Champions perché questo ci permetterebbe di crescere il valore e l’autostima dei giocatori. Le cose vanno fatte passo dopo passo, nessun volo pindarico. Poi non ci vogliamo limitare, vedremo in Primavera a che punto siamo. La Next Gen? Avere giovani in casa è importante dal punto di vista tecnico, anche perché i ragazzi che arrivano dall’estero possano già acquisire quel senso di appartenenza della Juve. Credo che anche altri club si affacceranno a questa realtà in futuro".

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"Fagioli? Compito non è solo punirlo, ma rieducare il sistema. Su Milan-Juve..."

Infine si è passati alla stretta attualità, a cominciare dal caso scommesse: "Siamo molto dispiaciuti per Fagioli, noi tempestivamente abbiamo avvertito la Procura Federale e il ragazzo si è messo a disposizione. Il nostro compito non è solo quello di punirlo ma dobbiamo rieducare il sistema, abbiamo grandi responsabilità verso il futuro". E sul prossimo Milan-Juve ha concluso: "Una squadra piena di giovani deve dimostrare di affrontare la gara con piglio, personalità e voglia di vincere. È un crocevia importante per l’autostima, queste sono le partite che possono dare consapevolezza. Noi crediamo di avere giocatori di primo livello: molte volte questo calcio frenetico ci fa bruciare tappe, alle volte ci vuole pazienza. Dobbiamo permettere ai giovani di esprimersi al meglio".

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