Buffon: "Gigi Riva mi voleva bene. Fu decisivo nel 2006, è un uomo irreplicable"

il ricordo

Anche il capo delegazione della nazionale ha voluto ricordare Rombo di Tuono, scomparso all’età di 79 anni. Buffon, che con Gigi Riva ha condiviso la spedizione vincente del Mondiale 2006, ha ricordato l’ex leggenda del Cagliari come un uomo ironico e leale. Poi la memoria di quell’abbraccio a Berlino: "Ha invaso il campo come fosse un tifoso. Ci siamo incontrati correndo e ci siamo abbracciati in maniera unica, è stata la chiusura di un cerchio"

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Anche Gigi Buffon ha voluto ricordare Gigi Riva, scomparso il 22 gennaio all’età di 79 anni. Il capo delegazione della nazionale italiana ha parlato ai microfoni di Sky Sport dando la sua personale testimonianza su Rombo di Tuono, il più grande goleador nella storia degli azzurri ma anche dirigente dell'Italia dal 1990 al 2013. "La prima volta che ho sentito parlare di Gigi Riva è stato nei racconti di mio padre, che erano ovviamente calcistici, al quale si aggiungevano i commenti mia madre che lo raccontava come un adone, un uomo bellissimo, una presenza indimenticabile ma mio padre non ne era geloso perché di base anche lui è sempre stato un bell’uomo. E poi le gesta e le scelte calcistiche che ha fatto Gigi mettevano in risalto la grandezza dell’uomo accanto a quella del calciatore e davanti a qualcuno così grande si fa fatica anche a provare invidia". 

"Gigi Riva mi voleva tanto bene"

Buffon racconta poi il suo primo incontro con Gigi Riva: "Da tifoso mi ricordo solo l’incontro con Gigi Riva, la prima volta che andai in nazionale. Grazie alle storie che mi avevano raccontato i miei genitori rimasi di ghiaccio, inibito davanti a questa presenza che inevitabilmente era autorevole anche senza parlare, lo era di natura". Poi sul loro rapporto personale: "Mi voleva tanto bene, secondo me sono stato un calciatore che ha avuto la fortuna di stargli spesso vicino e poter usufruire dei suoi consigli, della sua ironia. Era molto ironico in mezzo ai suoi silenzi. E della sua lealtà. Alla fine aveva capito che seppur un po’ pazzerello, specie da giovane, ero un ragazzo leale, lineare e trasparente e questo gli piaceva molto". 

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"Determinante nel 2006 insieme a Lippi"

Sulla presenza di Riva in nazionale da dirigente: "Aveva la delicatezza di non entrare mai in questioni tecniche. Era sempre molto concentrato sull’aspetto comportamentale e reputazionale. Si spendeva tanto in maniera opportuna, mentre dal punto di vista tecnico non aveva voglia di far pesare il suo passato, facendo la parte del "vecchio papa" che sa tutto lui. Quello è un ruolo e una figura che non gli è mai appartenuta". Sul Mondiale vinto a Berlino: "Nel 2006 è stato determinante insieme a Lippi, credo che soprattutto in quella situazione sapere di avere due cardini come Lippi e Riva ci ha dato tanta forza, probabilmente anche lo stesso Lippi aveva quel piglio perché da Gigi riceveva solo energie positive e tanta determinazione". Poi l’aneddoto sulla finale dopo il rigore di Grosso: "Ricordo l’abbraccio che ci siamo dati quando abbiamo vinto, ha invaso il campo come fosse un tifoso. Ci siamo incontrati correndo e ci siamo abbracciati in maniera unica, è stata la chiusura di un cerchio perché venivamo da alcune delusioni comuni come l’Europeo del 2000 e il Mondiale del 2004".

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"È entrato nel cuore della gente per le scelte fatte"

Sulla figura di Riva nell’immaginario comune: "È entrato nel cuore della gente per le scelte fatte, è sempre stato coerente facendo scelte mai di comodo, sempre scelte difficili. È stata la voce potente del senso di appartenenza. Arrivare a quei risultati dopo scelte non facili è l’ambizione di ogni essere umano, ma riuscirci è privilegio di pochi". Poi Buffon aggiunge: "Riva è irreplicabile perché è cambiato il calcio, i valori e le priorità dei calciatori e ogni tanto anche delle società. Sono cambiati i comportamenti dei dirigenti, presidenti, tifosi e giocatori". Infine conclude: "Per uno scherzo del destino è nato in Lombardia ma aveva le caratteristiche del sardo. Credo sia stato sotto certi aspetti la fortuna della Sardegna ma allo stesso modo la Sardegna con i suoi connotati sia stata la fortuna di Gigi perché lì ha potuto esprimere ciò che era e ha vissuto in libertà ciò che desiderava".