Juventus, chi era Paulo Amaral: l'unico allenatore 'brasiliano' prima di Thiago Motta
JUVENTUSThiago Motta è il 2° allenatore nato in Brasile che si siede sulla panchina della Juventus. Prima di lui solo Paulo Amaral, negli anni Sessanta: una storia quella del 'sergente di ferro' brasiliano tutta da raccontare. Restò solo 15 mesi, rivoluzionò il calcio italiano ma...
Thiago Motta è finalmente l'allenatore della Juventus. L'ex Bologna, che ha firmato fino al 2027, è il 15° allenatore più giovane di sempre a sedersi sulla panchina bianconera ma c'è un altro dettaglio che lo rende quasi unico. Motta, nato a Sao Bernardo do Campo - nello Stato di San Paolo - e cittadino italiano dal 2011 è soltanto il secondo allenatore nato in Brasile ad allenare la Juventus.
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Il 'ginnasiarca' di Rio
Prima di lui solo Paulo Amaral, allenatore della Juventus per 15 mesi dal 1962 al 1963. Nato a Rio de Janeiro nel 1923, ex centrocampista con Flamengo e Botafogo prima di conseguire il diploma di insegnante di educazione fisica, Paulo Lima Amaral fu il celebre preparatore atletico della Selecao di Pelé che trionfò ai Mondiali del '58 e del '62. L'avevano ribattezzato 'sergente di ferro' per i suoi metodi di allenamento, sessioni che garantirono però il salto di qualità a quel Brasile ricco di talento ma sprovvisto di disciplina. Testa completamente rasata e alto quasi due metri, Amaral era considerato un perfetto 'ginnasiarca', un vero cultore della preparazione fisica tanto da convincere il CT Vicente Feola ad accoglierlo nello staff verdeoro. I risultati eccellenti gli aprirono le porte di Vasco da Gama e Botafogo, incarichi mantenuti insieme a quello atletico nel Brasile, dove era votato al gioco a zona e puntava sul 4-2-4 in fase di possesso (4-3-3 senza la gestione del pallone). Un personaggio curioso, profilo da 'marine' e condotta inappuntabile: si dice che allenasse per hobby pugili dilettanti. Le cronache riportano di quando salvò quasi da solo i suoi giocatori aggrediti in un bollente Brasile-Uruguay al Campionato del Sudamerica del 1959. E la sua fama arrivò anche in Italia.
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La zona mai vista in Italia
A chiamarlo in panchina fu la Juventus, reduce dalla fallimentare stagione 1961/62 con la doppia gestione prima di Korostelev e poi di Carlo Parola. La presidenza era passata da Umberto Agnelli a Vittorio Catella (con Giampiero Boniperti nel ruolo di suggeritore tecnico), staffetta dirigenziale come l'epocale cambio tattico: mai adottata in precedenza nel calcio italiano, la difesa a zona fu voluta fortemente proprio da Amaral. Niente marcatura a uomo ma occupazione degli spazi: "Stimo Rocco che ha inventato il catenaccio – disse -, ma qualsiasi tattica ha il suo ciclo e bisogna trovare qualcosa di nuovo. La zona è adatta ai calciatori latini ed è una grossa novità in Italia". Una vera rivoluzione nel nostro Paese come l'innovativa (e durissima) preparazione atletica. Una prima volta per un brasiliano sulla panchina bianconera, che ottenne anche il primo giocatore spagnolo (Luis del Sol dal Real Madrid) e che scaricò John Charles. Quella Juventus fu campione d’inverno davanti all'Inter di Helenio Herrera, che vinse però lo scudetto a +4 sui rivali anche a causa del ko nel derby col Toro. In compenso arrivò il primo trofeo internazionale, la Coppa delle Alpi, sollevata a fine giugno battendo 3-2 l'Atalanta vincitrice della Coppa Italia. Un bilancio positivo che valse la conferma in panchina, ma l'equivoco sul nuovo acquisto Nené (schierato da centravanti) e gli attriti con Sivori anticiparono l'esonero dopo quattro giornate di campionato. Si rivedrà in Italia nel 1964, chiamato dal Genoa nell'era post-Meroni per otto partite, lui che in carriera non ha lavorato solo in Brasile. Scomparso nel 2008 a 85 anni, Amaral era stato anche allenatore del Porto e CT del Paraguay prima dell'ultimo incarico all'Al-Hilal in Arabia Saudita. Era il 1978: un precursore anche in questo...