Milan al bivio: adesso serve compattezza e unità di intenti
Serie ALe prossime partite potrebbero far ripartire il Milan o aprire definitivamente la crisi. I rossoneri devono trovare soluzioni: pesa l'assenza di Ibrahimovic, che ha lasciato Milano prima dell'incontro a Roma con la Lazio, terminato 2-2. Cardinale e Furlani rientreranno giusto in tempo per assistere a Milan-Venezia insieme a Moncada
Adesso serve più che mai compattezza e unità di intenti al Milan. Venezia Liverpool e derby per risorgere e derubricare le prime 3 gare stagionali a partite di inizio campionato, oppure - in caso di fallimento - per aprire definitivamente la crisi in casa rossonera. Milan già al bivio, e siamo appena all'inizio del mese di settembre. La ricerca di colpe e colpevoli, va rimandata. Oggi vanno trovate soluzioni. In campo e fuori. Dal punto di vista tattico e dal punto di vista della gestione societaria. Serve che il Milan sia equilibrato e ritrovi il talento di Leao e Theo, a prescindere dall'episodio di Roma che resterà comunque una macchia preoccupante e non casuale su questo inizio di stagione. E serve che il Milan ritrovi le linee guida e la leadership dei propri dirigenti oggi troppo lontani da Milanello. Cardinale e Furlani in queste ore a Londra rientreranno giusto in tempo per assistere a Milan-Venezia, insieme a Moncada.
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Ibrahimovic potrebbe tornare a ridosso della sfida col Liverpool
Chi invece non è ancora certo di essere sabato sera allo stadio è Zlatan Ibrahimovic, il totem della dirigenza rossonera lontano da tanto troppo tempo dalla squadra. Ha lasciato Milano due giorni prima di Lazio-Milan e c’è il rischio che torni a ridosso della sfida di Champions League contro il Liverpool. Un'assenza che pesa, perché lo svedese è il riferimento dell'area sportiva, perché la squadra ha più che mai la necessità di sentire al proprio fianco il club, perché dopo l'episodio del cooling break di Roma la questione andava affrontata e risolta. Non via telefono. Ma in presenza.
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Fondamentale la presenza costante di un dirigente
La storia insegna che al Milan, così come in qualsiasi altro club (soprattutto in Italia) la presenza costante di un dirigente sia fondamentale: filtro per l'allenatore nel dialogo con i calciatori e viceversa. Diventa amico, fratello maggiore, diventa confidente e consigliere. Come negli anni lo sono stati Galliani e Braida, o recentemente Maldini e Massara. L'idea iniziale di Ibra era e forse è ancora quella di non vivere con frequenza quotidiana Milanello, ma evidentemente (sarà per la giovane età media del gruppo, sarà per un allenatore ancora spaesato a Milano) la scelta non è stata vincente e rischia di essere un boomerang. Adesso non resta che resettare a costo di rivedere piani, priorità e convinzioni di inizio stagione. Non c’è in ballo una semplice partita, ma il futuro sportivo di un club con milioni di tifosi sparsi per il mondo.