Ibrahimovic: "Rappresento il Milan, non sono più un one-man show"

a GQ Italia
©IPA/Fotogramma

Zlatan Ibrahimovic ha raccontato a GQ Italia la sua nuova avventura professionale da dirigente del Milan. Un percorso ricco di cambiamenti: "Non è più un one-man show. Sono qui per imparare dagli altri e aiutarli a dare il meglio". Una sfida arrivata soprattutto grazie a Gerry Cardinale, proprietario del Milan: "E' stato lui a convincermi. un'opportunità a cui non potevo dire di no..."

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"Non è più un one-man show. Non vengo qui per salvare nessuno. Sono qui per imparare dagli altri e aiutarli a dare il meglio. Imparare. Aiutare. Teamwork". E' così che Zlatan Ibrahomovic ha iniziato un lungo racconto a Gq Italia in merito alla sua nuova vita come Operating Partner di RedBird Capital Partners, il fondo proprietario del Milan. "Sono uno che ama le grandi sfide -sottolinea il 43enne svedese-. Quando faccio qualcosa, deve essere una cosa gigante. Altrimenti non sento l'adrenalina, la pressione. E io ho bisogno della pressione. Le cose normali non mi piacciono". 

La nuova avventura professionale in RedBird

Dopo 25 anni spesi tra i più grandi club del mondo, la decisione di iniziare una nuova vita, una sfida inizialmente nemmeno presa in considerazione. "All'inizio ho detto no, non sono interessato poi ci ho pensato. E sono stato chiaro con Gerry: ho detto, ascolta, ho questa opportunità (diventare procuratore, ndr), e ho anche quella che mi stai offrendo tu, ma in realtà… non voglio nessuna delle due. Perché la mia vita in quel momento era bella così. Non dipendevo da nessuno. Nessun orario da seguire. Nessuna sveglia alle sette. L'unico piano che avevo erano i miei due ninja, i miei due ragazzi, ed Helena. E poi ovviamente la vita a casa, gli allenamenti".  E allora com'è che Ibrahimovic è ora Operating Partner di RedBird Capital? Tutto merito di Helena, sua moglie, e di Gerry Cardinale: "È lui (a convincermi, ndr). Lui spinge forte. Ora capisco perché ha successo: non molla mai. È il vero Wolf of Wall Street. Ottiene sempre quello che vuole. Alla fine, mi ha dato un’opportunità a cui non potevo dire di no. E poi anche mia moglie mi ha detto: Se ti conosco bene, so che dopo un po' ti annoierai. Tu hai bisogno di una sfida. Vai, fai quello che devi fare e sii te stesso. E lei mi conosce e bene. E no, non c’entrano i soldi. Perché io non sono pagato dal Milan, capito? Non sono un dipendente del Milan. Io lavoro per RedBird. Ma la mia responsabilità è chiara: portare l’AC Milan dove gli spetta. Vincere".

Il ritiro, una scelta difficile ma senza alcun rimpianto

Ibrahimovic è tornato a parlare anche delle difficoltà incontrate nel decidere il momento del ritiro. "Quando ho smesso di giocare avevo 42 anni. Mi sono detto: Ascolta, devi essere realista. Devi accettare che non sei più quello di prima. Il problema più grande, il vero problema che ogni calciatore ha, è proprio questo: accettare la realtà e mettere da parte l’ego. Capire che hai superato la data di scadenza. Io l'ho fatto. L'ho accettato. E così ho trovato la mia pace. Da quel momento sono tranquillo. E quella era la parte più difficile".

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