L’Inter sogna (ancora) di più

La serietà di un gruppo unita a quell’autostima che è diventata ancora più forte dopo l’indimenticabile notte di Champions. Quella semifinale con il Barcellona che è ancora stampata nel cuore dei tifosi nerazzurri e nei tatuaggi di chi è già andata ad imprimerla sulla sua pelle. L’Inter in questo finale di stagione è ancora in corsa per i due obiettivi più importanti. Quelli che possono trasformare una stagione straordinaria in una annata leggendaria. La squadra che di rimbalzo riceve in dote la remuntada del Barcellona con il Real Madrid nello scontro diretto che chiude il discorso titolo in Liga e che dà ulteriore valore all’impresa del Giuseppe Meazza o il pareggio del Napoli in serata che ravviva i sogni scudetto, è un gruppo che affronta la trasferta di Torino con grande convinzione nonostante i 9 cambi di Inzaghi rispetto all’11 che aveva giocato in Europa. Tra giocatori rimasti a Milano perché infortunati e gestione naturale di energie mentali, le scelte dell’allenatore sono state perfette. Prima le riserve e poi a gara in corso i titolari per non staccare mai la spina fino al 31 maggio. Nuovi protagonisti Chi è stato solo un’opzione in stagione ma nelle ultime gare è stato maggiormente impiegato ha dato così le risposte che ci si aspettava e anche di più. Nicola Zalewski tornando all’antico e giocando da trequartista segna il gol più bello della sua carriera dimostrando di poter essere utile alla causa nerazzurra nel presente e nel futuro. In più è diventato anche il diciannovesimo marcatore differente dell’Inter in questa stagione, come nessun’altra squadra è riuscita a fare. Asllani poi realizza il suo secondo rigore consecutivo dopo quello con il Verona, dimostrando che si può non far sentire l’assenza di Calhanoglu a volte mettendo dentro qualità freddezza e personalità. Le caratteristiche di una grande squadra che sta vivendo una stagione meravigliosa sono anche queste. Tenere aperte tutte le porte non precludendosi niente con la forza delle idee, con la convinzione del lavoro, con la fiducia nel risultato finale. Conquistare la finale di Monaco è stato un risultato immenso, nessuno si è risparmiato, tutti hanno prodotto il massimo sforzo e il risultato finale è stato eccellente, tra il recupero lampo di Lautaro Martinez il gol tutto istinto e garra di Acerbi e la rete decisiva nei supplementari di Frattesi con un urlo strappa coronarie, apoteosi di tutto quello che oggi significa chiamarsi Inter e indossare quella maglia. Perché poi la stessa squadra scende in campo 4 giorni dopo con un abito e uomini diversi ma con una fiducia incrollabile e torna a vincere in trasferta con la forza e la convinzione che aveva nella prima parte del campionato. Infatti dopo 8 successi consecutivi in trasferta, l’Inter aveva vinto una sola volta in A lontano dal Meazza negli ultimi 3 mesi e mezzo: prima del successo allo stadio ‘Olimpico Grande Torino’ era accaduto soltanto il 16 marzo contro l’Atalanta e con lo stesso punteggio, un secco 2-0. Insomma l’Inter c’è, ha sempre le antenne dritte, le luci sul percorso ben accese e la spia della riserva non la guarda praticamente più. All’orizzonte gli ultimi capitoli da scrivere per rendere ancora più memorabile l’annata sublimando ulteriormente un ciclo che in calce porta la firma del suo indiscusso protagonista: quel Simone Inzaghi regista di un gruppo che sta provando a rendere ancora più indimenticabile la storia di un club che poco più di 60 giorni fa ha festeggiato 117 anni di storia e trionfi. Ed è pronta a ripetersi.

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