Inter, da Mourinho a Chivu: le parole chiave usate dagli allenatori nelle presentazioni

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Vanni Spinella

Introduzione

Dalle battute dello spavaldo Mourinho alle dichiarazioni di quello che fu uno dei suoi "eroi" nell'anno del Triplete, Cristian Chivu, che ha parlato fin da subito di "interismo": quali sono state le parole-chiave utilizzate dagli allenatori dell'Inter nel giorno della loro presentazione? Dopo Mou ne sono passati 13, ognuno con il proprio stile: Spalletti puntò sulla storia, De Boer sulla filosofia, ma il "professore" era Benitez. Per Mazzarri "lavoro e sacrificio", per Conte "lavoro e vittoria"


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Quello che devi sapere

José Mourinho (3 giugno 2008): “Sono qui per aprire un ciclo”

Quella che si tiene ad Appiano il 3 giugno 2008 è più di una conferenza stampa. È un vero e proprio show di un uomo che sa di essere speciale e non fa nulla per nasconderlo. Una lezione di comunicazione passata alla storia per il celebre “non sono un pirla”, nel corso della quale Mou conquista tutta la platea, parlando da subito in italiano e concedendo agli “affamati” giornalisti d’Oltremanica una sola risposta in inglese, come forma di “rispetto”. Brillante quando c’è da fare la battuta (sfoderando addirittura il dialetto milanese, con quella del “pirla”), sempre sicuro di sé: “Sono in un club speciale, per cui voglio essere chiamato Mourinho e basta. Penso di essere un grande allenatore, ma qui sono un componente in più del club. Sono sicuro di lavorare molto bene, i risultati saranno la conseguenza logica. Moratti mi ha regalato uno splendido libro sulla storia dell’Inter. Ma ora voglio cominciare a scriverne un altro: voglio aprire un nuovo ciclo. La prima regola sarà dimenticare quello che è stato vinto: è il passato, è storia”. Non è un caso che per molte presentazioni successive il suo nome verrà ritirato in ballo…

  • Parole chiave: storia, ciclo

José Mourinho (3 giugno 2008): “Sono qui per aprire un ciclo”

Rafa Benitez (15 giugno 2010): “Non sono l’anti-Mourinho”

“José ha fatto un grande lavoro ma io sono diverso: mi piace vincere e fare bel calcio”. Benitez mette subito le cose in chiaro, chiamato alla mission impossible di far dimenticare lo Special One dopo il Triplete. E quel riferimento al “bel calcio” non sembra casuale. “Mou disse che non era pirla? Beh, se sono qui, vuol dire che sono intelligente...”, continua. Ad un certo punto, desideroso di mettersi in contrapposizione con il suo predecessore, azzarda persino un “Mi piace parlare con i giornalisti”. Poi “avverte” i giocatori, che in Mou avevano trovato quasi un “amico”: “Mi piace insegnare, sono un professore”. E di solito non si è amici dei prof... Anche la battuta finale sembra studiata apposta: “Vediamo di ripartire vincendo, dobbiamo arrivare a sei trofei”. Dice “trofei”, non “tituli”.

  • Parole chiave: bel calcio, insegnare

Rafa Benitez (15 giugno 2010): “Non sono l’anti-Mourinho”
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Leonardo (29 dicembre 2010): “Cercavo un sogno”

Non cercavo un lavoro, cercavo un sogno: non credo ci sia una sfida più grande di questa”. Sfida: non c’è parola più appropriata per uno che viene direttamente dal pianeta Milan. “Quella dell'Inter è una opportunità meravigliosa, era impossibile dire di no”, prosegue nella sua campagna di conquista dei tifosi nerazzurri. "Se come mentalità mi sento più vicino all'Inter? Ho sempre cercato di essere libero, ho sempre detto quello che pensavo, cerco sempre la mia identità”. Sembrerebbe un "sì". Poi, a differenza di Benitez, non tiene le distanze da Mourinho, anzi. "José con me è stato straordinario. L'ho chiamato. Arrivare all'Inter senza passare per José è impossibile: José è ovunque. Lo considero un fuoriclasse: dietro le sue brillanti conferenze stampa c'è un lavoro infinito”

  • Parole chiave: sogno, sfida

Leonardo (29 dicembre 2010): “Cercavo un sogno”

Gian Piero Gasperini (5 luglio 2011): “Voglia di rivalsa"

Non aveva iniziato male, il Gasp, sottoposto alla sua prima prova di “interismo”. Tanto che quando gli chiedono se un uomo bianconero sulla panchina dell'Inter servirà ad avvicinare Inter e Juve il tecnico piemontese se la cava con una battuta: "Lo juventino sarei io?". La domanda successiva è sulla difesa a tre, uno “spauracchio” all’epoca in casa Inter (paradossale, a ripensarci oggi), e Gasperini non si nasconde: "E' una possibilità, una novità che potrei proporre e che come hanno dimostrato Napoli e Udinese può funzionare. Questa squadra è forte, può ripartire tenendo tutti i suoi campioni, che avranno voglia di rivalsa per la scorsa non perfetta stagione. Ma siete più preoccupati voi di me, secondo me sarà ancora più facile lavorare con i campioni”. Inevitabile la domanda su Mourinho, e anche qui Gasp passa l’esame usando l’arma della sincerità: “Non siamo amici, però c'è molta stima reciproca. Anche quando tutti dicevano che era un fenomeno solo con la stampa, io sostenevo che fosse un bravissimo allenatore

  • Parole chiave: rivalsa, lavoro

Gian Piero Gasperini (5 luglio 2011): “Voglia di rivalsa"
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Claudio Ranieri (23 settembre 2011): “Recuperare fiducia"

"Arrivo in una squadra di campioni, erano campioni e lo sono oggi. E i campioni si divertono solo se vincono. Per questo voglio che tornino a vincere, che tornino ad essere quella squadra che non mollava mai, che quando incontravo da avversario era quasi imbattibile perché sapevo che avrebbero lottato fino alla fine, senza mollare". Per tutta la conferenza stampa Ranieri batte su un tasto, quello del tornare a fare risultati: “Dobbiamo fare punti, non importa come. C'è bisogno di recuperare fiducia, autostima. Come? Con il buonsenso. Questi ragazzi stanno assaggiando l'amaro, ma conoscono il dolce. Torniamo ad assaporarlo, insieme”. La ricetta, inutile dirlo, è quella classica di casa Ranieri: "L'idea è di tornare a fare le cose consolidate. Io aggiustatore? Si vede che questo è il mio destino, è nel mio karma essere così. Ma la mia ricetta è semplice: lavorare”.

  • Parole chiave: risultati, fiducia, buonsenso

Claudio Ranieri (23 settembre 2011): “Recuperare fiducia"

Andrea Stramaccioni (27 marzo 2012): “Un sogno, porterò entusiasmo"

A due anni dal Triplete, ecco la quinta conferenza stampa di presentazione di un allenatore. “Un sogno, quello che è successo. E un grande orgoglio”. Sogno e orgoglio, parole che il 36enne Stramaccioni ripete più volte come se dovesse convincersi lui per primo che sia realtà. “Fino a ieri guardavo questi campioni dall’altra parte del cespuglio. Ora sono i miei campioni”. “Non posso avere paura, io ho la tranquillità delle mie idee, di quello che devo dare sul campo. Devo fare quello che mi ha chiesto il presidente Moratti: non insegnare, ma trasmettere alla squadra quello che ha visto nei miei sei mesi con la Primavera. E cioè entusiasmo”. Dal prof Benitez che voleva insegnare all’allenatore più giovane del suo capitano – Zanetti – che deve portare passione. Il fantasma di Mou continua ad aleggiare, ma “Strama” cita un altro, come suo maestro: “Devo tanto a Luciano Spalletti e al suo staff: ho imparato tanto da lui, dal suo entusiasmo. Mi ispiro alla sua Roma”

  • Parole chiave: entusiasmo, sogno, orgoglio

Andrea Stramaccioni (27 marzo 2012): “Un sogno, porterò entusiasmo"
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Walter Mazzarri (6 giugno 2013): “Lavoro e sacrificio”

La prima domanda che gli viene posta lo fa esplodere in una fragorosa risata. "In dieci anni di A non è mai stato esonerato, qual è il segreto?". Mazzarri ride e poi lo svela: lavoro, lavoro, lavoro. Parola d'ordine che Mazzarri ripete almeno dieci volte nel corso della sua presentazione, accompagnandola spesso e volentieri alla parola sacrificio. Messaggio chiaro per i giocatori. E se non lo fosse, ecco un più diretto: “Gli allenamenti sono sacri e saltano solo in condizioni straordinarie”. Parla, mostrando grande sicurezza, ma allo stesso tempo sbircia dal foglietto degli appunti che si è preparato e che ha portato con sé. Ben sottolineato c'è scritto "Rispetto dei ruoli e delle regole". Spavaldo, confida: "Moratti cercava un allenatore con le mie caratteristiche. E io sono sicuro di essere in grado di rispondere alle sue esigenze. Sono un allenatore accentratore. Sono il punto di riferimento di tutti i collaboratori. Ho personalità, mi assumo tutte le responsabilità: tecniche, atletiche, mediche. Ora ripartiamo da zero: tiriamo una linea e ci mettiamo al lavoro, con i miei metodi”.

  • Parole chiave: lavoro, sacrificio

Walter Mazzarri (6 giugno 2013): “Lavoro e sacrificio”

Roberto Mancini (15 novembre 2014): “Tornare a vincere con il lavoro”

“Non avrei mai pensato di tornare all’Inter, vuol dire che era stato fatto qualcosa di buono la prima volta”. Dopo aver allenato l’Inter dal 2004 al 2008, il “Mancio” è stato richiamato da Thohir perché conosce già l'ambiente nerazzurro, per le sue qualità, ma anche perché ha un profilo internazionale: “Dopo 6 anni di esperienze all'estero spero che possano tornarmi utili tutte le cose che ho imparato”, dice. “L’entusiasmo sta alla base di ogni successo. Non ho la bacchetta magica, si deve tornare a vincere attraverso il lavoro”.

  • Parole chiave: ritorno, lavoro

Roberto Mancini (15 novembre 2014): “Tornare a vincere con il lavoro”
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Frank de Boer (9 agosto 2016): “Trasmetterò la mia filosofia”

Chiamato in fretta e furia dopo l’inaspettata rottura con Mancini, il tecnico olandese si presenta spavaldo e sicuro di sé. Qualcuno direbbe persino “pieno” di sé. Gli chiedono se non tema il pubblico molto esigente – specie dopo gli ultimi deludenti risultati – di San Siro, e lui con fare quasi altezzoso replica: “Lei è mai venuto all’Amsterdam Arena? Anche lì fischiano se non fai bene”. Poi spiega come intende intervenire: “La situazione, devo ammettere, non è ideale: abbiamo due sole settimane per preparare la prima partita con il Chievo. Devo trasmettere le mie idee molto rapidamente, la cosa importante è che i giocatori credano alla mia filosofia. Penso che grazie alle mie idee possano imparare molto rapidamente. Sono convinto che ce la faremo. Speriamo di essere sulla strada giusta il prima possibile”. 

  • Parole chiave: filosofia

Frank de Boer (9 agosto 2016): “Trasmetterò la mia filosofia”

Stefano Pioli (10 novembre 2016): “Voglio essere un potenziatore"

"Per me è una grande gioia essere qui. So di avere tante responsabilità, ma darò tutto per questi colori". Chiamato per “aggiustare” dopo la parentesi De Boer, Pioli rifiuta l’etichetta di "normalizzatore": "Ho cercato sul dizionario, ma il termine non è corretto. All’Inter non serve la normalità, ma qualcosa in più. Io cerco di fare di tutto per sviluppare un potenziale enorme che abbiamo. Spero che a fine stagione mi chiamiate potenziatore". Poi batte sul suo tasto, quello del “noi”: "Possiamo ottenere dei risultati se tutti riusciranno a mettersi a disposizione. Il talento non basta, dovremo giocare e ragionare da squadra. Ognuno di noi deve rinunciare a qualcosa del proprio io, per mettere se stesso a disposizione della squadra”.

  • Parole chiave: squadra

Stefano Pioli (10 novembre 2016): “Voglio essere un potenziatore"
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Luciano Spalletti (14 giugno 2017) “Riportare l’Inter alla sua storia"

"Voglio riportare l'Inter a contatto con la propria storia, l'identità della squadra deve essere sempre ben visibile. Per riposizionarla nel ruolo che le compete nella sfera che riguarda la storia di questo grande club. Ho scelto l'Inter perché quando l'ho immaginata, ho pensato alla storia piena di belle cose e le voglio vivere fino in fondo, da più posizioni: in prima linea come attore e al tempo stesso spettatore privilegiato. Così la posso conoscere tutta". Luciano Spalletti si presenta con le sue immagini, le sue piroette linguistiche, ma il concetto è chiaro: bisogna tornare a scrivere la storia. “Io non sono più bravo degli altri che mi hanno preceduto, ma sono differente. Per cui, si lavorerà a modo mio e ho fiducia in questo, chiedo ai miei calciatori di fidarsi di me. Io mi alzo presto, vengo a lavorare e poi torno a casa. E questo lo faccio tutti i giorni”.

  • Parole chiave: storia

Luciano Spalletti (14 giugno 2017) “Riportare l’Inter alla sua storia"

Antonio Conte (7 luglio 2019): “Basta Pazza Inter. Non pongo limiti”

L’anticipazione l’aveva data in un video del 31 maggio 2019 postato sui canali sociale dell’Inter, quando duettando con il presidente Steven Zhang risponde al suo “Mister sei pronto per la Pazza Inter?” con un chiaro “No, niente pazzie. Basta Pazza Inter”. Il giorno della presentazione ufficiale, poi, le parole che emergono sono quelle del vocabolario contiano: vincere, vincere, vincere. Con il lavoro, lavoro, lavoro. “Ho scelto l’Inter perché abbiamo la stessa voglia e ambizione. Vincere subito? Non sono uno che si pone limiti. Bisogna pensare da vincenti. Se qualcuno non ha questo scopo della vittoria è giusto che si faccia onestamente da parte. L’obiettivo comune è quello di costruire qualcosa di importante: bisogna lavorare tanto e alla data di scadenza pensare di lasciare un’eredità importante". Sfida complicata? “Io vivo di questo e mi nutro di questo”.

  • Parole chiave: vincere, lavoro, sfida

Antonio Conte (7 luglio 2019): “Basta Pazza Inter. Non pongo limiti”
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Simone Inzaghi (7 luglio, 2021): "Voglio una squadra intensa"

"La mia Inter? Vorrò avere una squadra intensa, sempre dentro la partita”. Simone Inzaghi traccia l’identikit e descrive la squadra che ha in mente: “La prima cosa che chiederò è l’intensità. Nel calcio moderno le partite spesso si decidono sugli episodi e bisogna avere la forza di farli girare a nostro favore, senza abbatterci se qualcosa andrà storto. La pressione non mi spaventa”. Poi continua: "Da parte mia c'è grandissimo entusiasmo per la nuova avventura. Ho grandissime motivazioni. Mi hanno subito convinto tutti, da Zhang a Marotta e Ausilio. In quattro giorni mi hanno fatto capire di volermi a tutti i costi”

  • Parole chiave: intensità, entusiasmo

Simone Inzaghi (7 luglio, 2021): "Voglio una squadra intensa"

Cristian Chivu (14 giugno 2025): "Stesso interismo di 13 anni fa"

Pacato ma risoluto, il dopo-Inzaghi riparte da Chivu e da una parola - interismo - che non viene buttata là per caso. Il nuovo allenatore nerazzurro ("made in Inter", come ci tiene a sottolineare Marotta) torna a casa, casa che conosce benissimo avendola già abitata da giocatore e da allenatore delle giovanili. Tanto che, di fronte alla domanda di rito sulle emozioni dell'approdo all'Inter, risponde: "L’allenatore dell’Inter l’avevo già fatto, anche se nel settore giovanile. Il senso di responsabilità mi accompagna in questa società da un bel po’". Nessun discorso tecnico, si va più sull'emozionale, sull'umano. La conferma quando gli chiedono: "Cosa darà all'Inter?". Istintivamente non parla di moduli, ma parla col cuore: "Dal punto di vista umano darò tutto quello che ho. Ho rispetto, riconoscenza, interismo. Perché questa società mi è rimasta nel cuore e mi ha fatto innamorare. Poi dal punto di vista professionale direte voi se sono bravo o no"

  • Parole chiave: interismo, responsabilità

Cristian Chivu (14 giugno 2025): "Stesso interismo di 13 anni fa"
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