Tutto il Sarrismo che manca a questa Lazio. Almeno per ora

Non è stata neanche una falsa partenza perché la Lazio dai blocchi non è proprio mai uscita. Il verdetto è stato netto e impietoso. Novanta minuti non valgono come sentenza, ma forniscono i primi indizi. E se l’allarme lo lancia direttamente l’allenatore, allora le riflessioni devono essere necessariamente più profonde. Se siamo questi allora c’è da preoccuparsi, in sintesi, il suo pensiero. Perché la Lazio dominata dal Como è quanto di più lontano ci sia dalle idee di Sarri. Squadra piatta, sotto ritmo e molto poco intensa. Contro formazioni magari più dotate tecnicamente può pagare in qualità, ma non può perdere il confronto in termini di determinazione e aggressività, i tasti motivazionali che in un’estate così complicata Sarri aveva battuto per motivare il gruppo. È venuta meno anche l’equazione che ha accompagnato i biancocelesti nelle ultime settimane: niente rinforzi ma almeno squadra già pronta, rodata. Equazione evidentemente sbagliata. A meno che il reale valore della Lazio, reduce da due settimi posti consecutivi, non sia davvero questo. Molto difficile crederlo, ma in ogni caso sarebbe prematuro dirlo oggi. Perché va anche ricordato che la Lazio tale e quale di un anno fa è anche la stessa che nella prima parte di stagione aveva divertito e impressionato, accarezzando per mesi il sogno di arrivare fino in fondo in Europa. Poco da salvare nel match d’esordio vista lago, se non la prova convincente di Provstgaard, uno dei tre volti nuovi di Sarri schierati dall’inizio. Sono tra i pochi giocatori che l’allenatore non aveva già guidato nella sua prima esperienza a Roma. Frenato Tavares, inconsistente Dele-Bashiru, che guarda caso occupano i ruoli dove l’allenatore sarebbe voluto intervenire prima che gli venisse comunicato lo stop sul mercato. Ma è chiaro che sarà la vecchia guardia a dover tirare la Lazio fuori dai guai in questa stagione. Discorso a parte merita l’attacco. Inseguendo stabilità e compattezza, la Lazio produce molto poco. La tendenza estiva è stata confermata a Como. Appena cinque tiri di cui uno solo verso la porta. Rimandati i due centravanti. A dire il vero Castellanos il gol lo aveva anche trovato, ma segnato in millimetrico fuorigioco. La sostanza cambia di poco. Nessuno dei due è ancora andato a segno da questa estate. Pochi rifornimenti e una manovra ancora troppo lenta continuano a non agevolarli, ma è legittimo aspettarsi di più dai due che - quando schierati insieme un anno fa - erano diventati la risorsa più preziosa dei biancocelesti. Forse è solo una questione numerica, ma con Baroni la Lazio attaccava in sei, ora la ricerca dell’equilibrio sembra penalizzare la produzione offensiva della squadra. Non è un mistero poi che tra Sarri e Castellanos il feeling tattico debba ancora sbocciare. Sono già stati insieme sette mesi prima delle dimissioni dell’allenatore. Tanta panchina e appena due reti. Ma l'argentino era al suo primo anno italiano e aveva davanti un totem come Immobile. Altri tempi, la crescita dell'attaccante da allora è stata evidente. È però una questione di caratteristiche. Nulla di definitivo, ma la questione centravanti sarà un altro dei tanti rebus da risolvere cui è chiamato Sarri.

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Matteo Petrucci