Lorenzo Paratici ha imparato a crescere in fretta: la sua storia

Le occasioni, nello sport come nella vita, bisogna saperle cogliere al volo. Salire su quel treno in corsa appena lo si sente arrivare, altrimenti chissà poi quanto tempo bisognerà attendere, sempre ammesso che su quei binari lo si riveda transitare ancora. Soprattutto se si hanno 16 anni , un grande sogno nel cassetto, la voglia di conquistare il mondo e la consapevolezza, però, di dover lavorare duramente, ogni giorno, forse più di qualcun altro, per ottenere quello che la propria mente ha immaginato per il proprio futuro. Ebbene, Lorenzo Paratici sembra esserci appena riuscito. Praticamente al primo colpo. Giusto il tempo, appena tre giorni, di cambiare vita, trasferirsi un po’ a sorpresa in una città e in una squadra che lo affascinavano da sempre, e provare a capire quale nuova direzione stesse prendendo la propria carriera. Da Bogliasco a Trigoria, dalla Sampdoria alla Roma, da Genova alla Capitale. Una nuova casa nella quale ambientarsi, nuovi compagni coi quali confrontarsi, nuovi allenatori da ascoltare e conquistare. Appunto, gli allenatori. O meglio, l’allenatore. Quel Gasperini che, complice anche la pausa per le nazionali che gli ha portato via Ferguson e Dovbyk, proprio a Lorenzo, attaccante della Roma Primavera da soli tre giorni, ha giustamente concesso l’occasione da poter sfruttare. Titolare dal primo minuto nell’amichevole casalinga contro la Roma City, squadra che milita nell’Eccellenza laziale. Non una finale di Champions, certo, ma comunque un banco di prova notevole per un sedicenne, tra l’altro unico non della prima squadra in campo dal primo minuto. Risultato? Nessuna paura, un palo e tre gol. Sì tre gol, avete capito bene. Poi tanti abbracci coi suoi nuovi compagni più grandi, tanti applausi dal suo nuovo allenatore. E, soprattutto, per chi lo conosce bene e ce lo ha raccontato, la maturità di riuscire a gestire l’emozione di scambiare occhiate, sorrisi e palloni con il suo idolo di sempre, quel Paulo Dybala che, grazie anche al padre Fabio , un giovanissimo Lorenzo di appena 7 anni accolse al suo arrivo all’aeroporto di Torino, innamorandosene al primo colpo. Nove anni dopo, magia della vita, si sono ritrovati in campo insieme, cosa impossibile solo da immaginare appena quattro giorni prima. Le occasioni, dicevamo. Da cogliere in fretta, per concretizzare il duro lavoro svolto. Una cosa alla quale è abituato quasi da sempre il pur giovane Lorenzo. Sin da quando, non riuscendo a entrare nella Juventus perché forse meno talentuoso di altri suoi giovani colleghi dopo anni di Sisport, la scuola calcio bianconera, si è dovuto spostare alla Pro Vercelli per poter continuare a inseguire il suo sogno. E già allora, appena quattordicenne, di treni sì che ne prendeva, ogni giorno, per spostarsi dalla casa paterna di Torino fino a Vercelli, 20 minuti a piedi, l’allenamento e poi il ritorno a casa alle 9 di sera, con la scuola che ti aspetta il giorno dopo. C’è di peggio forse nella vita, ma per continuare a farlo tutti i giorni, e oltretutto iniziare a segnare sempre di più, ci vuole applicazione, determinazione e una grande testa. Come ci racconta chi lo conosce molto bene, una testa da calciatore, totalmente focalizzata e proiettata sulla propria carriera da costruire a tutti i costi, anche se, come abbiamo visto, il talento non sia proprio la tua primissima qualità. Lorenzo non ha mai mollato, ha continuato a prendere quel treno che piano piano lo ha portato ancora più lontano, a Genova questa volta, sponda Sampdoria, dove si è trasferito ad appena 15 anni per cominciare l’avventura col settore giovanile blucerchiato, notato dagli scout doriani proprio dopo un’amichevole contro la sua Pro Vercelli. Uno di quei passi concreti, che ti fanno capire sul serio che il proprio destino si sta inesorabilmente compiendo. Quello di diventare un calciatore. Un attaccante, per la precisione. Una prima punta veloce e dinamica, animata da movimenti alla Pippo Inzaghi , che con gli anni ha imparato a fare sempre meglio la cosa che nel calcio, forse, conta di più. Segnare gol, ovviamente. Ben 17 nell’ultima stagione con la Sampdoria, tra campionato Primavera, Viareggio, Under 18 e Under 17. Una stagione che gli aveva consegnato un ritiro con la prima squadra blucerchiata e la prospettiva di poter giocare un campionato formativo come quello di Serie B, ma che mai, avrebbe pensato appena 4 giorni fa, gli avrebbe regalato l’emozione di poter giocare a fianco dell’idolo di sempre . Certo è solo il primo passo per Lorenzo, e lui, con quella testa sulle spalle che da sempre lo caratterizza, è certamente il primo a saperlo. Come oramai avrà imparato a capire che, continuando così, altre occasioni per farsi notare arriveranno. Gli basterà solo continuare a coglierle, come ha già dimostrato molto bene di saper fare.

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Michele Mastrogiacomo