I primi segnali della nuova Juve di Spalletti: cosa è già cambiato

Chissà se ha iniziato a sentirlo il rumore del pallone che scivola sull’erba… è l’immagine che aveva usato nella conferenza di presentazione Luciano Spalletti, uomo mai banale. Ci vorrà del tempo per vedere la sua impronta sulla Juve, troppo poco un solo allenamento e poche ore insieme per entrare realmente in connessione con il nuovo spogliatoio, ma intanto la partenza è stata buona. La prima Juve di Spalletti ha vinto ed è piaciuta per spirito e fluidità di manovra, soprattutto nel primo tempo. L’approccio è stato quello giusto. Subito avanti grazie al gol di Filip Kostic, la Juve ha fatto vedere i primi principi di gioco tanto cari al tecnico toscano: fraseggio e verticalità, personalità nella gestione del pallone e aggressività quando la sfera viene persa. C’era grande curiosità per vedere le prime scelte: Spalletti, come aveva annunciato, non ha portato stravolgimenti tattici, la sua prima Juve ha difeso a tre e portato due uomini a sostegno della punta. Senza Yildiz c’era il rischio che nessuno avesse i colpi per accendere la luce. Il gol dopo poco più di un minuto ovviamente ha aiutato nell’aprire la scatola difensiva della Cremonese, con maggiore spazio la Juve ha potuto giocare con più scioltezza e meno pressione. La mossa più significativa è stato lo spostamento di Koopmeiners in difesa, principalmente per necessità ma anche per aumentare la qualità della fase di impostazione, cosa di cui la squadra ha estremo bisogno per giocare il calcio di Spalletti. L’olandese in quel ruolo non è certo alle prime armi, se è vero che in Olanda con l’AZ ha spesso giocato nella linea difensiva. L’esperimento si può dire riuscito, anche se ovviamente serviranno test più duri. L’altro grande obiettivo di Spalletti sarà rigenerare i giocatori che hanno smarrito la via. Il processo è iniziato con successo a giudicare dalla prestazione di Andrea Cambiaso. Il calo nelle sue prestazioni ha del misterioso: a Cremona, dopo mesi di prove scadenti, è riapparso il giocatore che conoscevamo. L'esterno aveva dimostrato di adattarsi bene al gioco di Spalletti già nell’esperienza in nazionale: non a caso ha ritrovato il gol che gli mancava proprio dall’ultima uscita dell’Italia di Spalletti, la vittoria sulla Moldavia del 9 giugno, partita che gli Azzurri giocarono già sapendo che sarebbe stata l’ultima con il Ct in panchina. Cambiaso a destra sarà con ogni probabilità una soluzione definitiva: da quella posizione il ligure può venire a dare qualità in mezzo al campo, cercando di verticalizzare per le punte. In attesa di vedere come Spalletti intenderà sfruttare il talento di Kenan Yildiz, buoni sono stati i segnali di Dusan Vlahovic. Vero che il serbo non è stato particolarmente pericoloso ma spalle alla porta ha giocato tanti palloni, vincendo quasi tutti i duelli con Baschirotto e dimostrando di gradire la presenza di un altro attaccante a supporto. Spalletti ha fatto giocare Openda vicino a Vlahovic: il belga è ancora impreciso nelle giocate, ma prezioso tatticamente. A evidenziare la cosa che forse è piaciuta meno della Juve di Cremona è stato lo stesso Vlahovic a fine partita: “Dobbiamo evitare i vecchi errori e non abbassarci troppo”. In effetti i bianconeri hanno perso campo e perso precisione nelle giocate nel secondo tempo e il gol di Vardy ha riaperto una partita che sembrava chiusa. Buona la prima intanto. Ma è già tempo di pensare allo Sporting Lisbona, un’altra occasione per vedere se la cura Spalletti inizia davvero ad avere effetto.

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Federico Zancan