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Inter, i segreti dello scudetto della 2^ stella: spogliatoio e scaramanzia

scudetto inter

Matteo Barzaghi

Dal no dello spogliatoio a Lukaku alle nuove regole di capitan Lautaro e del 'consiglio dei saggi', fino alle scaramanzie di Simone Inzaghi. Un viaggio dietro le quinte dello scudetto dell'Inter con chi l'ha seguita da vincino per tutta la stagione...

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Luglio 2023. Lo spogliatoio dell’Inter è rivoluzionato. Sono stati ceduti o hanno lasciato la squadra giocatori importanti e personalità giganti nell’economia del gruppo. È come l’inizio di una nuova serie in cui il cast ha subito modifiche sostanziali e c’è un po’ di smarrimento. I vecchi attori avevano dato spettacolo con un finale di stagione pazzesco a Istanbul, bellissimo ma amaro. Alcuni di quei protagonisti hanno salutato. Quelli rimasti, insieme ai nuovi, hanno dunque l’occasione di prendersi tutta la scena. Non ci sono più tutti i leader che erano in cima alle gerarchie: dal capitano Handanovic ai vice Skriniar e Brozovic, i due senatori D’Ambrosio e Gagliardini, più figure dallo spessore enorme come Onana, Dzeko e Lukaku. Insomma, una rivoluzione con i vertici totalmente azzerati.

Cambia la musica

Torniamo al Centro Suning. Estate. Si riparte. Gli armadietti sono mezzi vuoti. La finale di Champions persa con onore sembra lontana anni luce. Così come le regole dei vecchi capitani nello spogliatoio. Un esempio: la musica. Non era sempre ben accetta soprattutto in prossimità delle partite. Ora però è proprio il caso di dirlo: cambia la musica. 

Lautaro e il consiglio dei saggi

C’è da ripensare tutto e la nuova fascia è destinata a Lautaro Martinez. Il vice è Nicolò Barella. Sono loro due i nuovi comandanti, relativamente giovani per guidare la pattuglia, e la domanda che tutti si pongono è la seguente: il Toro sarà un leader autoritario che vuole decidere tutto in autonomia? Lautaro offre la risposta. Convoca un consiglio dei saggi. Col vice Barella, più lo zoccolo duro azzurro composto da Bastoni, Dimarco, Acerbi, Darmian e qualche senatore tipo Mkhitaryan. Lì riunisce e annuncia: “Ragazzi adesso tocca a noi. Non voglio decidere da solo. Ho bisogno di tutti voi. Siamo giovani, siamo forti, restiamo uniti e decidiamo tutto insieme”. 

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Da insostituibili a sostituiti... alla grande!

Torna la musica

Complice anche la bravura di Simone Inzaghi nel rapporto coi giocatori, si instaura alla Pinetina un clima di collaborazione. Lautaro e Barella raccolgono i desiderata e poi parlano con Inzaghi. Permessi, riposi, vacanze, viaggi: tutto viene concordato nella massima serenità. Non che prima le cose non funzionassero, anzi, ma ogni squadra ha le sue regole, migliori o peggiori è difficile da stabilire. Il nuovo schema è più semplice e ha meno distanza tra anziani (a livello aziendale) e giovani. Quello nuovo è uno spogliatoio con una gerarchia meno verticale e più orizzontale. Più giovane, forse meno retto e deciso, meno esperto, carismatico e spigoloso, ma più snello, affamato, fresco, e anche irriverente.

Il caso Lukaku

Il primo test per la nuova gestione è spinoso e difficile. Senza riaprire tutta la storia, siamo nel punto in cui l’Inter, dopo essersi arrabbiata per la scomparsa di Lukaku, sta sondando il mercato e ha capito che difficilmente troverà una prima punta forte come Romelu. L’ex numero 90 però ha deluso un po’ tutti per l’assenza di comunicazioni. Come dicono i ragazzi: ha ‘ghostato’ tutti. Per cui c’è un po’ di scetticismo. Ausilio prova a capire cosa pensa il gruppo e fa un sondaggio: “Nonostante quello che è accaduto voi come vedreste un ritorno di Big Rom?”. La risposta del consiglio dei saggi è unanime: “Non lo vogliamo. Se torna lui ce ne andiamo noi”. Durante la tournee in Giappone ci prova anche il presidente Zhang. Niente. Porta chiusa. Non se ne parla. L’arrivo dell’ex compagno, fortissimo ma ingombrante, metterebbe subito in crisi il nuovo sistema. La nuova Inter è unita e compatta. Non vuole più prime donne. E questo è uno dei segreti, se non il principale, dello scudetto.

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Thuram e quella sliding door con Lukaku

La scaramanzia

L’altro elemento fondamentale nella stagione nerazzurra è la scaramanzia. Qui il capo supremo è Simone Inzaghi. Nessuno come lui ordina e dà i tempi nella routine. Qualsiasi cosa va bene, va ripetuta. Qualsiasi cosa va male, va cambiata. Hotel, riti, vestiti, allenamenti, ammonizioni, tutto. Lui è il demone da Piacenza e nasconde segreti che noi umani non potremmo mai capire. A giudicare dal risultato si dovrebbe dire che ha ragione lui. Tutto ha contribuito allo scudetto della seconda stella.

La giacca

Davanti al primo freddo, il demone indossa in allenamento un giaccone invernale nero. L’Inter vince. E il giaccone resta. Passano le settimane, cambiano le temperature. Allenamenti al freddo: giaccone. Allenamenti al caldo: giaccone. Pioggia o sole, il giaccone non si cambia. Si arrende solo alla primavera.

La panchina

4 marzo. Inter-Genoa. Premessa: Inzaghi vive quasi tutte le partite in piedi davanti alla panchina per dare consigli e urlare ai suoi giocatori. Così facendo lascia libero il suo posto in panchina. L’inizio col Genoa non è dei più semplici, l’Inter non è bella come al solito. Qualcosa non va. Ma Inzaghi non osserva solo il campo. Ogni tanto lancia qualche occhiata alla panchina. Guarda velocemente e poi si rigira. Poi osserva ancora. Via allo schema vincente. Si gira definitivamente verso la panca: “Fabio (il preparatore atletico Ripert) spostati. Non vai bene lì al tuo posto in seconda fila. Non mi convince. Vieni avanti siediti al mio”. In panchina tutti sentono e tutti sorridono. Ma cosa dice!? Inzaghi alza la voce: “Muoviti!”. Ripert tra il divertito e l’incredulo si sposta e prende il posto del mister di fianco a Farris, Ferri e il team manager Tagliacarne. Ok, ora va bene. Inzaghi torna a pensare al match. Passa meno di un minuto e… Asllaniiiiii gol!!! 1-0, ha segnato l’Inter. Tutti ridono. Inzaghi, serissimo, cammina verso il suo staff: “Bravo Fabio, ora rimettiti al tuo posto!”.

La camicia

Ognuno ha i suoi amuleti e i suoi riti. Chi tocca ferro e chi… Difficile però farlo in mondovisione davanti a tutti. Eppure, il demone ce la fa sempre. Ogni rigore si mimetizza ed ecco la mossa, svelata anche da Calhanoglu in una recente intervista. Inzaghi fa finta di sistemarsi la camicia e… tac! Un secondo velocissimo ma decisivo. Calhanoglu, infatti, non sbaglia mai un rigore. Ma anche Sanchez ha usufruito… Solo a Madrid non è andata bene.

Il ritardo

Quando l’Inter affronta un avversario in campionato a San Siro arriva sempre per ultima. Normalmente le due squadre sono annunciate per le 19.15, il pullman nerazzurro invece compare sempre più tardi verso le 19.30. In realtà la motivazione nasconde grande saggezza di Inzaghi che non vuole arrivare troppo presto allo stadio per evitare che la tensione aumenti troppo e i giocatori poi siano frenati da troppa adrenalina. Meglio arrivare tardi e non pensarci troppo, sentire meno i tifosi, i rumori. Tutto per evitare di caricarsi troppo. Questo è un altro segreto che racconta come l’allenatore sia bravissimo nel preparare le serate importanti e lasciare i giocatori liberi di inventare. Sono più leggeri e uno dei motivi è proprio questo. Ma in base a quanto abbiamo già raccontato una domanda sorge spontanea. Secondo voi, se questa cosa dell’arrivare tardi ha dato subito i suoi frutti, Inzaghi non ha pensato di ripeterla anche per motivi scaramantici? Forse sì, perché la regola del demone è chiara: scaramanzia che vince non si cambia.