La promessa di Simon Kjaer

LA STORIA
Manuele Baiocchini

Manuele Baiocchini

Campione di vita e, ora, anche d'Italia. Ripercorriamo il suo ultimo anno che è stato carico di emozioni

LO SPECIALE SCUDETTO

Campione, in realtà, lo era già diventato quel pomeriggio del 12 giugno di circa un anno fa. A Copenaghen si giocava Danimarca-Finlandia, prima partita del girone degli europei. Al 42° minuto di gioco, Eriksen si accascia improvvisamente a terra, colto da malore: un arresto cardiaco in campo. Nessuno si rende conto della gravità della situazione o forse nessuno sa cosa fare esattamente. Dall’altra parte del campo però c’è lui, Simon Kjaer. Il capitano. Si precipita dal compagno a tutta velocità per prestare i primi soccorsi. Poche ore più tardi si scoprirà che il suo intervento, prima di quello dei medici, è stato fondamentale per tenere in vita lo sfortunato giocatore ex Inter.

kjaer eriksen

Kjaer però in quell’occasione fa molto altro. Con il corpo scherma Eriksen per non permettere alle telecamere di spiare l’accaduto in diretta mondiale, prova a calmare la moglie del compagno, scesa a bordocampo in preda ad una vera e propria crisi di nervi. Si comporta da leader, da fratello maggiore o più semplicemente come l’amico che tutti vorrebbero avere

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Il Pallone d’Oro

Fortunatamente Eriksen dopo qualche giorno è dichiarato dai medici fuori pericolo e la Danimarca, guidata dal suo capitano, arriva alla semi-finale contro l’Inghilterra, venendo eliminata a un passo dal sogno. Kjaer fa il pieno di applausi in tutti gli stadi. Come giocatore e come uomo. Questo gli consente di iniziare la sua terza stagione milanista con maggiore consapevolezza. La maturità che mette in campo, la stima dei suoi compagni e il rispetto degli avversari crescono partita dopo partita e il danese, insieme a Tomori, diventa presto la migliore coppia di centrali della Serie A. Viene inserito nella lista dei candidati al Pallone d’Oro e arriva diciottesimo dietro ai mostri del calcio europeo. 

L’infortunio

E’ all’apice della sua carriera. Gioca 13 partite di altissimo livello tra Champions League e campionato, poi però al 4° minuto della partita contro il Genoa (1 dicembre 2021), gli cede il ginocchio. La risonanza magnetica del mattino dopo è impietosa: rottura del legamento crociato e sei mesi di stop, praticamente stagione finita. Una botta tremenda, per lui e per il Milan. Un paio di giorni dopo, Kjaer si opera a Milano e i compagni di squadra gli dedicano la vittoria contro la Salernitana a San Siro, prima che Simon voli a Dubai per iniziare il lungo percorso riabilitativo. 

La barba e i capelli da vichingo

Passano i mesi e i rossoneri non lo sostituiscono sul mercato. Sia perché non si riesce a trovare di meglio a stagione in corso, sia perché Maldini e Massara pensano che al fianco dei titolari Tomori e Romagnoli, possano crescere bene i due giovani Gabbia e Kalulu. Sarà proprio il francese infatti a stupire tutti, non facendolo rimpiangere e addirittura ribaltando le gerarchie, diventando il nuovo titolare al centro della difesa, con Romagnoli a guardare dalla panchina, anche perché a scadenza contratto. Kjaer si ripresenta a Milanello a fine marzo ed è impossibile evitare di notare il suo nuovo look, barba e capelli lunghi, praticamente un vichingo. Nello spogliatoio tutti gli chiedono il motivo di questa barba così lunga e incolta, lui risponde che non la taglierà fin quando non tornerà in campo a giocare dopo il lungo infortunio. I suoi compagni, vittoria dopo vittoria, gli hanno regalato uno scudetto che sente suo al 100%, protagonista vero della stagione del Milan, anche se giocata solo a metà. Lo scudetto chiude il cerchio di un’annata dolceamara, ma comunque indimenticabile. Campione. Di vita innanzitutto, ma adesso anche d’Italia, il vichingo Kjaer, ancora per poco. 

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