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Napoli campione, il terzo scudetto è… “tutta ‘nata storia”

scudetto napoli

Giovanni Bruno

©IPA/Fotogramma

Una squadra che è cambiata come è cambiata la città: una storia nuova, moderna e che al tempo stesso non dimentica la sua storia e le sue tradizioni. Una gioia vedere il Napoli giocare e Napoli festeggiare. E ora sorrido, fuori e dentro

NAPOLI, LO SPECIALE SUDETTO

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Tre, appena tre. A me sembrano assai di più, proprio per quel continuo tifo che ha unito Napoli al Sud, all’Italia e a quella parte di Napoli e di Sud che è andata via. Tre, appena tre… un numero perfetto - certamente - ma è un numero che racchiude tanto e molto di più di quei primi due. Una differenza abissale. Maradona è il nome dei primi 2, Maradona è tutto quello che col suo magistrale estro di fuoriclasse ha fatto finalmente rinascere, il nome e l’orgoglio di Napoli e del Sud. Ora è… “tutta ‘nata storia”.

La risalita e ora...la gioia

Sì, per favore, lasciamo stare i Pino Daniele, i Troisi, i Totò o i De Filippo. Fanno parte realmente del passato, di un’altra storia di due scudetti fa. Troppi anni fa. Mai dimenticare, anzi obbligatorio ricordare ma quella era la Napoli diroccata e acciaccata, una carta sporca o poca pulita che grazie a quelle vittorie cercò di risorgere degli antichi splendori. Diego Armando è sempre presente con statue, murales, immagini, santuari e stadio compreso. Ho vissuto quei successi e li ho vissuti nella sorpresa e nelle cattiverie, poi più nulla. Un baratro e dal profondo, non dimentichiamolo, si è ricominciato nel bene e nel male, nell’incomprensione, nella risalita e ora… nella gioia.

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Alla vigilia non ci avrei scommesso...

Qui la gioia è veder giocare il Napoli, una squadra, un allenatore e un presidente. Nessuno, dico nessuno è riuscito a esprimere un qualcosa di negativo sul Napoli e il suo gioco. E’ immaginifico, meravigliosamente bello. Bello è vedere in campo quei ragazzi, bello mi pare persino Spalletti. Vi giuro che alla vigilia, finito il mercato, mai avrei scommesso un soldino sul nuovo Napoli. Kvara chi? Kim chi? E quel primo stop con il Lecce confermava quella vigilia: siamo alle solite. Ma ecco i mattoni, il cemento, le solide mura, il tetto, l’arredamento, il giardino e tutto ciò che rende bella la casa… E che casa! Accendere il televisore è come accendere la luce di casa e preparare la tavola di un ristorante stellato dove lo chef Spalletti studia portate da servire a coloro che attendono in fila, in coda… tutti dietro a prendere appunti e tentativi di contromisure. Che soddisfazione sentire parlare, tutti, dico tutti, del Napoli delle meraviglie, del bel gioco. Che soddisfazione veder aumentare il divario. Che soddisfazione avere stessi apprezzamenti a livello internazionale.

Napoli, tornata bella e competitiva

Napoli, negli anni, è ritornata a essere bella. Si rimessa in piazza, si è ripulita e messa sul mercato turistico. Meta ambita, non più per il sole o le solite cartoline del Vesuvio o del pino che accoglie il golfo con la lontana Sorrento. Una Napoli che sorride dagli orgogliosi vicoli e quartieri. Quella Napoli nascosta e sotterranea, che presenta il conto con la Storia rinata e valorizzata. Moderna e competitiva. Wow, che spettacolo il turista soddisfatto...

La squadra è cambiata come la città

Ci sono voluti anni per fare questo e ci è voluto poco, molto poco per fare Squadra. “Squadra” virgolettata è mettere la cornice per il giusto risalto di quello che si è costruito. Tutti per uno, uno per tutti si deve scomodare Dumas per rendere la corretta espressione di chi ha capito che sul campo si gioca la partita da tanto tempo aspettata. Non esiste panchina o titolari è come se per una volta la difficile, piazza di Napoli si sia unita nel concedere tranquillità necessaria a chi si mette in gioco per il gioco. E’ fatta, il cambio epocale è arrivato. Premettetemi di dire che la Squadra è come è cambiata la Città, per una volta non sono i campioni che hanno dato orgoglio, rivalsa e lustro alla città ma è la città che ha dato il giusto valore del cambiamento alla Squadra. Questa è la reale differenza.

Applaudo e sorrido, fuori e dentro

Ora per fare colore e allegria è giusto riprendere Pino Daniele, i De Filippo, Totò e Troisi per far vedere come bella ora Napoli con questo Napoli. Io l’ho visto e sono orgoglioso. Applaudo, sorrido fuori e molto dentro. Grazie. Ma non dimentico quella scritta dove riposano i nostri cari, una mano geniale ha dipinto nel 1987 quel tocco di rispettoso spirito di chi ha potuto vedere.

“Uagliù nun sapit che vi sit pers! ”