Frosinone, fine dell'incubo: dalla beffa Carpi alla Serie A

Serie B

Luca Cassia

La festa è di casa a Frosinone, promosso in A al termine di un anno all'insegna della sfortuna (Foto LaPresse)

Missione compiuta dal Frosinone, promosso in Serie A dopo la finale playoff contro il Palermo. Psicodramma alla spalle per i ciociari protagonisti di un anno sfortunato: condannati dal Carpi nel 2017, i giallazzurri di Longo hanno vanificato il 2° posto negli ultimi 90'. Ma che festa dinanzi all'ex Stellone

FROSINONE IN SERIE A, PALERMO BATTUTO 2-0

FROSINONE IN FESTA, TUTTE LE PROMOSSE D'EUROPA

A volte ritornano, fantasmi che hanno tormentato la Ciociaria per oltre 365 giorni. Un’agonia lunga più di un anno a Frosinone, promosso in Serie A dopo la finale playoff contro il Palermo. Terminano qui le tante delusioni sulle spalle dei giallazzurri, squadra che tre stagioni fa assaporava una storica prima volta in A con Stellone in panchina e un gruppo votato alla continuità. Undici i superstiti in rosa da quel 16 maggio 2015, promozione aritmetica che è piuttosto sfuggita per un anno tra harakiri vari e sfortune di ogni sorta. Ha avuto del clamoroso il destino avverso al Frosinone sospeso tra autolesionismo e psicodramma, ostacoli di una piazza peraltro provvista di uno stadio di proprietà come Juventus e Udinese. Solo la nuova dimora del club ha impedito agli spettri di irrompere, brividi già provati come nel passato più recente. Il "Benito Stirpe" non è il Matusa, impianto colmo di lacrime a differenza della cornice che vale la festa.

L'impresa del Carpi al Matusa

L’epilogo amaro contro il Palermo ricalca i tormenti della scorsa stagione, caduta libera avviata prima dei playoff. Era il Frosinone di Pasquale Marino, allenatore coinvolto nel braccio di ferro con l’Hellas Verona a caccia del 2° posto utile per la promozione diretta. A 270’ dalla fine della regular season i ciociari occupavano la 3^ posizione a quota 71 alle spalle della squadra di Pecchia (72), 10 punti in più delle inseguitrici con l’obiettivo di vanificare la disputa dei playoff: il margine superiore alle 9 lunghezze dal podio, infatti, regala la Serie A alla terza della classe bypassando gli spareggi. Quale migliore occasione per chiudere i giochi nella trasferta di Benevento? Il botta e risposta Puscas-Ciofani è oro colato per i giallazzurri, tuttavia al 93’ l’incornata di Ceravolo certifica lo svolgimento degli spareggi promozione e inaugura l’incubo del Frosinone. Marino chiude a pari punti con l’Hellas, promosso direttamente in virtù degli scontri diretti a favore (2-0; 0-1) condannando i rivali alla post-season a partire dalle semifinali. L’avversaria è il Carpi di Castori, formazione che condivide con i laziali la promozione del 2015 al termine di un’annata irripetibile. Lo 0-0 strappato in Emilia (rosso a Sabbione nel finale) concede due risultati su tre al Matusa, obiettivo tutt’altro che arduo complici le espulsioni di Struna (46’) e Gagliolo (81’) oltre al sanguigno Castori e al furente Mbakogu che per protesta imbocca gli spogliatoi. Tavola apparecchiata per la finalissima contro il Benevento, d’altronde gli emiliani in 9 contro 11 all’85’ sono ancora inchiodati sullo 0-0 prima del calcio piazzato dai 30 metri di Letizia che beffa Bardi. Un’eliminazione contro ogni logica, follia che gela un’intera città e provoca le immediate dimissioni di Marino. Bastava un altro pareggio per assicurarsi l’ultimo atto, è invece il primo passo verso un tunnel senza uscita.

Harakiri-Foggia, festa allo Stirpe

Dall’esperienza di Marino alla new entry Moreno Longo, 42enne allenatore emergente chiamato a scuotere un ambiente depresso. Il mercato concede gli arrivi tra gli altri di Ciano, Citro e Maiello prima di Koné e Chibsah e gennaio, il trasferimento al nuovo "Benito Stirpe" (costato circa 20 milioni di euro) diventa invece effettivo da ottobre dopo l’ospitalità del Partenio di Avellino. Inevitabilmente il Frosinone si assesta ai piani alti della classifica, occupa il 2° posto a -2 dal Palermo al giro di boa, va a segno con facilità e a metà stagione lamenta solo due ko (Perugia e Novara). I vecchi vizi accompagnano tuttavia i ciociari alla voce rimonte incassate: doppio 3-3 a novembre contro Cesena ed Empoli, avversaria quest’ultima in grado di recuperare lo 0-3 ai titoli di coda grazie a Caputo. Da non dimenticare il primo stop casalingo a febbraio contro il Perugia (da 1-0 a 1-3) poi bissato dalla capolista di Andreazzoli, sotto 2-1 ma straripante fino al definitivo 4-2. Il teatro è sempre il nuovo impianto proprio come nell’incredibile epilogo del campionato, sfida al Foggia preceduta da una griglia favorevole: Frosinone a quota 71 punti, due in più del Parma e tre sopra al Palermo sebbene entrambe siano avanti negli scontri diretti, tuttavia i pugliesi di Stroppa sono già esclusi dalla bagarre playoff. Chi pensa ad uno sparring partner per la passerella finale si sbaglia di grosso, lo spiega la sceneggiatura del match. Mazzeo inquieta lo stadio mentre il Parma incanala a suo favore la trasferta di La Spezia, copione stravolto nella ripresa da Paganini e dall’autorete di Rubin nell’arco di 5’. Tutto finito? Manco per idea: l’ingiustificata ripartenza del Foggia all’89’ produce il 2-2 di Floriano, poi lo sconosciuto Noppert blinda la porta ospite e rende ufficiale la festa del Parma. Ad un anno esatto di distanza, 18 maggio 2018, il Frosinone è costretto a ripiegare sui playoff dopo un altro suicidio sportivo pur occupando nuovamente il 2° posto a pari punti con gli emiliani. Surreale il silenzio del pubblico, tifosi impietriti e squadra in preda ad una tremenda crisi di nervi.

Il caos legato al Bari prolunga l’attesa playoff del Frosinone che a distanza di venti giorni ritrova il campo contro il Cittadella di Venturato. Longo lavora sulle incertezze del gruppo privo dell’infortunato capitan Ciofani, ennesimo handicap per una squadra provata a livello psicologico ma in fiducia dopo il doppio 1-1 contro i veneti. A segno Paganini e Gori, fedelissimi della vecchia guardia a dispetto dei soli 25 anni, reti che spalancano l’atto finale contro il Palermo guidato dall’ex Stellone. Già, proprio l’allenatore che trascinò i laziali dalla Lega Pro alla Serie A, uomo talmente apprezzato nei suoi 7 anni in Ciociaria da ricevere la cittadinanza onoraria. Nessuno sconto per la vecchia società a partire dal primo round al Barbera, sfida vinta in rimonta dai rosanero: illusoria la magia di Ciano (16 gol personali), vantaggio cancellato dallo scatenato La Gumina e dall’autorete di Terranova ovvero un altro ex dell’incontro. Siciliano di Mazara del Vallo, transitato dal vivaio del Palermo senza mai esordire, protagonista al contrario della gara che ribalta l’inerzia del confronto promozione. Il Frosinone è infatti obbligato a vincere in casa per spezzare la maledizione in B, tabù di eguale portata agli avversari mai battuti negli scontri diretti. Dal Far West in avvio ai ferri corti tra i compagni Ciofani e Terranova, nervosismo palpabile che solo la prodezza di Maiello e il bis di Ciano esorcizzano dagli uomini di Longo. Come i fantasmi che aleggiavano su Frosinone, città nuovamente in festa per la fine dell’incubo e la ritrovata Serie A.