PAOLO PAGANI giudica gli sviluppi dell'operazione milanista "del secolo": l'ex celebre presidente rossonero, il vicentino Giussy, non cedette alle sirene di Mantovani. E deve farlo Berlusconi? Ma non scherziamo, please
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di PAOLO PAGANI
Arriva Obama e se ne va Kakà. E chissà se, in questo orizzonte da cambio epocale di stagione, c'è un vago nesso tra i due eventi choc. Conviene intanto, per volare più bassi ma a uso di ragionamento, fare ricorso a un briciolo di memoria storica. E' per porre una domanda semplice: ma se persino Giussy Farina, la quintessenza del presidente-milanista-affarista e senza scrupoli, in un tempo purtroppo ormai lontano, rifiutò di cedere Franco Baresi alla Sampdoria glamour di Paolo Mantovani, perché certi gioielli della corona, certe bandiere, certi simboli non si vendono mai, come la terra per i contadini insomma, cosa pensare di questo Milan che, adesso e qui, ritiene viceversa un affronto NON liberarsi di Kakà per quella cifra (120 fantastiliardi arabi) offerta dal Manchester City?
Scusate: ma qualcuno lo ricorda il Giusy Farina da Gambellara (Vicenza), l'uomo che presiedette il Lanerossi Vicenza prima di sbarcare in via Turati (il Milan, appunto) e che duellò anche, a colpi di buste e controfferte economiche, con la Juve di Boniperti per la proprietà di un certo Paolo Rossi da tenere a tutti i costi al Lanerossi? Lui, Farina, il patron dei buchi di bilancio clamorosi, uno che di trattative e di furbizie, sia con le gambe lunghe che con quelle corte, se ne intendeva, non mollò.
Ma come: il giorno stesso in cui arriva Mattioni (ma chi è? Chi è in confronto a Kakà?), il Milan si leva di torno l'unico brasiliano che fa la differenza? Chi lo dice che è un crimine, economico, non cedere alle lusinghe di un'offerta strabiliante? E con quei 120 milioni cosa ci fa il Milan: non dovrà forse aspettarsi che tutte le quotazioni di mercato, automaticamente e simultaneamente, si impennino? Che gli 8-10 giocatori (virtuali) acquistabili con quel bottino, di colpo costino molto, ma molto di più, costringendo dunque la società a rinunciare a qualcuno? Cosa ci guadagna il Milan, in prospettiva dico perché sul momento mette in saccoccia una cifra record, ovvio, cosa ci guadagna pensando al futuro prossimo?
E poi, ultima ruota del carro, ci sono loro, i tifosi. Che ne pensano? Il Milan crede siano contenti, grazie al solo rivolgere il pensiero al cumulo di dobloni in arrivo? "Giù le mani da Kakà" è la scritta trovata stamane sul marciapiede davanti alla sede del Milan, in via Turati a Milano. I tifosi preparano la contestazione per la trattativa per l'eventuale passaggio della stella brasiliana al Manchester City. Ovvio e prevedibile. Cavalier Berlusconi, rammentando il suo predecessore Farina, commissioni un sondaggio d'opinione dei suoi (ma l'avrà già fatto di sicuro) e veda cosa ne sortisce. L'operazione Kakà è sbagliata. Anche se, e concludiamo col dettaglio tecnico, è ovvio che la convivenza in campo del Magnifico Riccardo con Ronaldinho è dura assai. I belong to Jesus o to Mansour (lo sceicco del Manchester): cosa scriverà, da domani, Kakà, sulla famosa T-shirt?
di PAOLO PAGANI
Arriva Obama e se ne va Kakà. E chissà se, in questo orizzonte da cambio epocale di stagione, c'è un vago nesso tra i due eventi choc. Conviene intanto, per volare più bassi ma a uso di ragionamento, fare ricorso a un briciolo di memoria storica. E' per porre una domanda semplice: ma se persino Giussy Farina, la quintessenza del presidente-milanista-affarista e senza scrupoli, in un tempo purtroppo ormai lontano, rifiutò di cedere Franco Baresi alla Sampdoria glamour di Paolo Mantovani, perché certi gioielli della corona, certe bandiere, certi simboli non si vendono mai, come la terra per i contadini insomma, cosa pensare di questo Milan che, adesso e qui, ritiene viceversa un affronto NON liberarsi di Kakà per quella cifra (120 fantastiliardi arabi) offerta dal Manchester City?
Scusate: ma qualcuno lo ricorda il Giusy Farina da Gambellara (Vicenza), l'uomo che presiedette il Lanerossi Vicenza prima di sbarcare in via Turati (il Milan, appunto) e che duellò anche, a colpi di buste e controfferte economiche, con la Juve di Boniperti per la proprietà di un certo Paolo Rossi da tenere a tutti i costi al Lanerossi? Lui, Farina, il patron dei buchi di bilancio clamorosi, uno che di trattative e di furbizie, sia con le gambe lunghe che con quelle corte, se ne intendeva, non mollò.
Ma come: il giorno stesso in cui arriva Mattioni (ma chi è? Chi è in confronto a Kakà?), il Milan si leva di torno l'unico brasiliano che fa la differenza? Chi lo dice che è un crimine, economico, non cedere alle lusinghe di un'offerta strabiliante? E con quei 120 milioni cosa ci fa il Milan: non dovrà forse aspettarsi che tutte le quotazioni di mercato, automaticamente e simultaneamente, si impennino? Che gli 8-10 giocatori (virtuali) acquistabili con quel bottino, di colpo costino molto, ma molto di più, costringendo dunque la società a rinunciare a qualcuno? Cosa ci guadagna il Milan, in prospettiva dico perché sul momento mette in saccoccia una cifra record, ovvio, cosa ci guadagna pensando al futuro prossimo?
E poi, ultima ruota del carro, ci sono loro, i tifosi. Che ne pensano? Il Milan crede siano contenti, grazie al solo rivolgere il pensiero al cumulo di dobloni in arrivo? "Giù le mani da Kakà" è la scritta trovata stamane sul marciapiede davanti alla sede del Milan, in via Turati a Milano. I tifosi preparano la contestazione per la trattativa per l'eventuale passaggio della stella brasiliana al Manchester City. Ovvio e prevedibile. Cavalier Berlusconi, rammentando il suo predecessore Farina, commissioni un sondaggio d'opinione dei suoi (ma l'avrà già fatto di sicuro) e veda cosa ne sortisce. L'operazione Kakà è sbagliata. Anche se, e concludiamo col dettaglio tecnico, è ovvio che la convivenza in campo del Magnifico Riccardo con Ronaldinho è dura assai. I belong to Jesus o to Mansour (lo sceicco del Manchester): cosa scriverà, da domani, Kakà, sulla famosa T-shirt?