Kakà, Dio mi ha indicato la via: "Resta al Milan"

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L'atleta di Cristo. Kakà ha detto di aver pregato molto e di aver ricevuto un'indicazione da Dio negli ultimi giorni
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Il Times rilancia l'indiscrezione che lega la scelta del brasiliano, Atleta di Cristo, alla sua fede religiosa. Anche gli evangelici d'Italia si sono mobilitati per evitare il passaggio del milanista al City dello sceicco arabo Mansour bin Zayed al Nahyan

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"In questi giorni ho pregato molto per capire cosa dovevo fare, e da Dio mi è venuta un'indicazione". Insomma, 'I Belong to Jesus', come Kakà ricorda spesso con la sua maglia, ancor prima che al Manchester City. Non è sfuggita al 'Times' di Londra, tra le altre, questa motivazione fornita ieri dall'atleta di Cristo Ricardo Izecson dos Santos Leite, convertito alla fede per una caduta in piscina nella quale rischiò la carriera, e la successiva guarigione, nel 2000. 'Ha pregato per capire cosa doveva fare, scrive oggi il prestigioso quotidiano londinese, nel dar conto dell'incredibile no del campione alla mega offerta degli sceicchi.

A mettere in collegamento la fede di Kakà e l'origine geografica della maxi-offerta, a dire il vero, erano già stati ieri gli Evangelici d'Italia, con un appello al giocatore a non dire sì "all'offerta di un proprietario musulmano". Ma non è quella la chiesa di Kakà. Anche perchè il brasiliano a Milano una tutta sua non ce l'ha. Ha chiesto aiuto a Dio, ha rivelato, ma lo ha fatto in privato perchè sotto la Madonnina non c'è una chiesa evangelica di riferimento dove praticare la sua fede. Dal suo arrivo in Italia, ha avuto solo pochi colloqui con Roselen Boerner Faccio, pastora brasiliana che a Milano ha fondato nel 1994 la chiesa evangelica internazionale Ministero Sabaoth, dove però Kakà non è mai andato a pregare, neanche  in questi giorni così difficili per lui. La sua chiesa di riferimento è in Brasile, è la setta Renascer: "Ma noi non c'entriamo nulla con la sua scelta",  precisa da San Paolo una portavoce, mentre il gruppo al quale Kakà ha aderito è in gravi difficoltà per gli scandali che ne hanno coinvolto il fondatore, e per il lutto di ieri, sette morti per il crollo del tetto della chiesa in cui l'asso  brasiliano si era sposato.

Ieri, quando ancora sembrava inevitabile, l'eventuale passaggio di Kakà al City, o meglio nella squadra di uno  sceicco musulmano, era stato decisamente bocciato dal sito evangelici.net: "Come Kakà saprà - si legge in un articolo scritto ieri -, il Manchester appartiene a uno sceicco arabo, Mansour bin Zayed al Nahyan. Se andasse in porto l'affaire Kakà-Manchester City, il futuro pastore evangelico Kakà si ritroverebbe quindi volontariamente al soldo (anzi, ai soldi, e  tanti) di un musulmano".

"Una situazione piuttosto imbarazzante - prosegue l'articolo - che potrebbe farsi più spinosa qualora lo sceicco un giorno decidesse di vietare ai suoi giocatori (e quindi anche a Kakà) dichiarazioni, magliette, gesti troppo plateali di sostegno alla  fede cristiana". Ma la setta Renascer, alla quale appartiene Kakà, ha fatto sapere di non avere avuto nulla a che vedere con la decisione  del fuoriclasse rossonero di rimanere al Milan. "E' stata una decisione personale di Kakà, nella quale non avremmo nessuna ragione per immischiarci, nè avremmo potuto - ha dichiarato all'ANSA la portavoce della setta, Marli Goncalves - Kakà è un esempio mondiale, è un atleta maturo, ha una formazione morale impeccabile, assorbita dalla sua famiglia. Sa che può sempre contare sull'appoggio della Renascer e, illuminato com'è, saprà sempre qual è il suo miglior destino, ed è lui stesso che lo costruirà, senza interferenze".