L'Inter prepara il dopo Benitez: è già ora dello SpecialTwo?

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Cloni? Andres Villas Boas e Josè Mourinho: l'allievo e il maestro (Getty Images)
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Il presidente Moratti ha confermato il tecnico spagnolo, spazzando le voci di un possibile esonero. Ma dal Portogallo rimbalza un possibile interessamento per Andres Villas Boas, tecnico del Porto ed ex assistente di Mourinho. LE FOTO: MOU vs VILLAS BOAS

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di LUCIANO CREMONA

Se Rafa Benitez vive nell'ombra di Mourinho e, dopo soli tre mesi, è già nel vortice degli allenatori a rischio, c'è un'altra ombra di Mourinho, questa volta in carne e ossa, che si allunga sulla panchina dell'Inter. È quella di Andres Villas Boas, attuale tecnico del Porto, una vita passata come assistente di Mourinho.

Una vita... Diciamo qualche anno, perché Andres Villas Boas è giovane: è nato ad Oporto nel 1977. La sua fama di clone di Mou sta sparendo, facendo spazio a quella di erede Mou: perché da quando guida il Porto, e cioè dalla scorsa estate, non ha mai perso. Prima la vittoria in Supercoppa contro il Benfica. Poi le 11 partite di campionato: 10 vittorie, un pareggio, +10 sui rivali di Lisbona. In mezzo anche le quattro partite di Europa League: 3 vittorie e un pareggio e passaggio del turno già in tasca.

Dall'Inter, dove era assistente di Mourinho, Villas Boas se n'è andato nell'ottobre del 2009, spinto dalla voglia di mettersi ad allenare. Ha iniziato con una mission impossible: salvare l'Academica di Coimbra, ferma a zero vittorie dopo un inizio disastroso. Detto, fatto: Villas Boas porta la squadra all'undicesimo posto, perdendo la semifinale di Coppa con il Porto.
Una carriera sprint, quella di Villas Boas, già nel giro degli osservatori del Porto di Bobby Robson a 16 anni: merito di una lettera che lasciò nella cassetta della posta del tecnico inglese consigliandogli un maggior utilizzo dell'attaccante Domingos Paciencia. Nel 2000 l'incarico più bizzarro, quello di ct delle Isole Vergini: fu cacciato dopo una disfatta con le Bermuda. Poi ha legato a doppio filo con Mourinho la sua esperienza, accompagnandolo al Porto, al Chelsea e all'Inter.

Spesso, negli stadi d'Europa, tanti lo scovavano sugli spalti: "Eccola, la spia di Josè". Perché le partite, Mou, le preparava sempre con l'aiuto di Villas Boas, addetto a studiare gli avversari. Studiarli a fondo. Venticinque minuti di filmati per ogni avversario da affrontare: il 'tattico' forniva ad ogni giocatore la personale razione di informazioni. Il Mourinho-biondo, come è stato ribattezzato ("Ma non sono il clone di nessuno", ci tiene a sottolineare), è il vero promotore di quel 4-3-3 che Mou ha dovuto rinnegare all'Inter. Basta vedere giocare il Porto. Che dopo la tremenda stagione dell'anno passato è tornato a volare. Anche per merito degli allenamenti tutto palla e tattica. Tanta, tantissima tattica.

Ma non solo campo: stesso abbigliamento di Mou, stesse pose in panchina. Fascino e personalità. Dopo il derby tra Inter e Milan del 2008 Villas Boas fu squalificato per aver insultato l'arbitro. Anche le conferenze stampa sembrano contaminate dagli anni di convivenza con Mou: "Gli avversari? Sono ossessionati da noi. Il Benfica si lamenta? Chieda la ripetizione della partita. Tatticamente loro sono uno zero". Puro stile Mourinho, insomma. L'Inter, che non ha ancora dimenticato il profeta di Setubal, ci ha pensato troppo tardi: dopo lo Special One forse serviva lo Special Two.

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