Leonardo in dribbling: "L'Inter? Buon Natale a tutti"

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Un sorriso e via: Leonardo non si sbottona su un suo futuro all'Inter
Outgoing AC Milan's Brasilian coach Leonardo gestures before his team's Serie A football match against Juventus on  May 15, 2010 at San Siro Stadium in Milan.  Brazilian World Cup winner Leonardo announced the day before that he is leaving seven-time champions of Europe AC Milan. AFP PHOTO / GIUSEPPE CACACE (Photo credit should read GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)

"L'unica cosa che posso dire è buon Natale a tutti". Sono le uniche parole pronunciate da Leonardo, intercettato da Sky a Milano: "Con me all'Inter i milanisti si arrabbierebbero? Io so meno di voi. Il 29 alla Pinetina? Ciao a tutti". IL VIDEO

Adiós Benitez. Moratti: inevitabile. L'Inter a Leonardo

"L'unica cosa che posso dire è buon Natale a tutti". Sono le uniche parole pronunciate da Leonardo, intercettato da Sky a Milano. Il brasiliano non vuole sbilanciarsi su un suo sempre più probabile approdo alla panchina nerazzurra per sostituire Rafa Benitez. "Con me all'Inter i milanisti si arrabbierebbero? Io so meno di voi. Il 29 alla Pinetina? Ciao a tutti".

Al di là delle dichiarazioni (o non-dichiarazioni) di rito, dopo la parentesi del poco atletico Rafa Benitez, l'Inter si prepara ad accogliere in panchina un nuovo volto da copertina. E' quello di Leonardo Nascimento de Araujo, o semplicemente Leonardo: che innanzitutto dovrà spiegare come ci si sente a fare questa scelta nonostante 13 dei suoi 41 anni spesi al Milan. Faccia da bravo ragazzo, con i suoi modi eleganti, il brasiliano ha un 'appeal' che può almeno competere con José Mourinho. Ha pochi vezzi, fra cui quello di aggiustarsi il ciuffo con una mano. Un po' come Roberto Mancini, che aveva solo un anno in meno quando divenne allenatore nerazzurro. Anche Leonardo praticamente ha saltato la gavetta: deroga grazie al Mondiale vinto con la Selecao nel 1994 e subito un incarico prestigioso, prima di prendere il patentino.

Gli è capitato di perdere la voce alle prime partite, di esitare su qualche sostituzione. Ma è sempre apparso in controllo. Anche nel doloroso divorzio, causa "incompatibilita"' con il "narciso" presidente Silvio Berlusconi, che lo considerava "un testone". Questa indipendenza intellettuale ha fatto breccia in Moratti, che da anni stima e ammira il brasiliano. Leonardo ha declinato un'offerta in estate, aveva bisogno di smaltire lo stress accumulato. Ora è il momento giusto: dopo sei mesi da commentatore televisivo per un'emittente francese, torna a vivere e lavorare a Milano, dove ha una casa e una compagna. "E' una persona intelligente, molto in gamba - è il benvenuto di Javier Zanetti, che di Leonardo è diventato amico a furia di condividere appuntamenti di beneficenza - e ha grande esperienza di calcio".

Stella dai buoni sentimenti, il brasiliano esordisce in patria a 18 anni e prima di arrivare al Milan nel 1997 gioca nel Flamengo, nel San Paolo (batte i rossoneri nell' Intercontinentale del 1993), al Valencia, in Giappone e al Paris Saint-Germain. Dove va impara la lingua (ne parla quindi cinque) e, tranne in Spagna, vince: in rossonero uno scudetto e una Coppa Italia, fra lampi di classe e infortuni.  Quando appende gli scarpini al chiodo, il Milan non si lascia scappare un grande conoscitore di calcio con il talento nelle pubbliche relazioni. Diventa dirigente, responsabile di Fondazione Milan; ma anche consulente di mercato (grazie a lui arrivano Kakà, Pato e Thiago Silva) e diplomatico, con la missione di appianare divergenze con la Federcalcio brasiliana.

Leonardo si ispira a Telè Santana, tecnico del Brasile '82. Al Milan ha puntato sul '4-2-e fantasia', modulo sbilanciato in attacco ma funzionale finché Nesta e Pato non si sono infortunati. Predilige una preparazione atletica 'alla Mourinho', con il pallone, e si considera "un gestore". Refrattario alla polemica ("si possano dare bastonate senza alzare la voce: così Gandhi ha liberato l'India"), su insegnamento di genitori ed allenatori crede nella "strategia dell'amore e degli abbracci". Come ogni tecnico, nello spogliatoio del Milan non aveva solo grandi amici. In quello dell'Inter deve riaccendere l'entusiasmo ed è facile credere che il suo passato milanista sia una motivazione in più per aiutare Zanetti e compagni a ricominciare la rincorsa allo scudetto.

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