Club indebitati: caccia aperta ai giovani talenti argentini

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In Argentina il mondo del calcio è sommerso dai debiti: il rosso complessivo delle venti squadre della Primera División è poco più di 200 milioni di euro. Per risanare il debito le giovani promesse sono state messe sul mercato

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di EMILIANO GUANELLA
da Buenos Aires

C’è un dato che può interessare gli agenti impegnati nella finestra di calciomercato invernale; i principali club argentini sono indebitati fino al collo, hanno bisogno di vendere le loro giovani promesse per far cassa e far fronte così ai creditori. Numeri alla mano, il rosso complessivo delle venti squadre della Primera División è di 1,12 miliardi di pesos argentini, poco più di 200 milioni di Euro, un deficit cresciuto del 15% rispetto all’anno passato, con situazioni in alcuni casi molto critiche.

Il record negativo è del River Plate, il presidente Daniel Passerella si trova a fare i conti con il buco colossale (e i bilanci truccati) lasciato dal suo predecessore Aguilar. Il club che è stato un grande vivaio dagli anni novanta in poi (Hernan Crespo, Saviola, Sorin, Almeida, Marcelos Salas, Pablito Aimar, Andrea D’Alessandro, Javier Mascherano) ha incassato nel 2010 poche centinaia di migliaia di euro dalla vendita dei giocatori e oggi ha un passivo totale che si aggira sui 50 milioni di euro. Per questo, nonostante il Kaiser abbia più volte dichiarato di non voler disfarsi dei gioiellini cresciuti nel club anzitempo, sono di fatto sul mercato Diego Buonanotte e pure Rogelio Funes Mori, (il Benfica è in pole position) mentre il diciassettenne Erik Lamela, su cui si è interessato il Milan, dovrebbe restare per altri sei mesi, a meno che in casa rossonera siano disposti a spendere una quindicina di milioni di Euro.

Il Boca Juniors è messo meglio; sebbene debba far fronte ad un debito complessivo di 20 milioni, ha chiuso il bilancio dell’anno con un leggero attivo, migliorato ulteriormente dalle vendite realizzate l’anno scorso e non ancora contabilizzate di Nicolas Gaitan e Mauro Boselli. Traballa invece il San Lorenzo, 20 milioni di passivo: prevedendo almeno due o tre cessioni importanti, l’allenatore Ramon Diaz ha messo le mani avanti chiedendo rinforzi giovani, da pescare soprattutto nel serbatoio sudamericano. Anche l’’Independiente di Avellaneda, fresco campione della Coppa Sudamericana, che deve pagare ancora buona parte dei lavori del nuovo stadio, naviga in cattive acque; rosso di 30 milioni e nessun campione di peso da piazzare in Europa. E cosi via via, fino ai piccoli club.

Nemmeno la manna arrivata dal governo di Cristina Kirchner, 120 milioni di euro pagati alla federcalcio locale per assicurarsi i diritti del campionato sulla tv statale, ha contribuito a sanare la situazione. La responsabilità maggiore sta nei dirigenti, eletti dai soci con mandato di quattro anni, che spesso prediligono gli affari personali, e dei procuratori, che gli interessi della squadra. Il caso più emblematico è l’Huracan la squadra che ha fatto esplodere in patria Javier Pastore, il cui cartellino, però, rimase in mano ad un pool di investitori che lo hanno ceduto al Palermo senza che alla società arrivasse un centesimo. Oggi il club naviga in cattive acque con 15 milioni di rosso e i bilanci non presentati dell’ultimo anno.

Uniche eccezioni di rilievo sono il Velez Sarfield, che ha recentemente festeggiato il suo primo secolo di vita con una partita revival contro le vecchie glorie del Milan della finale Intercontinentale del 1994 e l’Estudiantes di Juan Sebastian Veron, detentore del campionato Apertura, bilancio solido, aiutato dalla vendita, con cessione slittata a giugno, del difensore Federico Fernandez al Napoli. Buonissima poi la situazione del Lanus, ex cenerentola oggi diventata un’importante realtà del campionato, che ha fra le mani uno dei possibili uomini del mercato, il centrocampista Sebastian Blanco, classe 1988. Su di lui hanno puntato gli occhi diversi club spagnoli (Atletico Madrid, Valencia, Siviglia) ma anche il Napoli, alla caccia dell’ennesima pesca fortunata in terre sudamericane. Per tutti gli operatori, comunque, vale la regola sacra; quando chi vende ha bisogno urgente di liquidi il compratore parte in vantaggio e può strappare un prezzo migliore.

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