Milan, cogli subito Lamela. E con Pirlo è crisi del 7° anno
CalciomercatoNella squadra che oggi è pronta a festeggiare lo scudetto, non sono tanti i reduci che fecero l'impresa nel 2004: uno è Pirlo. Ma non è affatto sicuro che resterà in rossonero. Intanto, è il centrocampista del River Plate il talento che farebbe comodo
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Tullio Tinti a Vinovo, la Juventus stringe per Andrea Pirlo? Assolutamente no, il procuratore del centrocampista del Milan assicura che si è recato al centro sportivo della Juve soltanto per "salutare Matri". Poi, "con Marotta non abbiamo assolutamente parlato di Pirlo - spiega Tinti a Sky Sport 24 -. Andrea prima deve parlare con il Milan e poi valuteremo tutto il resto, ma la Juve non ha mai parlato di Pirlo e io non ho mai parlato con lui della Juventus".
La crisi del settimo anno, tra lui e il Milan, è comunque arrivata puntuale: esattamente 7 anni dopo la festa per il primo scudetto in rossonero. Già, perché nel Milan che oggi è pronto a festeggiare non sono tanti i reduci che fecero l'impresa nel 2004: Abbiati, Nesta, Ambrosini, Gattuso, Seedorf, in teoria Inzaghi… e poi lui. Pirlo. Che 7 anni fa, fu decisivo per la vittoria finale.
Aveva 25 anni e non 32, e saltò solo 2 partite: 32 presenze su 34. Un punto fermo del centrocampo, fondamentale anche in fase realizzativa con 6 reti in campionato. Un apporto decisamente diverso da quello che Pirlo ha dato alla causa di quest'anno. Perché fino alla sconfitta con la Juve, nelle prime 9 partite dell'era Allegri, è sempre stato titolare. Ma dopo - complici gli infortuni prima, i risultati ottenuti da chi ha preso il suo posto poi - il suo posto è stato tutt'altro che fisso.
Finora 16 partite e 1 solo gol: questo, sufficiente per dare al Milan la vittoria a Parma ma non sufficiente per sciogliere definitivamente questo dubbio. Il Pirlo di oggi è indispensabile a questo Milan? L'ingaggio - 6 milioni netti a stagione, che Berlusconi stesso ha ammesso di considerare "tantini" - è da "top players", come li chiama Galliani, che però non fa eccezioni nemmeno per lui: prima il piacere - la festa scudetto - poi il dovere -, la questione rinnovi. Con il rischio di perderlo a 0, come è successo alla Roma con Mexes. Eppure, sempre Galliani giura che nessuno dei suoi, Pirlo compreso, ha già firmato con altri. L'investimento è eccessivo per le grandi d'Italia e non solo? Oppure è Pirlo che per ora ha detto no sperando di restare? Bell'enigma. Che ha un volto di sfinge (Pirlo), e va sciolto al più presto.
Intanto, El Pampa sceglie El Coco, e indirettamente dà un consiglio a Milan, Lazio, Roma e chiunque fosse interessato. La dritta è questa: "Cogli Lamela prima che sia troppo tardi". Cioè prima che il prezzo si alzi dopo la prossima Copa America, quando il giovane talento argentino esploderà. Pardon... maturerà.
Di Erik Lamela, detto Coco, si parla da mesi, almeno da quando a dicembre Braida andò a Buenos Aires per fare una chicchierata con il River Plate. Ora arriva l'investitura di un grande attaccante come Sosa, che con un trequartista come Lamela avrebbe segnato più dei 115 che gli almanacchi gli riconoscono. Perfetto per il Pampa, perché più che tra le linee Lamela gioca sulla fascia. Un esterno d'attacco che oltre ai dribbling e le rabone - il suo colpo preferito- disegna cross perfetti per chi fa la prima punta. Il Milan che pensa a Ganso non si è dimenticato di lui. Perché è più giovane di tre anni, perché è comunitario, e perché Lamela non è bacato: al contrario di Ganso nessun infortunio finora ha segnato la sua carriera. Ma soprattutto costa un po' meno. Con 18 milioni, che non sono pochi, si prende e si porta via. Il tempo de Lamela potrebbe essere arrivato.
Riguarda lo speciale derby Milan-Inter
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Tullio Tinti a Vinovo, la Juventus stringe per Andrea Pirlo? Assolutamente no, il procuratore del centrocampista del Milan assicura che si è recato al centro sportivo della Juve soltanto per "salutare Matri". Poi, "con Marotta non abbiamo assolutamente parlato di Pirlo - spiega Tinti a Sky Sport 24 -. Andrea prima deve parlare con il Milan e poi valuteremo tutto il resto, ma la Juve non ha mai parlato di Pirlo e io non ho mai parlato con lui della Juventus".
La crisi del settimo anno, tra lui e il Milan, è comunque arrivata puntuale: esattamente 7 anni dopo la festa per il primo scudetto in rossonero. Già, perché nel Milan che oggi è pronto a festeggiare non sono tanti i reduci che fecero l'impresa nel 2004: Abbiati, Nesta, Ambrosini, Gattuso, Seedorf, in teoria Inzaghi… e poi lui. Pirlo. Che 7 anni fa, fu decisivo per la vittoria finale.
Aveva 25 anni e non 32, e saltò solo 2 partite: 32 presenze su 34. Un punto fermo del centrocampo, fondamentale anche in fase realizzativa con 6 reti in campionato. Un apporto decisamente diverso da quello che Pirlo ha dato alla causa di quest'anno. Perché fino alla sconfitta con la Juve, nelle prime 9 partite dell'era Allegri, è sempre stato titolare. Ma dopo - complici gli infortuni prima, i risultati ottenuti da chi ha preso il suo posto poi - il suo posto è stato tutt'altro che fisso.
Finora 16 partite e 1 solo gol: questo, sufficiente per dare al Milan la vittoria a Parma ma non sufficiente per sciogliere definitivamente questo dubbio. Il Pirlo di oggi è indispensabile a questo Milan? L'ingaggio - 6 milioni netti a stagione, che Berlusconi stesso ha ammesso di considerare "tantini" - è da "top players", come li chiama Galliani, che però non fa eccezioni nemmeno per lui: prima il piacere - la festa scudetto - poi il dovere -, la questione rinnovi. Con il rischio di perderlo a 0, come è successo alla Roma con Mexes. Eppure, sempre Galliani giura che nessuno dei suoi, Pirlo compreso, ha già firmato con altri. L'investimento è eccessivo per le grandi d'Italia e non solo? Oppure è Pirlo che per ora ha detto no sperando di restare? Bell'enigma. Che ha un volto di sfinge (Pirlo), e va sciolto al più presto.
Intanto, El Pampa sceglie El Coco, e indirettamente dà un consiglio a Milan, Lazio, Roma e chiunque fosse interessato. La dritta è questa: "Cogli Lamela prima che sia troppo tardi". Cioè prima che il prezzo si alzi dopo la prossima Copa America, quando il giovane talento argentino esploderà. Pardon... maturerà.
Di Erik Lamela, detto Coco, si parla da mesi, almeno da quando a dicembre Braida andò a Buenos Aires per fare una chicchierata con il River Plate. Ora arriva l'investitura di un grande attaccante come Sosa, che con un trequartista come Lamela avrebbe segnato più dei 115 che gli almanacchi gli riconoscono. Perfetto per il Pampa, perché più che tra le linee Lamela gioca sulla fascia. Un esterno d'attacco che oltre ai dribbling e le rabone - il suo colpo preferito- disegna cross perfetti per chi fa la prima punta. Il Milan che pensa a Ganso non si è dimenticato di lui. Perché è più giovane di tre anni, perché è comunitario, e perché Lamela non è bacato: al contrario di Ganso nessun infortunio finora ha segnato la sua carriera. Ma soprattutto costa un po' meno. Con 18 milioni, che non sono pochi, si prende e si porta via. Il tempo de Lamela potrebbe essere arrivato.
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