Il mercato delle panchine: sempre più scambi, meno ricambi

Calciomercato
Alberto Malesani è stato scelto dal Genoa. Per lui è la terza squadra diversa in tre anni, dopo le esperienze a Siena e a Bologna
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Aspettando Luis Enrique, Sannino al Siena è l'unico tecnico a non aver mai assaggiato la Serie A. Segnale chiaro: dopo un biennio ricco di facce nuove (Leonardo, Ferrara, Montella, Pioli...), il mercato attuale ci sta regalando soltanto scelte "prudenti"

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di Vanni Spinella

L'effetto farfalla trova conferma anche nel calcio. Basta un battito d’ali, con un allenatore che spicca il volo verso una nuova avventura, per causare terremoti a chilometri di distanza. Cambi di panchina a cascata, ad ogni latitudine.

Montella, abbandonato dalla Roma, vicino al Catania, il cui ex-allenatore, Giampaolo, va al Cesena. Sull’asse Verona-Palermo, Pioli corre tra le braccia di Zamparini, Delio Rossi resta a piedi (possibile?) e il Chievo si consola ripensando all’ex Di Carlo. La Bologna-Genova si sistema con l’ex-Cagliari Bisoli che subentra a Malesani, il quale finisce al Genoa e scalza Ballardini.
Immediata una riflessione: in Italia non si “inventano” più nuovi allenatori, ma ci si orienta su quelli già pronti, che abbiano assaggiato la Serie A almeno una volta in carriera.

Sannino, reclutato dal Siena, al momento rappresenta l’eccezione in un mondo in cui la regola è andare sull’usato sicuro. Tantissimi ribaltoni, ma nessun’altra squadra ha puntato su un tecnico che non aveva mai provato prima gioie e dolori del massimo campionato italiano.
Un anno fa la stagione iniziò con due new-entry in Serie A (Pioli al Chievo, proveniente dal Sassuolo, e Benitez) e scoprì in corsa la freschezza di Montella e Simeone.

Ancora meglio nel 2009, quando i volti che si affacciavano per la prima volta in Serie A erano addirittura 5, ad agosto: Gregucci all’Atalanta (dal Vicenza), Atzori al Catania (dal Ravenna), Ruotolo al Livorno (di cui era vice l’anno prima), Ferrara alla Juventus (da vice-Lippi in Nazionale) e Leonardo al Milan (da dirigente).

Se da un lato, ultimamente, ci siamo rallegrati per il ringiovanimento delle panchine, dall’altro ci tocca constatare come, in questa sessione di mercato, il ricambio sia praticamente nullo. E senza nuove idee, è difficile progredire.
I nomi e le facce che girano sono sempre quelli, ci si limita a cambiare bandiera, saltando da una panca all’altra.

Basti pensare che sono ben 13 gli allenatori che, nelle ultime 2 stagioni, hanno allenato in Serie A su due panchine diverse. Tradotto: via da una parte, hanno subito trovato una sistemazione da un’altra. Talvolta per meriti sul campo, va detto (come nel caso di Delneri, che si guadagnò la Juve dopo un anno super alla Samp). Altre volte in maniera quasi inspiegabile (Cosmi, due parentesi in due anni, prima a Livorno e poi a Palermo; o Mutti, due subentri terminati con due retrocessioni, a Bergamo e Bari).

Adesso aspettiamo di vedere se la neo-promossa che uscirà dalla finale playoff dimostrerà un po’ di coraggio e riconoscenza, confermando il debuttante artefice della promozione. Per il resto, fateci caso, in un periodo in cui si deve stare ben attenti alle scommesse che si fanno, puntare su allenatori “inesperti” non piace più a nessuno. E si continua a girare…

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