I nuovi Ibra, Totti e Ronaldo vengono tutti dal Marocco
CalciomercatoGiovani, forti e con soprannomi impegnativi: partendo dal Nord Africa hanno conquistato i campionati europei minori, adesso sono pronti per il grande salto. Al fianco di campioni già affermati, di cui si dice siano gli eredi naturali. GUARDA LE FOTO
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di Vanni Spinella
Sembra Cristiano Ronaldo, si chiama Adel Taarabt. Con questa presentazione vengono introdotte sugli schermi di Youtube le prodezze dell’ultimo mago marocchino apparso sui palcoscenici europei.
L’ultimo, perché quella dei calciatori provenienti dal Sahara sembra una vera invasione. Nati alla fine degli anni Ottanta, sbocciati tutti d’un colpo; cresciuti nei campionati europei minori e oggi pronti a conquistare Liga, Serie A o Premier. Anche nel loro caso, basta pagare moneta per vedere cammello.
Adel Taarabt, il “nuovo Cristiano Ronaldo” (1989)
Trequartista tutto “skills and tricks”, nato in Marocco, cresciuto in Francia ed esploso calcisticamente in Inghilterra. Lui la Premier l’ha già assaggiata: 9 partite al Tottenham (che lo strappa alla concorrenza di Arsenal e Chelsea), dopo un trasferimento che lui stesso non ha faticato a definire “il più grande errore della carriera”.
Passato al QPR, in seconda divisione, è diventato capitano della squadra e l’ha guidata fino alla promozione a suon di gol (19) e assist (16), che gli sono valsi il titolo di miglior giocatore della Championship.
È pronto a ritentare l’avventura in Premier, ma difficilmente lo farà con la maglia del team di Briatore. In Italia piaceva alla Lazio e lo tiene d’occhio l’Inter.
Due sole controindicazioni: un nome quasi impronunciabile e un caratterino che recentemente l’ha portato a dare l’addio alla Nazionale (a 22 anni), dopo aver scoperto di non essere tra i titolari nella gara contro l’Algeria.
Nel suo repertorio tante finte, movimenti sinuosi, tocchi d’esterno e con la suola: così, da ragazzino, fu subito definito il “nuovo Zidane”.
L’etichetta è stata cambiata quando è emersa la sua predilezione per la giocata spettacolare a tutti i costi, al limite della superbia, che unita a una notevole rapidità di gambe ne ha fatto il “nuovo Cristiano Ronaldo”. Il primo a mandare i suoi osservatori a vederlo? Non a caso, fu Sir Alex Ferguson.
El Arabi, il “nuovo Totti” (1987)
Centravanti atipico, di quelli a cui piace arretrare a centrocampo per prendersi la palla, partecipare alla manovra, mandare in gol i compagni con altruismo.
Senza però risultare penalizzato sotto porta: quando c’è da segnare, è sempre pronto, come confermano i numeri: 30 gol in 75 partite con la maglia del Caen non sono pochi. Il più celebre resta quello all’esordio in Ligue1, contro i campioni in carica del Marsiglia di Deschamps, con cui ammutolì il Velodrome e si svelò all’Europa intera.
Ottima tecnica individuale (nel settembre del 2008 era stato convocato nella Nazionale francese under 21 di calcetto), dribbling, fa l’attaccante ma sa fare anche la mezzapunta.
Sembra il ritratto di Francesco Totti, e invece è il franco-marocchino El Arabi. Non è un caso che piacesse alla Roma, anche se adesso si è mosso con decisione il Genoa.
Inutile dire che per la Serie A lascerebbe la Ligue1 in un batter d’occhio.
Marouane Chamakh, il “nuovo Dugarry” (1984)
È quello che ha meno bisogno di presentazioni, essendo già approdato in un top club come l’Arsenal.
In Francia impiegarono poco a definirlo il “nuovo Dugarry”, semplicemente perché, come l’ex milanista, giocava nel Bordeaux. Un’etichetta che non gli rende giustizia. Magari non vincerà mai un Mondiale di calcio, ma le sue doti calcistiche sono nettamente al di sopra di quelle del francese.
In comune hanno fisico e numeri non proprio impressionanti in fatto di realizzazioni. Resta però uno di quegli attaccanti sempre utili alla causa. La benedizione di Arsene Wenger vale più di tante parole.
El Kabir, il “nuovo Ibrahimovic” (1988)
A meno di clamorosi colpi di scena, non è più sul mercato. Se lo è già assicurato il Cagliari, grazie a un blitz di Cellino un paio di mesi fa.
Non gli assomiglia fisicamente (è alto 1.78 e ha la tendenza a mettere su peso), non ha la sua tecnica né il suo carisma. Eppure, per tutti, è il nuovo Zlatan. Il motivo? Come Ibrahimovic, semplicemente, è cresciuto calcisticamente in Olanda, passando dalle giovanili dell’Ajax. Origine marocchina, passaporto olandese, è esploso nel campionato svedese: altro flebile punto di contatto con Ibra. Sarà veramente lui il nuovo fenomeno della nostra Serie A? A Cagliari ne sono tutti convinti. Tanto che, sui forum, l’hanno già ribattezzato El Kebab.
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di Vanni Spinella
Sembra Cristiano Ronaldo, si chiama Adel Taarabt. Con questa presentazione vengono introdotte sugli schermi di Youtube le prodezze dell’ultimo mago marocchino apparso sui palcoscenici europei.
L’ultimo, perché quella dei calciatori provenienti dal Sahara sembra una vera invasione. Nati alla fine degli anni Ottanta, sbocciati tutti d’un colpo; cresciuti nei campionati europei minori e oggi pronti a conquistare Liga, Serie A o Premier. Anche nel loro caso, basta pagare moneta per vedere cammello.
Adel Taarabt, il “nuovo Cristiano Ronaldo” (1989)
Trequartista tutto “skills and tricks”, nato in Marocco, cresciuto in Francia ed esploso calcisticamente in Inghilterra. Lui la Premier l’ha già assaggiata: 9 partite al Tottenham (che lo strappa alla concorrenza di Arsenal e Chelsea), dopo un trasferimento che lui stesso non ha faticato a definire “il più grande errore della carriera”.
Passato al QPR, in seconda divisione, è diventato capitano della squadra e l’ha guidata fino alla promozione a suon di gol (19) e assist (16), che gli sono valsi il titolo di miglior giocatore della Championship.
È pronto a ritentare l’avventura in Premier, ma difficilmente lo farà con la maglia del team di Briatore. In Italia piaceva alla Lazio e lo tiene d’occhio l’Inter.
Due sole controindicazioni: un nome quasi impronunciabile e un caratterino che recentemente l’ha portato a dare l’addio alla Nazionale (a 22 anni), dopo aver scoperto di non essere tra i titolari nella gara contro l’Algeria.
Nel suo repertorio tante finte, movimenti sinuosi, tocchi d’esterno e con la suola: così, da ragazzino, fu subito definito il “nuovo Zidane”.
L’etichetta è stata cambiata quando è emersa la sua predilezione per la giocata spettacolare a tutti i costi, al limite della superbia, che unita a una notevole rapidità di gambe ne ha fatto il “nuovo Cristiano Ronaldo”. Il primo a mandare i suoi osservatori a vederlo? Non a caso, fu Sir Alex Ferguson.
El Arabi, il “nuovo Totti” (1987)
Centravanti atipico, di quelli a cui piace arretrare a centrocampo per prendersi la palla, partecipare alla manovra, mandare in gol i compagni con altruismo.
Senza però risultare penalizzato sotto porta: quando c’è da segnare, è sempre pronto, come confermano i numeri: 30 gol in 75 partite con la maglia del Caen non sono pochi. Il più celebre resta quello all’esordio in Ligue1, contro i campioni in carica del Marsiglia di Deschamps, con cui ammutolì il Velodrome e si svelò all’Europa intera.
Ottima tecnica individuale (nel settembre del 2008 era stato convocato nella Nazionale francese under 21 di calcetto), dribbling, fa l’attaccante ma sa fare anche la mezzapunta.
Sembra il ritratto di Francesco Totti, e invece è il franco-marocchino El Arabi. Non è un caso che piacesse alla Roma, anche se adesso si è mosso con decisione il Genoa.
Inutile dire che per la Serie A lascerebbe la Ligue1 in un batter d’occhio.
Marouane Chamakh, il “nuovo Dugarry” (1984)
È quello che ha meno bisogno di presentazioni, essendo già approdato in un top club come l’Arsenal.
In Francia impiegarono poco a definirlo il “nuovo Dugarry”, semplicemente perché, come l’ex milanista, giocava nel Bordeaux. Un’etichetta che non gli rende giustizia. Magari non vincerà mai un Mondiale di calcio, ma le sue doti calcistiche sono nettamente al di sopra di quelle del francese.
In comune hanno fisico e numeri non proprio impressionanti in fatto di realizzazioni. Resta però uno di quegli attaccanti sempre utili alla causa. La benedizione di Arsene Wenger vale più di tante parole.
El Kabir, il “nuovo Ibrahimovic” (1988)
A meno di clamorosi colpi di scena, non è più sul mercato. Se lo è già assicurato il Cagliari, grazie a un blitz di Cellino un paio di mesi fa.
Non gli assomiglia fisicamente (è alto 1.78 e ha la tendenza a mettere su peso), non ha la sua tecnica né il suo carisma. Eppure, per tutti, è il nuovo Zlatan. Il motivo? Come Ibrahimovic, semplicemente, è cresciuto calcisticamente in Olanda, passando dalle giovanili dell’Ajax. Origine marocchina, passaporto olandese, è esploso nel campionato svedese: altro flebile punto di contatto con Ibra. Sarà veramente lui il nuovo fenomeno della nostra Serie A? A Cagliari ne sono tutti convinti. Tanto che, sui forum, l’hanno già ribattezzato El Kebab.
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