Prima o poi arriva: quanti Mister X nell’era Berlusconi
CalciomercatoDa 25 anni il Presidente dei rossoneri ha sempre regalato ai propri tifosi, tranne qualche rara eccezione, almeno un fuoriclasse a stagione: da Gullit e van Basten fino a Ibrahimovic e Robinho, passando per Baggio, Shevcenko e Kakà. LE FOTO
FOTO: Da Gullit a Ibra, i gioielli del Milan berlusconiano - Chi parte, chi arriva, chi va: le trattative del mercato estivo
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di Claudio Barbieri
Più di Lady Gaga e Jovanotti, è l’identità misteriosa di Mister X il tormentone dell’estate 2011. Almeno per quanto riguarda i tifosi del Milan, in attesa di quel grande colpo di mercato capace di entusiasmare un popolo preoccupato dalle vicende del suo proprietario, Silvio Berlusconi, ma orgoglioso per lo scudetto scucito ai cugini rivali dell’Inter.
Da quando Galliani, con la complicità di Allegri, ha cominciato il giochetto dell’indovinello al fuoriclasse, si sono susseguiti una miriade di nomi: Ganso, Neymar, Fabregas, Schwainsteiger, Hamsik e Pastore, solo per fare alcuni nomi. Probabilmente i milanisti dovranno pazientare sino alle ultime battute del mercato per accogliere il loro nuovo idolo, ma alla fine, visti i precedenti, lo avranno. Nei 25 anni dell’era Berlusconi infatti, è quasi una costante l’acquisto di almeno un fuoriclasse. E se il campione non arriva entro il 31 agosto, niente panico: c’è tempo anche nella sessione invernale.
I tre olandesi – La primissima campagna acquisti berlusconiana porta a San Siro gente importante (Galli, Massaro e Donadoni su tutti), ma nessun fuoriclasse. Per quello bisogna attendere il 1987, quando il Milan esagera e ne compra addirittura due, per giunta provenienti dalla stessa nazione: Ruud Gullit, acquistato per una cifra record di 13,5 miliardi di lire dal Feyenoord, e Marco van Basten, quest’ultimo un vero affare visto che costò la 'miseria' di 2 miliardi.
L’anno successivo, grazie alla mediazione di un giovane Mino Raiola, l’ingaggio di Frank Rijkaard, che completa il magico trio degli olandesi destinato a diventare leggenda.
Invasione di stranieri e l’era Bosman – La possibilità di tesserare un maggior numero di stranieri, sommata alla liberalizzazione della circolazione in Europa, scatena i vari Braida, Galliani e Ramaccioni. Si comincia nel 1992-93, quando alla corte di Fabio Capello arrivano quattro fuoriclasse da tutta Europa: il Pallone d’oro Jean Pierre Papin, pagato 25 miliardi, il ‘genio’ Dejan Savicevic, già campione d’Europa con la Stella Rossa Belgrado (10 miliardi), Gianluigi Lentini, per cui Berlusconi stacca un assegno di 18,5 miliardi al Torino, e un giovane Zvonimir Boban dalla Dinamo Zagabria. Un poker d’assi che viene rimpinguato e in parte sostituito tre stagioni più tardi con l’approdo sotto la Madonnina di Roberto Baggio e George Weah.
Il Milan ritenta la fortuna con gli olandesi, ma il risultato cambia: Davids (96-97) e Kluivert (97-98), arrivati dall’Ajax, sono solo una meteora.
Diverso invece il discorso per Bierhoff, protagonista dell’inaspettato scudetto di Zaccheroni, e Andriy Shevchenko, uomo da 127 gol in rossonero.
Ancelotti e le Champions – L’approdo di Carletto Ancelotti a Milanello coincide anche con il pazzo mercato dell’estate 2001, quello dei trasferimenti faraonici di Zidane, Buffon, Nedved, Crespo, ma anche di Rui Costa (85 miliardi alla Fiorentina) e Filippo Inzaghi (70 alla Juventus).
Il presidente Berlusconi, deciso a tornare sul tetto d’Europa, replica la stagione successiva ingaggiando in zona Cesarini Alessandro Nesta (30 milioni di euro alla Lazio) e il brasiliano Rivaldo, da sempre grande pupillo del Premier.
Il Milan vince la Champions, ma il Mister X arriva puntualmente ogni estate: Kakà, scartato da Moggi, si dice, per un cognome non in stile Juve, Hernan Crespo e Alberto Gilardino, quest’ultimo pagato 25 milioni di euro.
Gli ultimi colpi – I grandi nomi cominciano ad affiorare anche nella sessione invernale di riparazione. A gennaio, in tre stagioni consecutive, atterrano a Milano fuoriclasse del calibro di Ronaldo, Pato e David Beckham, intervallati dall’altro grande cruccio di Berlusconi, Ronaldinho, arrivato nell’estate del 2008 per 21 milioni di euro dal Barcellona.
Poi due stagioni di vacche magre, la contestazione dei tifosi al Presidente, colpevole di pensare troppo alla politica e poco alla sua creatura. Fino alla scorsa estate, quando gli arrivi di Ibrahimovic (24 milioni al Barcellona) e Robinho (18 milioni al City) hanno spento ogni critica, riconsegnando al Milan uno scudetto che mancava da sette stagioni.
La palla ora passa a Galliani, ma soprattutto a Berlusconi: il destino di Mister X passa esclusivamente dalle sue mani. Anzi, dalle sue tasche.
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Da quando Galliani, con la complicità di Allegri, ha cominciato il giochetto dell’indovinello al fuoriclasse, si sono susseguiti una miriade di nomi: Ganso, Neymar, Fabregas, Schwainsteiger, Hamsik e Pastore, solo per fare alcuni nomi. Probabilmente i milanisti dovranno pazientare sino alle ultime battute del mercato per accogliere il loro nuovo idolo, ma alla fine, visti i precedenti, lo avranno. Nei 25 anni dell’era Berlusconi infatti, è quasi una costante l’acquisto di almeno un fuoriclasse. E se il campione non arriva entro il 31 agosto, niente panico: c’è tempo anche nella sessione invernale.
I tre olandesi – La primissima campagna acquisti berlusconiana porta a San Siro gente importante (Galli, Massaro e Donadoni su tutti), ma nessun fuoriclasse. Per quello bisogna attendere il 1987, quando il Milan esagera e ne compra addirittura due, per giunta provenienti dalla stessa nazione: Ruud Gullit, acquistato per una cifra record di 13,5 miliardi di lire dal Feyenoord, e Marco van Basten, quest’ultimo un vero affare visto che costò la 'miseria' di 2 miliardi.
L’anno successivo, grazie alla mediazione di un giovane Mino Raiola, l’ingaggio di Frank Rijkaard, che completa il magico trio degli olandesi destinato a diventare leggenda.
Invasione di stranieri e l’era Bosman – La possibilità di tesserare un maggior numero di stranieri, sommata alla liberalizzazione della circolazione in Europa, scatena i vari Braida, Galliani e Ramaccioni. Si comincia nel 1992-93, quando alla corte di Fabio Capello arrivano quattro fuoriclasse da tutta Europa: il Pallone d’oro Jean Pierre Papin, pagato 25 miliardi, il ‘genio’ Dejan Savicevic, già campione d’Europa con la Stella Rossa Belgrado (10 miliardi), Gianluigi Lentini, per cui Berlusconi stacca un assegno di 18,5 miliardi al Torino, e un giovane Zvonimir Boban dalla Dinamo Zagabria. Un poker d’assi che viene rimpinguato e in parte sostituito tre stagioni più tardi con l’approdo sotto la Madonnina di Roberto Baggio e George Weah.
Il Milan ritenta la fortuna con gli olandesi, ma il risultato cambia: Davids (96-97) e Kluivert (97-98), arrivati dall’Ajax, sono solo una meteora.
Diverso invece il discorso per Bierhoff, protagonista dell’inaspettato scudetto di Zaccheroni, e Andriy Shevchenko, uomo da 127 gol in rossonero.
Ancelotti e le Champions – L’approdo di Carletto Ancelotti a Milanello coincide anche con il pazzo mercato dell’estate 2001, quello dei trasferimenti faraonici di Zidane, Buffon, Nedved, Crespo, ma anche di Rui Costa (85 miliardi alla Fiorentina) e Filippo Inzaghi (70 alla Juventus).
Il presidente Berlusconi, deciso a tornare sul tetto d’Europa, replica la stagione successiva ingaggiando in zona Cesarini Alessandro Nesta (30 milioni di euro alla Lazio) e il brasiliano Rivaldo, da sempre grande pupillo del Premier.
Il Milan vince la Champions, ma il Mister X arriva puntualmente ogni estate: Kakà, scartato da Moggi, si dice, per un cognome non in stile Juve, Hernan Crespo e Alberto Gilardino, quest’ultimo pagato 25 milioni di euro.
Gli ultimi colpi – I grandi nomi cominciano ad affiorare anche nella sessione invernale di riparazione. A gennaio, in tre stagioni consecutive, atterrano a Milano fuoriclasse del calibro di Ronaldo, Pato e David Beckham, intervallati dall’altro grande cruccio di Berlusconi, Ronaldinho, arrivato nell’estate del 2008 per 21 milioni di euro dal Barcellona.
Poi due stagioni di vacche magre, la contestazione dei tifosi al Presidente, colpevole di pensare troppo alla politica e poco alla sua creatura. Fino alla scorsa estate, quando gli arrivi di Ibrahimovic (24 milioni al Barcellona) e Robinho (18 milioni al City) hanno spento ogni critica, riconsegnando al Milan uno scudetto che mancava da sette stagioni.
La palla ora passa a Galliani, ma soprattutto a Berlusconi: il destino di Mister X passa esclusivamente dalle sue mani. Anzi, dalle sue tasche.
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