Presunta estorsione, Zamparini rischia l'effetto boomerang
CalciomercatoLa denuncia del presidente rosanero ai danni di Marcelo Simonian, procuratore di Javier Pastore, potrebbe ritorcersi contro il proprietario del Palermo. L'agente del "Flaco" non avrebbe ricevuto ancora un solo euro per la cessione del suo assistito al Psg
Potrebbe risolversi in un clamoroso boomerang l'indagine per estorsione aperta, dopo la denuncia del presidente del Palermo Maurizio Zamparini, dalla Procura del capoluogo dell'Isola, in relazione alla cessione del fantasista Javier Pastore al Paris Saint Germain. Conclusi gli interrogatori di Marcelo Simonian e dell'avvocato Matias Elmo, entrambi argentini, rimasti in procura rispettivamente tre e due ore. I due indagati hanno ribaltato, davanti al procuratore aggiunto Maurizio Scalia e ai sostituti Auricchio e De Flammineis, la prospettiva delle accuse. Hanno prodotto documenti legali e hanno concluso che se nella vendita di Pastore dal Palermo al Paris Saint Germain c'è un danneggiato, "si tratta senz'altro di Simonian".
L'agente del "Flaco" (pure lui argentino) ha sostenuto di non avere ricevuto ancora un solo euro. "In ogni caso - spiega uno dei due legali, l'avvocato Enrico Sanseverino - il signor Simonian era proprietario del 50% del cartellino di Pastore e dunque, rispetto al prezzo di vendita, che è stato di 42 milioni, gliene sarebbero toccati 21. Invece non ne ha avuti né 21 né i 17 che il 6 agosto, giorno in cui fu stipulata la transazione, Zamparini e Sagramola gli avevano promesso liberamente e senza alcuna costrizione".
Anche gli avvocati Sanseverino e Antonio Conte (legale della As Roma) si dicono, come il procuratore del Flaco, "fiduciosi nel lavoro dei pm", ma aggiungono di riservarsi "tutte le azioni che potranno essere proposte", non esclusa quella civile e la controdenuncia penale per calunnia. I riflettori dei magistrati e del Nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di Finanza, che conduce le indagini, saranno adesso puntati sulla verifica delle dichiarazioni dei due indagati ascoltati oggi, a proposito intanto del prezzo di vendita, che il Palermo ha iscritto in bilancio per 39,8 milioni, ma che per Simonian e Elmo ammonterebbe a 42 milioni, cifra non distante da quella (42,8) indicata dai giornali francesi sin dai primi giorni della cessione di Pastore.
Il braccio di ferro tra Zamparini e Simonian si concluse con la transazione del 6 agosto, in cui il procuratore del giocatore sudamericano era assistito dall'avvocato Elmo. "Non ci fu alcuna minaccia - insistono i difensori - e anzi la transazione fu liberamente modificata più volte, su richiesta di Rinaldo Sagramola (ad della società rosanero, ndr), con una riduzione dell'importo dovuto a Simonian da 17 milioni e mezzo a 17 milioni. Inoltre i tempi di pagamento furono anche dilazionati. In ogni caso il nostro assistito, ad oggi, non ha ancora visto un euro".
Zamparini sostiene invece nel suo esposto che al procuratore sarebbero toccati 12 milioni e che egli ne pretese 17, sotto la minaccia di far saltare tutto. Una questione che, all'apparenza, secondo le prime valutazioni dei magistrati, presenta una preponderanza di aspetti civilistici. Ora al pool coordinato dall'aggiunto Scalia toccherà capire se ce ne siano anche di penalistici, ed eventualmente a carico di chi. Lasciando il palazzo di giustizia, Simonian, titolare della società Dodici Corporation, con sedi a Buenos Aires e Palermo, oltre a negare di avere fatto una qualsiasi estorsione, si è concesso una battuta ("Sono sposato con una siciliana, è l'unica estorsione di cui so parlare") e ha detto di essere fiducioso nella giustizia.
La scorsa settimana erano stati interrogati anche lo stesso Javier Pastore e il dirigente del Paris Saint Germain Leonardo, ex allenatore dell'Inter e del Milano. I due hanno smentito ai magistrati l'esistenza di una richiesta estorsiva. Ma i magistrati di Palermo hanno iscritto ugualmente nel registro degli indagati il procuratore del fuoriclasse argentino Pastore e un avvocato che ha collaborato con Simonian nella trattativa tra il Palermo e il Psg la scorsa estate.
L'agente del "Flaco" (pure lui argentino) ha sostenuto di non avere ricevuto ancora un solo euro. "In ogni caso - spiega uno dei due legali, l'avvocato Enrico Sanseverino - il signor Simonian era proprietario del 50% del cartellino di Pastore e dunque, rispetto al prezzo di vendita, che è stato di 42 milioni, gliene sarebbero toccati 21. Invece non ne ha avuti né 21 né i 17 che il 6 agosto, giorno in cui fu stipulata la transazione, Zamparini e Sagramola gli avevano promesso liberamente e senza alcuna costrizione".
Anche gli avvocati Sanseverino e Antonio Conte (legale della As Roma) si dicono, come il procuratore del Flaco, "fiduciosi nel lavoro dei pm", ma aggiungono di riservarsi "tutte le azioni che potranno essere proposte", non esclusa quella civile e la controdenuncia penale per calunnia. I riflettori dei magistrati e del Nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di Finanza, che conduce le indagini, saranno adesso puntati sulla verifica delle dichiarazioni dei due indagati ascoltati oggi, a proposito intanto del prezzo di vendita, che il Palermo ha iscritto in bilancio per 39,8 milioni, ma che per Simonian e Elmo ammonterebbe a 42 milioni, cifra non distante da quella (42,8) indicata dai giornali francesi sin dai primi giorni della cessione di Pastore.
Il braccio di ferro tra Zamparini e Simonian si concluse con la transazione del 6 agosto, in cui il procuratore del giocatore sudamericano era assistito dall'avvocato Elmo. "Non ci fu alcuna minaccia - insistono i difensori - e anzi la transazione fu liberamente modificata più volte, su richiesta di Rinaldo Sagramola (ad della società rosanero, ndr), con una riduzione dell'importo dovuto a Simonian da 17 milioni e mezzo a 17 milioni. Inoltre i tempi di pagamento furono anche dilazionati. In ogni caso il nostro assistito, ad oggi, non ha ancora visto un euro".
Zamparini sostiene invece nel suo esposto che al procuratore sarebbero toccati 12 milioni e che egli ne pretese 17, sotto la minaccia di far saltare tutto. Una questione che, all'apparenza, secondo le prime valutazioni dei magistrati, presenta una preponderanza di aspetti civilistici. Ora al pool coordinato dall'aggiunto Scalia toccherà capire se ce ne siano anche di penalistici, ed eventualmente a carico di chi. Lasciando il palazzo di giustizia, Simonian, titolare della società Dodici Corporation, con sedi a Buenos Aires e Palermo, oltre a negare di avere fatto una qualsiasi estorsione, si è concesso una battuta ("Sono sposato con una siciliana, è l'unica estorsione di cui so parlare") e ha detto di essere fiducioso nella giustizia.
La scorsa settimana erano stati interrogati anche lo stesso Javier Pastore e il dirigente del Paris Saint Germain Leonardo, ex allenatore dell'Inter e del Milano. I due hanno smentito ai magistrati l'esistenza di una richiesta estorsiva. Ma i magistrati di Palermo hanno iscritto ugualmente nel registro degli indagati il procuratore del fuoriclasse argentino Pastore e un avvocato che ha collaborato con Simonian nella trattativa tra il Palermo e il Psg la scorsa estate.