Kakà-Milan, i pro e i contro di un ritorno che fa sognare
CalciomercatoLe parole con cui Mou ha scaricato il brasiliano al Real hanno aperto un suggestivo spiraglio ad un eventuale ritorno del fantasista in rossonero. Al momento non c’è alcuna trattativa, ma da qui al 31 agosto il mercato può regalare grosse sorprese
Le parole di Mourinho, che ha di fatto scaricato Kakà, hanno aperto un suggestivo spiraglio ad un eventuale ritorno del brasiliano al Milan. Al momento non c’è alcuna trattativa tra rossoneri e Real Madrid. In ogni caso abbiamo provato a mettere assieme pro e contro di un eventuale Kakà 2.0 al Milan.
Perché sì - Il Milan di oggi ha bisogno di un simbolo, di un leader che ne incarni storia, tradizioni e fascino e che sia spendibile sul mercato internazionale. In attesa che crescano progetti di stelle fatte in casa alla El Sharaawy, Kakà rappresenterebbe, qui ed ora, il grande nome per aprire il cartellone. Il Milan del Kakà 2.0 spegnerebbe ogni class action e nostalgia.
Tecnicamente e fisicamente, Kaka è tutt'altro che un fiore appassito. I problemi di pubalgia e l'infortunio al menisco delle scorse stagioni sono dimenticati, ed i 30 anni non lo rendono certo un ex in disarmo. Il Kakà che si è presentato a Valdebebas per iniziare la preparazione con il Real è un giocatore integro e pronto ad affrontare una stagione da titolare. Secondo Mourinho, altrove.
In campo, Kakà non ha dimenticato la lingua dei grandi. Anche lo scorso anno, nei ritagli di partita che si è conquistato, non sono mancati gol - otto tra Liga e Champions - e colpi da Pallone d'Oro. Il feeling con i brasiliani veri, i Pato ed i Robinho, e quelli d'adozione calcistica come Cassano, non sarebbe un'incognita, ma una certezza, su cui Allegri potrebbe puntare dal primo giorno.
Perché no - I costi dell'operazione non sono in linea con la spending review di via Turati. Perfino se il Real accettasse di lasciar partire Kakà in prestito, ipotesi complicata visto che 3 anni fa il club spagnolo spese 67 milioni di euro. Lo stipendio - intorno ai dieci milioni netti a stagione, il doppio al lordo delle tasse - scalerebbe il monte ingaggi eretto dalla famiglia Berlusconi e difeso da Galliani. Cifre da altri tempi, e da altri Milan, che solo Kakà, con un volontario e robusto taglio alla propria busta paga, potrebbe limitare.
Dagli ultimi quaranta giorni di mercato, Allegri si aspetta giocatori da caratteristiche diverse. Fosse per lui, il tesoretto che Galliani ha messo insieme andrebbe ripartito equamente per un difensore, un centrocampista ed un attaccante. Per l'allenatore che ha rinunciato a Pirlo e Ronaldinho, Kakà sarebbe un lusso o poco più, difficile da inserire in un quadro dove nel ruolo ci sono già Boateng, Cassano e Robinho. A meno di rivoluzioni tattiche, al momento imprevedibili e impreviste.
La specialità della cucina di Milanello non è mai stata quella di riscaldare minestre, seppur di ottima qualità. Da Sacchi a Gullit, da Capello a Shevchenko, la seconda volta non ha avuto gli stessi risultati della prima. Questione di motivazioni, di alchimìe o di semplice sfortuna ma in rossonero i campioni tendono a patire parecchio il passare del tempo. In casa Milan, anche più grandi tra i maghi non sono mai riusciti a replicare la magia.
Perché sì - Il Milan di oggi ha bisogno di un simbolo, di un leader che ne incarni storia, tradizioni e fascino e che sia spendibile sul mercato internazionale. In attesa che crescano progetti di stelle fatte in casa alla El Sharaawy, Kakà rappresenterebbe, qui ed ora, il grande nome per aprire il cartellone. Il Milan del Kakà 2.0 spegnerebbe ogni class action e nostalgia.
Tecnicamente e fisicamente, Kaka è tutt'altro che un fiore appassito. I problemi di pubalgia e l'infortunio al menisco delle scorse stagioni sono dimenticati, ed i 30 anni non lo rendono certo un ex in disarmo. Il Kakà che si è presentato a Valdebebas per iniziare la preparazione con il Real è un giocatore integro e pronto ad affrontare una stagione da titolare. Secondo Mourinho, altrove.
In campo, Kakà non ha dimenticato la lingua dei grandi. Anche lo scorso anno, nei ritagli di partita che si è conquistato, non sono mancati gol - otto tra Liga e Champions - e colpi da Pallone d'Oro. Il feeling con i brasiliani veri, i Pato ed i Robinho, e quelli d'adozione calcistica come Cassano, non sarebbe un'incognita, ma una certezza, su cui Allegri potrebbe puntare dal primo giorno.
Perché no - I costi dell'operazione non sono in linea con la spending review di via Turati. Perfino se il Real accettasse di lasciar partire Kakà in prestito, ipotesi complicata visto che 3 anni fa il club spagnolo spese 67 milioni di euro. Lo stipendio - intorno ai dieci milioni netti a stagione, il doppio al lordo delle tasse - scalerebbe il monte ingaggi eretto dalla famiglia Berlusconi e difeso da Galliani. Cifre da altri tempi, e da altri Milan, che solo Kakà, con un volontario e robusto taglio alla propria busta paga, potrebbe limitare.
Dagli ultimi quaranta giorni di mercato, Allegri si aspetta giocatori da caratteristiche diverse. Fosse per lui, il tesoretto che Galliani ha messo insieme andrebbe ripartito equamente per un difensore, un centrocampista ed un attaccante. Per l'allenatore che ha rinunciato a Pirlo e Ronaldinho, Kakà sarebbe un lusso o poco più, difficile da inserire in un quadro dove nel ruolo ci sono già Boateng, Cassano e Robinho. A meno di rivoluzioni tattiche, al momento imprevedibili e impreviste.
La specialità della cucina di Milanello non è mai stata quella di riscaldare minestre, seppur di ottima qualità. Da Sacchi a Gullit, da Capello a Shevchenko, la seconda volta non ha avuto gli stessi risultati della prima. Questione di motivazioni, di alchimìe o di semplice sfortuna ma in rossonero i campioni tendono a patire parecchio il passare del tempo. In casa Milan, anche più grandi tra i maghi non sono mai riusciti a replicare la magia.