Ciao Kevin, dal leggendario moonwalk a un calcio al razzismo

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Ora che lascia il Diavolo, i tempi del moonwalk sembrano lontanissimi. Il Milan celebrava lo scudetto. Il primo dopo 5 anni di dominio interista. E il nuovo Prince rossonero era stato uno dei protagonisti assoluti. Storia di un campionato molto amato

I tempi del moonwalk ora sembrano lontanissimi. Il Milan celebrava lo scudetto. Il primo titolo dopo 5 anni di dominio interista. E il nuovo Prince rossonero era stato - anche in campo - uno dei protagonisti assoluti. Insieme a Ibra, una delle facce da copertina.

Era arrivato come una specie di scommessa. Colpo di Galliani per pochi milioni dal Portsmouth via Genoa. Un anno da fenomeno seguito da due stagioni non sempre all'altezza rispetto alle premesse. Poca continuità, una chiaccheratissima vita privata, look discutibili, tanti infortuni, e qualche isolato colpo da alieno. Come la straripante tripletta di Lecce o i numeri in Champions.



Questo contro il Barcç resterà il gol più bello della sua parabola milanista. In Champions contro Messi e i fenomeni del Barcellona.  Non aveva ancora il numero 10 sulle spalle il Boa , una maglia che al Milan non si da mai a uno qualunque e che sembrava un'investitura anche per il futuro. Che invece sarà ancora tedesco.

Dopo le stagioni con l'Hertha Berlino e la parentesi Dortmund, tornerà in Bundes allo Schalke, poco più di 3 anni dopo. Anni intensissimi in cui è diventato anche uomo immagine nella lotta al razzismo abbandonando il campo a Busto Arsizio e poi parlando all'Onu: ha rappresentato il Milan nel mondo e se ne va dopo averlo riportato nell'Europa che conta, con la doppietta al PSV e la dedica speciale a tifosi e fidanzata. Che ora si può dire... sapeva già di addio.