Sicurezza Cile, incognita Spagna. I clan che funzionano in A

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In senso orario, partendo dalla foto in alto a sinistra: Pizarro e Mati Fernandez, cileni compagni di squadra alla Fiorentina; il clan brasiliano nel Milan; gli argentini dell'Inter eroi del Triplete; i tre olandesi che fecero grande il Milan di Sacchi
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Medel all'Inter è l'ultimo cileno ad approdare nel nostro campionato: i suoi connazionali che  l'hanno preceduto hanno sempre fatto bene. Discorso diverso per gli spagnoli. C'era un tempo, invece, in cui le certezze erano tedeschi e olandesi

di Vanni Spinella

Dimmi da dove vieni e ti dirò che campionato farai. Nel caso di Gary Medel, cileno, ultimo acquisto dell'Inter, saremmo propensi a dire buono. Quella strisciolina di terra che in Sudamerica affianca l’Argentina, infatti, ha sempre garantito ottimi prodotti alla Serie A, per non dire eccellenti nel caso di Vidal.

"Sparpagliati" ma tosti. E che plusvalenze! - A differenza di altri, non hanno mai composto un vero e proprio "clan", i cileni: la Juventus ne aveva in rosa due prima di cedere Isla al QPR, idem il Genoa nel 2012 (Seymour e Jorquera) e l’Udinese quando schierava Isla-Sanchez. Coppia che – pagata in tutto 3,5 mln – ha portato nelle casse di Pozzo 40 milioni di euro. Oggi l’unico mini-clan cileno si trova a Firenze: Pizarro e Mati Fernandez, per una mediana di qualità come piace a Montella. Il primo è uno degli architetti della Serie A da anni, il secondo approdò in Europa nel 2007, al Villarreal, voluto dal suo connazionale Pellegrini che lo preferì a Riquelme. Tanto per dire.

Fine Novanta: gli spagnoli fanno flop - Insomma, se dei cileni non si è mai pentito nessuno (gente tosta che parla con i fatti), lo stesso non si può dire, ad esempio, degli spagnoli. Solo di recente i vari Llorente, Callejon e Borja Valero hanno risollevato il nome di un popolo che in Italia, a cavallo del nuovo millennio, si era manifestato sotto forma di Cesar Gomez (Roma), Ivan De La Pena, Gaizka Mendieta (Lazio), Jose Mari, Javi Moreno (Milan), Francisco Farinos (Inter), per non parlare dei fratelli Helguera (Roma e Udinese). Tutti autentici disastri. Il Mondiale vinto dalla Spagna ha risvegliato l’interesse dei club italiani nell'estate 2010, e allora via con la nuova ondata: Calvo e Marques (Parma), Chico (Genoa), Didac Vilà (Milan), Garrido (Lazio), Ruiz (Napoli). Nuova infornata di flop.

Inter-Milan o Germania-Olanda? - Per andare sul sicuro, negli anni Ottanta, si pescava in Germania o in Olanda. Nascono così il clan dei tedeschi all’Inter (Matthaeus, Brehme, Klinsmann) e quello dei tulipani al Milan (Van Basten, Gullit, Rijkaard). Che ci riproverà con il trio Davids-Reiziger-Bogarde, ma non sarà la stessa cosa. La moda tedesca è durata anche per tutto il decennio successivo e i vari Haessler, Kohler, Reuter, Moeller, Riedle, fino a Bierhoff, non hanno certo deluso. Pochi fronzoli e grande affidabilità. Unico incompreso, Sammer.

Carattere argentino, classe brasiliana - Più recentemente, il derby Inter-Milan si è spostato sull’asse Argentina-Brasile, con l’eterna lotta tra il carattere e la classe, il cuore e il cervello. In nerazzurro si è formato il celebre clan dell’asado, recentemente smantellato da Thohir (che ha eliminato i “boss”; nell’Inter attuale ci sono in rosa ancora 8 argentini!), nel Milan si alternavano generazioni di ballerini di samba: da Kakà, Dida, Serginho, Cafu a Robinho, Dinho, Pato, Thiago Silva.

Portoghesi, che rischio - A metà degli anni Novanta ci siamo invaghiti dei portoghesi. Rui Costa, Fernando Couto, Figo che firma sia con Juve che con Parma (finendo al Barcellona; lo rivedremo con la maglia dell’Inter nel 2005). Campioni che costituiscono l’eccezione alla regola, rappresentata dai flop di Quaresma, Tiago, Nuno Gomes, Eduardo e dell’altalenante Sergio Conceicao.

Ci sono Andersson e Andersson - Più o meno nello stesso periodo subiamo l’invasione vichinga. Gli svedesi Ingesson-Ardersson (Kennet) si muovono in coppia da Bari a Bologna e lasciano il segno; Blomqvist-Andersson (Andreas) non riescono a emularli nel Milan.
Destino incerto per gli inglesi in Italia: da noi hanno fatto bene Beckham, Platt, Ince, Hateley, Wilkins; alti e bassi per Gascoigne; disastrosi Walker, Sharpe, Bothroyd e il mitico Blissett, diventato icona del giocatore-pacco.