Mercato story: la Juve e Anelka, tanto rumore per 45 minuti
CalciomercatoAMARCORD. Il francese si svincolò dal ricco contratto che aveva in Cina per arrivare in bianconero: era il gennaio 2013 e Antonio Conte lo volle per rimpiazzare l'infortunato Bendtner. Giocò solo tre spezzoni per un totale di 45', ma vinse lo scudetto
Nuovo appuntamento con "Mercato story", la rubrica con cui ripercorriamo la storia delle sessioni invernali del calciomercato, ricordando trattative particolari, aneddoti o personaggi che hanno segnato il mercato di gennaio.
di Luciano Cremona
Il mercato di gennaio, si sa, a volte ti prende per la gola: e, se sei un direttore sportivo, quando si avvicina la deadline, come la chiamano oltre Manica, fai di tutto per accontentare il tuo allenatore. Gennaio 2013, Antonio Conte chiede a gran voce un attaccante. La sua Juve già galoppava in cima alla Serie A ed era qualificata agli ottavi di Champions. In rosa i bianconeri avevano Matri, Vucinic, Giovinco, Quagliarella e... Bendtner.
Partiamo da qui, dall'attaccante danese che arrivò in estate dall'Arsenal, in prestito, e diventò ben presto uno dei bidoni per eccellenza della storia bianconera. Poche presenze in campo, tante fuori. In più il centravanti della Danimarca si infortunò e così Conte chiese ai dirigenti una punta. Doveva arrivare Lisandro Lopez, ma la trattativa si complicò. E visto che Drogba era irraggiungibile, la Juve si buttò su Nicolas Anelka.
Classe '79, ex Psg, Arsenal, Real Madrid, Liverpool, Manchester City, Bolton, Fenerbahce e Chelsea il francese era sbarcato da qualche mese nel campionato cinese: aveva firmato un ricco contratto con il Shanghai Shenua. Esperienza esauritasi dopo una ventina di partite. La Juve attese che l'attaccante si svincolasse e poi negli ultimi giorni di gennaio 2013 lo ingaggiò, con un contratto di 5 mesi.
Anelka arrivava da un mese di vacanza, non era certamente in forma partita. Conte decise di saggiare le sue condizione il 12 febbraio, 4' nella vittoria in Champions contro il Celtic. Una comparsata, che gli fa ottenere però il record di aver giocato nella massima competizione europea con sei squadre diverse. Qualche minuto in più quattro giorni dopo, con la Roma: 19' minuti senza lasciare traccia. Da quel giorno per Anelka inizia una serie quasi infinita di panchine. Diventa un elemento fisso della panca bianconera e diventa un amuleto: quando c'è lui, anche se non gioca, la Juve vince sempre.
Anelka tornerà in campo per 22 minuti solo l'8 maggio, contro l'Atalanta, a scudetto ormai in tasca. Ecco, lo scudetto: il francese con queste presenze conquistò il 5 titolo della sua carriera, senza però aver dato un grande contributo. Per i tifosi, però, divenne quasi un simbolo: lui, assieme a Bendtner, sono passati alla storia come i due scudettati con meno impatto nella storia bianconera. Meno di 400' in totale in tutta la stagione, sommando le presenze di entrambi, nessun gol e in prima fila alla festa scudetto. Inutile dire che a fine stagione la Juve non rinnovò il contratto al francese né tantomeno al danese.
di Luciano Cremona
Il mercato di gennaio, si sa, a volte ti prende per la gola: e, se sei un direttore sportivo, quando si avvicina la deadline, come la chiamano oltre Manica, fai di tutto per accontentare il tuo allenatore. Gennaio 2013, Antonio Conte chiede a gran voce un attaccante. La sua Juve già galoppava in cima alla Serie A ed era qualificata agli ottavi di Champions. In rosa i bianconeri avevano Matri, Vucinic, Giovinco, Quagliarella e... Bendtner.
Partiamo da qui, dall'attaccante danese che arrivò in estate dall'Arsenal, in prestito, e diventò ben presto uno dei bidoni per eccellenza della storia bianconera. Poche presenze in campo, tante fuori. In più il centravanti della Danimarca si infortunò e così Conte chiese ai dirigenti una punta. Doveva arrivare Lisandro Lopez, ma la trattativa si complicò. E visto che Drogba era irraggiungibile, la Juve si buttò su Nicolas Anelka.
Classe '79, ex Psg, Arsenal, Real Madrid, Liverpool, Manchester City, Bolton, Fenerbahce e Chelsea il francese era sbarcato da qualche mese nel campionato cinese: aveva firmato un ricco contratto con il Shanghai Shenua. Esperienza esauritasi dopo una ventina di partite. La Juve attese che l'attaccante si svincolasse e poi negli ultimi giorni di gennaio 2013 lo ingaggiò, con un contratto di 5 mesi.
Anelka arrivava da un mese di vacanza, non era certamente in forma partita. Conte decise di saggiare le sue condizione il 12 febbraio, 4' nella vittoria in Champions contro il Celtic. Una comparsata, che gli fa ottenere però il record di aver giocato nella massima competizione europea con sei squadre diverse. Qualche minuto in più quattro giorni dopo, con la Roma: 19' minuti senza lasciare traccia. Da quel giorno per Anelka inizia una serie quasi infinita di panchine. Diventa un elemento fisso della panca bianconera e diventa un amuleto: quando c'è lui, anche se non gioca, la Juve vince sempre.
Anelka tornerà in campo per 22 minuti solo l'8 maggio, contro l'Atalanta, a scudetto ormai in tasca. Ecco, lo scudetto: il francese con queste presenze conquistò il 5 titolo della sua carriera, senza però aver dato un grande contributo. Per i tifosi, però, divenne quasi un simbolo: lui, assieme a Bendtner, sono passati alla storia come i due scudettati con meno impatto nella storia bianconera. Meno di 400' in totale in tutta la stagione, sommando le presenze di entrambi, nessun gol e in prima fila alla festa scudetto. Inutile dire che a fine stagione la Juve non rinnovò il contratto al francese né tantomeno al danese.