Mercato story: Toni, l'addio al Bayern del quasi-re di Roma

Calciomercato
L'esultanza di Luca Toni dopo il gol-vittoria nello scontro diretto con l'Inter: lo scudetto, però, andrà ugualmente a Milano (Foto Getty)
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AMARCORD. Nel gennaio del 2010 i giallorossi, in corsa per lo scudetto con l'Inter di Mourinho, prelevano l'attaccante dal club tedesco. Un suo gol si rivelerà decisivo nello scontro diretto, ma non sarà sufficiente per la conquista del titolo

Nuovo appuntamento con "Mercato story", la rubrica con cui ripercorriamo la storia delle sessioni invernali del calciomercato, ricordando trattative particolari, aneddoti o personaggi che hanno segnato il mercato di gennaio.

di Vanni Spinella

Fosse arrivato quello scudetto probabilmente oggi Roma avrebbe un re in più. E i tifosi giallorossi, nell’album fotografico dei ricordi migliori, accanto al selfie di Totti terrebbero l’immagine di Luca Toni con la mano all’orecchio, alla sua maniera, intento a festeggiare il gol del 2-1 nello scontro diretto con l’Inter. Un gol che porta la Roma a -1 in classifica dai nerazzurri, ma che si rivelerà inutile alla luce del sorpasso e contro-sorpasso delle settimane successive.

La favola del "quasi re" di Roma nasce nel gennaio del 2010, quando Luca Toni, all’epoca al Bayern Monaco, ne ha abbastanza di un allenatore che lo rimprovera persino a colazione. Lui prende solo un caffè, mentre i tedeschi mangiano per 50 minuti, eppure Van Gaal pretende che tutti restino ad aspettare finché anche l'ultimo non ha finito. E' la goccia che fa traboccare la tazzina e Toni accetta l’invito della Roma a tornare in Italia. I giallorossi sono in corsa per lo scudetto e gli offrono un posto in attacco accanto a Totti, suo partner della vittoria Mondiale 4 anni prima.

L’affare si fa e il 1° gennaio 2010 Toni si risveglia giallorosso. Nel giorno della Befana, a Cagliari, va in panchina ed entra nel finale, sul 2-0 per la Roma, giusto in tempo per assistere dal campo ai due gol con cui i padroni di casa trovano un miracoloso pareggio nel recupero (con ciliegina sulla beffa di Conti, il “figlio di papà” autore del 2-2 al 93°). Tre giorni dopo, la prima all’Olimpico: qui Toni fa quello per cui solitamente si acquista Luca Toni: lotta, sgomita, fa salire la squadra. A fine primo tempo ha fatto ammonire entrambi i centrali del Chievo che non sanno come tenerlo. Per i gol è solo questione di tempo: arrivano la giornata dopo, doppietta al Genoa. Puntuale come un cazziatone di Van Gaal ecco però che arriva anche l’infortunio: contro la Juve, dopo appena 4’, deve uscire per una lesione al polpaccio che lo terrà fuori un mese. Rientra all’inizio di marzo contro il Milan (0-0), riprende a segnare contro Livorno e Udinese.

Il 27 marzo 2010 c’è l’Inter, la capolista sopra di 4 punti, e lui risponde presente. La Roma vince 2-1 grazie a un suo gol, un pezzo di bravura in area di rigore consistente in aggancio del tiro sballato di Taddei e girata immediata all’angolino. Roma a -1 (con gli scontri diretti a favore che le permetterebbero anche di vincere il titolo arrivando a pari), Toni che sogna il suo primo titolo in Italia. Due settimane dopo, l’11 aprile, c’è persino il sorpasso (Inter fermata a Firenze 2-2 e Roma che batte l’Atalanta andando a +1), ma il sogno dura fino al 25 aprile, quando Pazzini ribalta i giallorossi e l’Inter ringrazia tornando sopra. Mancano tre giornate, Mourinho non inciamperà più. Toni, l’eroe dello scontro diretto, sfiora soltanto lo scudetto. Gli sfuggirà di nuovo nel 2012, quando lascerà in corsa la Juve di Conte in quello che è il suo terzo gennaio consecutivo con le valigie in mano (l’anno prima, sempre nel mercato invernale, era passato dal Genoa ai bianconeri). Destinazione Al-Nasr, per stare un po' più sereno. Lì l’allenatore di certo non ti guarda nel piatto mentre fai colazione.