Mercato story: "Non si vende Kakà". E Ricky restò al Milan
CalciomercatoAMARCORD. Esattamente 6 anni fa i tifosi rossoneri vissero una delle giornate più lunghe: il City sbarcò a Milano con oltre 100 milioni di euro per acquistare il brasiliano. Era tutto fatto, poi i cori e l'intervento di Berlusconi gli fecero cambiare idea
Nuovo appuntamento con "Mercato story", la rubrica con cui ripercorriamo la storia delle sessioni invernali del calciomercato, ricordando trattative particolari, aneddoti o personaggi che hanno segnato il mercato di gennaio.
di Luciano Cremona
Non tutte le notti sono uguali. Non tutti i milioni pesano allo stesso modo. Ci sono quelle notti in cui chi ama il calcio sogna, freme, gioisce, piange, di gioia o di rabbia. Per una partita, o per una trattativa. È successo, succederà. I tifosi dell'Inter ricordano ancora le notti insonni passate a piangere per l'infortunio di Ronaldo, poi quelle piene di veleno per il tradimento del Fenomeno, che sfruttando il buio, imboccò la via del non ritorno, in direzione Madrid. Chi tifa Milan, invece, non dimenticherà mai la sera del 19 gennaio 2009.
Più che di una sola notte, in realtà, nella memoria dei tifosi del Milan restano intere giornate, in particolare quella di esattamente sei anni fa. Che il loro idolo Ricardo Kakà fosse in procinto di lasciare i rossoneri era più di un'ipotesi. San Siro aveva già manifestato alla dirigenza del Milan il proprio dissenso alla cessione del numero '22'. Per partite intere l'unico coro intonato dalla Curva Sud era stato: "Non si vende Kakà", corredato da striscioni poco amichevoli del tipo: "Galliani vattente".
Ma non era solo l'allora amministratore delegato rossonero a muovere le fila della cessione di Kakà. Dall'altra parte della Manica, infatti, stava per arrivare una pioggia, anzi un diluvio di milioni: il Manchester City dello sceicco Mansour era pronto a sborsare 150 milioni di dollari, circa 120 milioni di euro, per portare in Inghilterra il fantasista brasiliano, Pallone d'Oro nel 2007. In quei giorni di voci e numeri che sembravano essere folli e invece erano reali, una figura diventò il vero e proprio incubo dei tifosi del Milan: Bosco Leite, il papà di Kakà, nonché il suo procuratore.
La mattina del 19 gennaio 2009 Bosco Leite iniziò l'opera finale di convincimento nei confronti del figlio: il City offriva 15 milioni di euro di stipendio annuale, una cifra monstre. Nel frattempo, ad Arcore, Silvio Berlusconi, Fedele Confalonieri e Adriano Galliani si domandavano se era effettivamente il caso di accettare o meno la valanga di euro proposti dal City. Nel pomeriggio l'incontro tra Bosco Leite e l'ad del Milan, mentre in via Turati, sotto alla sede del Milan, almeno 500 tifosi rossoneri intonavano cori, accendevano fumogeni e vergavano striscioni di questo tenore: "Una questione di cuore. Società non vendere, Kakà non chiedere".
Ma la trattativa era ormai in fase di definizione. Mancavano solo i dettagli: Gary Cook, presidente operativo del City, era pronto a mettere le firme sull'operazione. Una cinquantina di tifosi del Milan, intanto, decise di lasciare via Turati per spostarsi in via Aurelio Saffi, sotto alla casa di Kakà. Il martellamento incessante di cori e invocazioni funzionò: Kakà, poco dopo le 20, si affacciò dalla finestra, battendosi il pugno sul petto e salutando i tifosi. Qualche minuto più tardi, il secondo affaccio, come un pontefice: stavolta Ricardo impugnava una maglia del Milan. Fu il segnale.
Di lì a poco Silvio Berlusconi intervenne telefonicamente in diretta in due trasmissioni televisive: "Kakà resta al Milan. È stata una scelta di cuore e sono contento che un uomo del genere vesta la nostra maglia". Verso mezzanotte la conferma dello stesso Kakà: "Sì, resto. Tutti i messaggi che mi avete mandato, le lettere, il vostro calore, tutto mi diceva di scegliere con il cuore. L'ho fatto. Non è una scelta economica". La tv ufficiale rossonera potè così dare la notizia: "Il nostro Ricky resta con noi! E' l'unica cosa che conta. L'amore dei milanisti ha vinto alla grande. Grazie Presidente! Grazie Kakà! Forza Milan!".
Inutile dire che il City rimase sconcertato: in Inghilterra non si aspettavano un rifiuto del genere, a fronte di tali cifre. Ma sei mesi più tardi, il castello rossonero tornò ad essere assediato. Bussò il Real Madrid, che con 67 milioni si portò a casa Kakà, il quale stavolta non seppe dire di no. Il Real è il Real, mentre il City nel gennaio 2009 non era ancora una super potenza del calcio. Fatto sta che molte notti dopo e qualche milione in meno, quel "Non si vende Kakà" si trasformò in un "Arrivederci, Ricky". Ma il ricordo di quella notte rossonera resta nella storia del mercato e dei ricordi più belli per i tifosi del Milan.
di Luciano Cremona
Non tutte le notti sono uguali. Non tutti i milioni pesano allo stesso modo. Ci sono quelle notti in cui chi ama il calcio sogna, freme, gioisce, piange, di gioia o di rabbia. Per una partita, o per una trattativa. È successo, succederà. I tifosi dell'Inter ricordano ancora le notti insonni passate a piangere per l'infortunio di Ronaldo, poi quelle piene di veleno per il tradimento del Fenomeno, che sfruttando il buio, imboccò la via del non ritorno, in direzione Madrid. Chi tifa Milan, invece, non dimenticherà mai la sera del 19 gennaio 2009.
Più che di una sola notte, in realtà, nella memoria dei tifosi del Milan restano intere giornate, in particolare quella di esattamente sei anni fa. Che il loro idolo Ricardo Kakà fosse in procinto di lasciare i rossoneri era più di un'ipotesi. San Siro aveva già manifestato alla dirigenza del Milan il proprio dissenso alla cessione del numero '22'. Per partite intere l'unico coro intonato dalla Curva Sud era stato: "Non si vende Kakà", corredato da striscioni poco amichevoli del tipo: "Galliani vattente".
Ma non era solo l'allora amministratore delegato rossonero a muovere le fila della cessione di Kakà. Dall'altra parte della Manica, infatti, stava per arrivare una pioggia, anzi un diluvio di milioni: il Manchester City dello sceicco Mansour era pronto a sborsare 150 milioni di dollari, circa 120 milioni di euro, per portare in Inghilterra il fantasista brasiliano, Pallone d'Oro nel 2007. In quei giorni di voci e numeri che sembravano essere folli e invece erano reali, una figura diventò il vero e proprio incubo dei tifosi del Milan: Bosco Leite, il papà di Kakà, nonché il suo procuratore.
La mattina del 19 gennaio 2009 Bosco Leite iniziò l'opera finale di convincimento nei confronti del figlio: il City offriva 15 milioni di euro di stipendio annuale, una cifra monstre. Nel frattempo, ad Arcore, Silvio Berlusconi, Fedele Confalonieri e Adriano Galliani si domandavano se era effettivamente il caso di accettare o meno la valanga di euro proposti dal City. Nel pomeriggio l'incontro tra Bosco Leite e l'ad del Milan, mentre in via Turati, sotto alla sede del Milan, almeno 500 tifosi rossoneri intonavano cori, accendevano fumogeni e vergavano striscioni di questo tenore: "Una questione di cuore. Società non vendere, Kakà non chiedere".
Ma la trattativa era ormai in fase di definizione. Mancavano solo i dettagli: Gary Cook, presidente operativo del City, era pronto a mettere le firme sull'operazione. Una cinquantina di tifosi del Milan, intanto, decise di lasciare via Turati per spostarsi in via Aurelio Saffi, sotto alla casa di Kakà. Il martellamento incessante di cori e invocazioni funzionò: Kakà, poco dopo le 20, si affacciò dalla finestra, battendosi il pugno sul petto e salutando i tifosi. Qualche minuto più tardi, il secondo affaccio, come un pontefice: stavolta Ricardo impugnava una maglia del Milan. Fu il segnale.
Di lì a poco Silvio Berlusconi intervenne telefonicamente in diretta in due trasmissioni televisive: "Kakà resta al Milan. È stata una scelta di cuore e sono contento che un uomo del genere vesta la nostra maglia". Verso mezzanotte la conferma dello stesso Kakà: "Sì, resto. Tutti i messaggi che mi avete mandato, le lettere, il vostro calore, tutto mi diceva di scegliere con il cuore. L'ho fatto. Non è una scelta economica". La tv ufficiale rossonera potè così dare la notizia: "Il nostro Ricky resta con noi! E' l'unica cosa che conta. L'amore dei milanisti ha vinto alla grande. Grazie Presidente! Grazie Kakà! Forza Milan!".
Inutile dire che il City rimase sconcertato: in Inghilterra non si aspettavano un rifiuto del genere, a fronte di tali cifre. Ma sei mesi più tardi, il castello rossonero tornò ad essere assediato. Bussò il Real Madrid, che con 67 milioni si portò a casa Kakà, il quale stavolta non seppe dire di no. Il Real è il Real, mentre il City nel gennaio 2009 non era ancora una super potenza del calcio. Fatto sta che molte notti dopo e qualche milione in meno, quel "Non si vende Kakà" si trasformò in un "Arrivederci, Ricky". Ma il ricordo di quella notte rossonera resta nella storia del mercato e dei ricordi più belli per i tifosi del Milan.