Mercato story: Parma, Giuseppe Rossi e il miracolo salvezza
CalciomercatoAMARCORD. Otto anni fa i gialloblù salutavano l'arrivo di Ghirardi come presidente, ma soprattutto di Pepito: il prestito dal Manchester United fu fondamentale per la salvezza, raggiunta all'ultima giornata anche grazie a Claudio Ranieri
Nuovo appuntamento con "Mercato story", la rubrica con cui ripercorriamo la storia delle sessioni invernali del calciomercato, ricordando trattative particolari, aneddoti o personaggi che hanno segnato il mercato di gennaio.
di Luciano Cremona
C'è quella storia della ciclicità del tempo, dell'eterno ritorno. Che tanto eterno non è, se sono passati solo otto anni da quando il Parma era in fondo alla classifica, da quando la proprietà gialloblù cambiò padrone e da quando il mercato di gennaio fu l'appiglio per i tifosi per sperare in una salvezza davvero lontanissima. Proprio come oggi, con l'annuncio del nuovo, giovanissimo (29 anni) presidente Kodra, della nuova gestione societaria, dei primi colpi di questo mercato.
Erano proprio questi i giorni in cui si decideva il futuro del Parma. Era il 2007 e Tommaso Ghirardi subentrò all'amministratore straordinario Enrico Bondi, il quale aveva condotto la società parmigiana negli anni successivi al crac Parmalat. Allora, come oggi, il Parma versava in condizioni di classifica disastrose, con 12 punti (ora sono solo 9). Ma qualche giorno prima che Ghirardi prendesse il possesso della società, l'allenatore Stefano Pioli ottenne un rinforzo quasi snobbato dalla cronache di mercato dell'epoca: dal Manchester United, in prestito, arrivò Giuseppe Rossi.
Rewind, ma non troppo. Perché della storia di Rossi e degli States sappiamo già tutto. Non tutti si ricordano, però, che Pepito (all'epoca non era ancora questo il suo soprannome) aveva giocato nelle giovanili del Parma dai 12 ai 17 anni, segnando la bellezza di 205 gol. Poi nel 2004, nel caos del fallimento Tanzi e del terremoto societario, volò al Manchester United, voluto da Sir Alex Ferguson in persona. Che lo coccolò, lo fece debuttare, lo vide segnare. I compagni di Rossi all'Old Trafford erano Cristiano Ronaldo e Rooney e tutto sembrava un sogno.
La Premier era dura, però. Troppa concorrenza. Il prestito al Newcastle non giovò all'attaccante italiano, che verso la metà di gennaio fu contattato dal Parma. Ferguson accettò di prestare alla squadra di Pioli il giovane attaccante, con una raccomandazione: "Fatelo giocare". Detto, fatto. Il 21 gennaio 2007, tre giorni dopo il suo arrivo in Italia, Giuseppe Rossi tornò ad indossare la maglia con la quale aveva vinto il campionato nazionale Allievi, facendo sfracelli.
Parma-Torino era una sfida tra chi stava peggio. Rossi subito titolare: a 15' dalla fine si inventò un'azione personale, un doppio dribbling, il tiro di sinistro. Le mani di Taibi, che guarda caso lo aveva preceduto al Manchester diversi anni prima, piegate. Gol, vittoria, tre punti. Giornali in estasi: "Bentornato a casa, signor Rossi", titolavano.
Ma la salvezza era ancora lontana. Le tre sconfitte successive convinsero Ghirardi a compiere la prima e tipica mossa da presidente di un club italiano: quella di esonerare l'allenatore. Via Pioli, dentro Claudio Ranieri. Una missione impossibile. Ma l'accoppiata Ranieri-Rossi fu quasi miracolosa per il Parma. L'inizio non fu esaltante: una sconfitta, quattro pareggi. Ma arrivavano i gol di Rossi. Il 1° aprile 2007 il Parma era ultimo in classifica, dopo la sconfitta con l'Inter. Rossi diede allora l'ulteriore e definitiva scossa nelle giornate finali, con quattro vittorie nelle ultime sei partite.
In totale Rossi segnò 9 gol da gennaio alla fine di maggio e il Parma si salvò: il ruolino di Ranieri fu positivissimo (6 vittorie, 6 pari e 3 sconfitte). A fine stagione Rossi tornò allo United, che lo cedette al Villarreal. Ranieri, invece, firmò per la Juventus. Ma dopo la vittoria per 3-1 sull'Empoli all'ultima giornata il Tardini era in festa e l'idolo, il più acclamato, era proprio il signor Rossi. Che era partito, qualcuno diceva fosse scappato, tradendo. Ma era tornato, per chiudere il cerchio. (I tifosi del Parma ce lo consentano: l'augurio è che Varela e Rodriguez possano avere lo stesso effetto di Pepito, magari con un pizzico in meno di romanticismo).
di Luciano Cremona
C'è quella storia della ciclicità del tempo, dell'eterno ritorno. Che tanto eterno non è, se sono passati solo otto anni da quando il Parma era in fondo alla classifica, da quando la proprietà gialloblù cambiò padrone e da quando il mercato di gennaio fu l'appiglio per i tifosi per sperare in una salvezza davvero lontanissima. Proprio come oggi, con l'annuncio del nuovo, giovanissimo (29 anni) presidente Kodra, della nuova gestione societaria, dei primi colpi di questo mercato.
Erano proprio questi i giorni in cui si decideva il futuro del Parma. Era il 2007 e Tommaso Ghirardi subentrò all'amministratore straordinario Enrico Bondi, il quale aveva condotto la società parmigiana negli anni successivi al crac Parmalat. Allora, come oggi, il Parma versava in condizioni di classifica disastrose, con 12 punti (ora sono solo 9). Ma qualche giorno prima che Ghirardi prendesse il possesso della società, l'allenatore Stefano Pioli ottenne un rinforzo quasi snobbato dalla cronache di mercato dell'epoca: dal Manchester United, in prestito, arrivò Giuseppe Rossi.
Rewind, ma non troppo. Perché della storia di Rossi e degli States sappiamo già tutto. Non tutti si ricordano, però, che Pepito (all'epoca non era ancora questo il suo soprannome) aveva giocato nelle giovanili del Parma dai 12 ai 17 anni, segnando la bellezza di 205 gol. Poi nel 2004, nel caos del fallimento Tanzi e del terremoto societario, volò al Manchester United, voluto da Sir Alex Ferguson in persona. Che lo coccolò, lo fece debuttare, lo vide segnare. I compagni di Rossi all'Old Trafford erano Cristiano Ronaldo e Rooney e tutto sembrava un sogno.
La Premier era dura, però. Troppa concorrenza. Il prestito al Newcastle non giovò all'attaccante italiano, che verso la metà di gennaio fu contattato dal Parma. Ferguson accettò di prestare alla squadra di Pioli il giovane attaccante, con una raccomandazione: "Fatelo giocare". Detto, fatto. Il 21 gennaio 2007, tre giorni dopo il suo arrivo in Italia, Giuseppe Rossi tornò ad indossare la maglia con la quale aveva vinto il campionato nazionale Allievi, facendo sfracelli.
Parma-Torino era una sfida tra chi stava peggio. Rossi subito titolare: a 15' dalla fine si inventò un'azione personale, un doppio dribbling, il tiro di sinistro. Le mani di Taibi, che guarda caso lo aveva preceduto al Manchester diversi anni prima, piegate. Gol, vittoria, tre punti. Giornali in estasi: "Bentornato a casa, signor Rossi", titolavano.
Ma la salvezza era ancora lontana. Le tre sconfitte successive convinsero Ghirardi a compiere la prima e tipica mossa da presidente di un club italiano: quella di esonerare l'allenatore. Via Pioli, dentro Claudio Ranieri. Una missione impossibile. Ma l'accoppiata Ranieri-Rossi fu quasi miracolosa per il Parma. L'inizio non fu esaltante: una sconfitta, quattro pareggi. Ma arrivavano i gol di Rossi. Il 1° aprile 2007 il Parma era ultimo in classifica, dopo la sconfitta con l'Inter. Rossi diede allora l'ulteriore e definitiva scossa nelle giornate finali, con quattro vittorie nelle ultime sei partite.
In totale Rossi segnò 9 gol da gennaio alla fine di maggio e il Parma si salvò: il ruolino di Ranieri fu positivissimo (6 vittorie, 6 pari e 3 sconfitte). A fine stagione Rossi tornò allo United, che lo cedette al Villarreal. Ranieri, invece, firmò per la Juventus. Ma dopo la vittoria per 3-1 sull'Empoli all'ultima giornata il Tardini era in festa e l'idolo, il più acclamato, era proprio il signor Rossi. Che era partito, qualcuno diceva fosse scappato, tradendo. Ma era tornato, per chiudere il cerchio. (I tifosi del Parma ce lo consentano: l'augurio è che Varela e Rodriguez possano avere lo stesso effetto di Pepito, magari con un pizzico in meno di romanticismo).