A 53 anni, l'ex difensore della Nazionale inglese torna in campo. Giocherà nel Longford, squadra in fondo alla classifica della tredicesima serie con 0 punti e 183 gol subiti. Contratto da 5 sterline a partita: che pagherà al club come tutti gli altri giocatori della rosa
Psycho II, il ritorno. Il secondo capitolo della carriera calcistica di Stuart Pearce non potrebbe avere altro titolo. La notizia non è certo di quelle destinate a sconvolgere gli equilibri del mercato, ma sicuramente ha fatto sobbalzare sullo sgabello del pub qualche vecchio tifoso inglese, per non parlare dei ragazzi che da domani se lo ritroveranno contro in campo. L’ex difensore della Nazionale inglese, noto con quel soprannome che non prometteva certo carezze agli avversari, torna a giocare, a 53 anni.
Ripartirà, dopo una carriera in cui ha vestito le maglie di Nottingham Forest, Newcastle, West Ham e Manchester City, dallo sconosciuto Longford AFC, che poi tanto sconosciuto non è, dato che si porta dietro la triste fama di “peggior club del Regno Unito”. A zero punti e sul fondo della classifica della Gloucestershire Northern Senior League Division Two, praticamente la tredicesima serie inglese, non poteva essere altrimenti: 19 partite perse sulle 19 giocate, appena 3 gol fatti (l’ultimo il 13 gennaio, quando perse 9-1 contro l’Abbeymead Rovers), 183 quelli subiti. La differenza reti non è complicata da calcolare: fa -180 tondi, ma difficilmente potrà risultare decisiva in qualche modo, vista la situazione in classifica.
Pearce consola Southgate dopo l'errore dal dischetto nella semifinale di Euro '96 contro la Germania (Foto Getty)
In mezzo al disastro, ecco lo spiraglio di luce: un ex-Nazionale inglese, seppur 53enne, per cercare di aggiustare i meccanismi difensivi, magari anche alla lavagna, dato che pochi lo ricordano ma Pearce è stato anche Ct dell’Inghilterra. Ben poche, per la verità, le soddisfazioni di Psycho da allenatore. Appese le scarpe al chiodo nel 2003, a 41 anni, dopo un biennio al City, ripartì proprio dalla panchina dei Citizens nella stagione 2005-2006. Poi l’Under 21 inglese, la Nazionale Olimpica e quella maggiore, che guidò da febbraio a maggio del 2012, sostituendo Capello e senza la possibilità di godersi l’Europeo (al suo posto fu scelto Hodgson). Poi, nel 2014, il ritorno a casa: lo chiama il Nottingham Forest, club di cui era stato icona e leader per oltre un decennio, dal 1985 al 1997, e dove aveva anche maturato la prima esperienza da tecnico (nella stagione 96/97 ricoprì il ruolo di allenatore-giocatore).
Fino a ieri, quando il richiamo del calcio giocato ha avuto la meglio. E dopo oltre 500 presenze tra Premier e Championship e 75 gettoni in Nazionale (compresi il quarto posto a Italia ’90 e la semifinale all’Europeo di casa del ’96 persa ai rigori con la Germania), si riparte dalla provincia del Gloucestershire. “Il calcio a questi livelli è la linfa di questo sport”, ha detto alla “presentazione”, avvenuta su un tavolino a bordo campo con la maglia rossonera numero 3 tra le mani. "Non vedo l’ora di lavorare con il manager Nick Dawe, e di aiutare un gruppo di talentuosi giovani calciatori a realizzare i propri sogni, portando un po’ di fiducia nello spogliatoio”. Prima di quella, a dirla tutta, dovrà portare un’altra cosa. I termini del contratto parlano chiaro: 5 sterline a partita. Che dovrà pagare al club, come fanno tutti gli altri giocatori.