Giovane, spagnolo e promettente. Ecco curiosità e retroscena su Gerard Deulofeu, l'esterno offensivo dell'Everton che tanto piace al Milan
Gerard Deulofeu è sempre stato il migliore della sua squadra, ogni anno, in qualsiasi categoria giovanile, tanto nel Barcellona quanto in Nazionale. Un talento dal potenziale immenso, uno di quelli che ‘diventerà sicuramente qualcuno’ perché a livello tecnico era qualcuno già a 10 anni nel campetto vicino casa: ovviamente ‘il più forte’. Divo. Un destro che gioca sull’esterno destro, veloce e letale nell’uno contro uno. Offensivo ma più esplosivo che fantasioso, efficace. Quando trova il varco, tira. E spesso segna, come dimostra il suo ‘titolo’ di massimo goleador della Sub-21 spagnola. L'esultanza preferita è la mitraglia. Qualità naturale, fisico modellato e scolpito dalla palestra, e basterebbe controllare i suoi quadricipiti (insieme ai glutei) per capire di che pasta sia fatto. Ergo: un portento che giocherà nel Barcellona. No? No.
I limiti di Deulofeu - Il problema (e la sfortuna di Deulofeu) è che per arrivare in alto - nel calcio professionistico - sono fondamentali i dettagli. E nei dettagli Gerard si è perso, nel corso del tempo. Nonostante consigli, nonostante veri e propri ‘piani di correzione’ disegnati ad hoc per lui e per la sua crescita. Uno su tutti, quello di Albert Benaiges, ex-coordinatore del calcio base del Barça, che un giorno punì severamente il ragazzo al tempo quattordicenne dopo un suo brutto comportamento nei confronti della famiglia: “Dal cadete A torni al B, verrai escluso dalle convocazioni per la Nazionale, ti verrà sospeso l’accordo con la Nike e sarai l’incaricato a portare le sacche di palloni ad ogni allenamento”. Poca testa, poca attitudine al sacrificio, poco successo. La pecca più grande a livello tattico è sempre stata una sola: non difende. Se ne accorse Luis Enrique, quando lo fece debuttare in Segunda con il Barcellona B, lo notò pure Guardiola ai tempi della prima squadra. Tant’è che il club blaugrana poi lo ha spedito in Premier, all’Everton, per migliorarsi soprattutto in dell’aspetto. Ma il suo limite principale è sempre stato il carattere, decisamente troppo frivolo e presuntuoso, di chi si sentiva già arrivato ancor prima di cominciare. David Villa non capiva il perché ‘Deulo’ giocasse il torello con le dita delle mani avvolte nella manica della maglietta. Oppure i pantaloni, sempre così (troppo) in basso. “Pensa a lavorare” gli ripeteva el Guaje, sempre attento al suo comportamento.
“Deulofeu, he’s magic you know” gli cantavano i tifosi dell’Everton fino a qualche mese fa. Perché Gerard ha disputato le sue migliori stagioni nel calcio professionistico proprio in Premier e con la maglia dei Toffies addosso: 25 presenze, 3 gol e 4 assist durante la 13/14 e addirittura 26 partite, 2 reti e 9 assist in quella seguente. Il meglio lo ha regalato sotto la gestione spagnola di Roberto Martinez. Di modello ne ha uno solo: Ronaldinho. Con cui non ha avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio perché ‘quando lui giocava in prima squadra io avevo solo 9 anni, facevo parte delle giovanili’. Anche se ‘pagherei un biglietto pur di vedermi Messi e Neymar dal vivo’. Extra-calcio? Segue il basket, molto, tanto da restare sveglio fino alle sei del mattino per vedersi una partita di NBA. Tifoso di Golden State Warriors. Fuori dal campo (di calcio) ha principalmente un amico, Denis Suarez, con cui ha condiviso stanze in ritiro e momenti assai divertenti. In particolare uno, raccontato proprio dall’attuale giocatore del Barcellona: “Gerard è un tipo che russa. E spesso - durante il Mondiale sub-20 - mi toccava prendere sonno molto prima di lui. Quella notte però non ci riesco e me ne vado da Oliver Torres. Nel bel mezzo del sonno qualcuno bussa alla porta: era Gerard, sonnambulo, dicendomi che sarei dovuto tornare in stanza perché lui si sentiva solo. Io gli dico di andarsene, lui lascia la porta socchiusa ma rimane una o due ore nel corridoio a dormire, prima di tornarsene a letto!”. 'Ragazzate'. Passate. A 22 anni Gerard è innamoratissimo della sua Mari e quasi papà. Un segno di maturità in più.
Non solo Barcellona ed Everton nel curriculum di ‘Deulo’ ma anche un po’ Siviglia, esperienza che lo ha fatto crescere: 17 partite, 6 assist e tante belle giocate. E’ stato presentato lo stesso giorno di Banega, ha duettato per qualche partita con Carlos Bacca. E potrebbe farlo ancora, ma al Milan, da gennaio. Già perché il club rossonero sta cercando un esterno offensivo d’attacco delle sue qualità e lo spagnolo vorrebbe cambiare aria: i primi contatti ci sono già stati soprattutto tra Milan, agenti e giocatore. Il ragazzo non ha ancora detto ok perché sta valutando anche altre proposte (Marsiglia, Las Palmas, Depor) e la trattativa tra club non è ancora ufficialmente partita. Attesi nuovi aggiornamenti nelle prossime settimane. In attesa lo sarà anche Suso, che potrebbe ritrovarsi Deulofeu nella sua strada dopo i tanti anni di Nazionali giovanili: i due hanno la stessa età - a dividerli solo 4 mesi - ma soprattutto lo stesso ruolo, per una competizione che tanto sana potrebbe anche non esserlo.