Calciomercato Story, ho visto Maradona

Calciomercato

Giorgio Sigon

Diego Armando Maradona in maglia Barça. Nell'estate '84 il suo passaggio al Napoli (Getty Image)
Maradona_Getty

Continua il viaggio che racconta le tappe più importanti della storia del calciomercato, dalla riapertura delle frontiere ai giorni nostri. Tra gli stranieri arrivati nel 1983 e 1984 spicca la travagliata trattiva per Maradona

Dopo l’introduzione del secondo straniero, in Serie A nulla cambiò, quanto a regole di mercato, fino al 1985. Quel che accadde in quella stagione lo scopriremo nel prossimo capitolo di “Calciomercato Story”. Lo status quo sul tesseramento degli stranieri caratterizzò quindi le annate 1983-1984 e 1984-1985. Il rapporto tra nuovi arrivi e spesa totale fu piuttosto curioso

1983-1984 -> gli stranieri nuovi furono 12, quelli che rimasero dalla stagione precedente furono 20. Il totale quindi fu 32

1984-1985 -> gli stranieri nuovi furono 12, quelli che rimasero dalla stagione precedente furono 20. Il totale quindi fu 32

Le due sessioni chiusero con gli stessi numeri ma mentre nell’estate del 1983 la spesa globale per i giocatori esteri fu di poco superiore ai 20 miliardi di lire, l’anno dopo l’esborso monetario raddoppiò. Per l’arrivo dei nuovi stranieri la Serie A pagò in tutto 46 miliardi di lire.

Dopo 16 stagioni caratterizzate da un capocannoniere italiano, Michel Platini spezzò la tradizione nella stagione 1982-1983, ripetendosi anche nei due campionati successivi. Tra i 12 nuovi volti stranieri della stagione 83-84 ci fu Zico che chiuse la sua annata d’esordio con 19 reti.

La nuova “invasione” del 1983 portò in dote (tra gli altri)

  • Trifunovic: costato 400 milioni, aveva uno stipendio di appena 50 milioni l’anno. Ad Ascoli lo accolsero 1000 tifosi. “Ascoli mi ricorda molto Planinica, la città dove sono nato”. Restò in Italia una stagione

  • Pedrinho e Luvanor: il Catania di Gianni Di Marzio pescò dal Brasile. “Ho un sogno in fondo al cuor: veder segnare Pedrinho e Luvanor” cantava il presidente Massimino. Il primo (che faceva il terzino) segnò 3 reti, il secondo finì a zero

  • Un giovanissimo danese di 19 anni che finì alla Lazio dove chiuse l’annata con 8 reti: tale Michael Laudrup

Il neopromosso Milan prese Gerets e il mitico Luther Blissett che arrivava dal Watford del presidente Elton John

La Roma divenne più brasiliana: oltre a Falcao, i giallorossi presero Toninho Cerezo.

Nell’estate del 1984 invece arrivarono (anche) nordici e fenomeni:

  • L’Atalanta portò a Bergamo la coppia svedese Larsson-Stromberg: il secondo è ancora oggi un idolo, del primo invece ricordiamo solo 4 apparizioni in campionato mentre l’unica rete messa a segno la realizzò in Mitropa Cup. Lars Larsson è morto poco meno di due anni fa all’età di 53 anni

  • Un altro svedese arrivò sul Lago di Como: Dan Corneliusson, ritenuto partner ideale di Stefano Borgonovo.

  • Ci fu anche il primo caso di ritorno in Italia da parte di uno straniero: nel 1982 Wladislaw Zmuda venne acquistato dal Verona. Poi lasciò l’Italia per andare a giocare nei New York Cosmos di Eddie Firmani. Negli USA era compagno di squadra di Neeskens e Damiani. Nel 1984 tornò nel nostro Paese per vestire la maglia della Cremonese

  • La Fiorentina prese Socrates, il Toro Leo Junior, l’Inter Rummenigge mentre il Milan continuò a battere la strada inglese con Wilkins e Hateley.

  • Il Verona zitto zitto comprò Preben Elkjaer Larsen e Hans-Peter Briegel. Otto reti per il primo, nove per il secondo. Aggiungiamoci le 11 di Galderisi e fu scudetto.

Per il solito approfondimento della serie uno lo ricordi e l’altro no o se preferite “uno era bravo e l’altro un po’ meno” la scelta di questa terza tappa ricade su

1) “Vado a Genova a vincere tutto quello che c’è da vincere”. Parole pronunciate prima di salire sull’aereo che dal Brasile lo avrebbe portato in Italia da Francisco Chagas Eloia, per il mondo del calcio semplicemente Eloi. Era biondo, riccioluto e con i baffi. Eloi è quel classico giocatore che deve buona parte della sua fama ad una singola partita. Il biglietto vincete della lotteria venne acquistato da Eloi il 23 giugno 1981. Si giocava il “Mundialito” e il brasiliano del Santos rifilò una doppietta al Milan portando i suoi alla vittoria. Di lui si ricordò Gigi Simoni che nell’estate del 1983 volò in Brasile e lo portò al Genoa. Francisco Chagas Eloia “vinse” una retrocessione e salutò l’Italia nel gennaio del 1985

2) Il calcio in Italia non fu più lo stesso da quando, nell’estate del 1984, sbarcò a Napoli Diego Armando Maradona. Il primo blitz di Ferlaino e Juliano a Barcellona è datato 25 maggio 1984. L’offerta iniziale fu di 11 miliardi di lire per poi passare a 13. Tutto era in mano al Consiglio Direttivo del Barcellona. Nel mentre Maradona diceva: “E’ dal 1978 che sogno il Napoli, da quando Gianni di Marzio mi avvicinò a Buenos Aires per parlarmi del vostro campionato”.  La votazione del Consiglio blaugrana disse 17 voti favorevoli e 4 contrari. Diego poteva andare. Il colpo di scena arrivò il 6 giugno quando il Barca stoppò tutto: le necessarie garanzie bancarie non soddisfarono il club catalano; gli spagnoli volevano un anticipo di un miliardo ma le norme italiane lo vietavano. A fare da garante ci pensò il Banco di Roma; i tifosi del Napoli scesero in strada a festeggiare l'arrivo di Diego. Di lì a poco però altro colpo di scena: trattativa saltata. Il Barcellona aveva (di nuovo) giudicato insufficienti le garanzie del Napoli: i tifosi protestarono sotto la casa di Ferlaino che però il 22 giugno mandò i primi 5 miliardi al Barcellona con le dovute garanzie. Il vice presidente Gaspart però non voleva privarsi di Diego (e di lì a qualche mese ci sarebbero state le elezioni presidenziali) e convinse il club a chiedere quasi due miliardi in più rispetto alla cifra già pattuita. Ferlaino e Juliano tornarono a Barcellona, alzarono la voce ma si sentirono rispondere “Maradona? Nada”. Il Napoli era intenzionato a chiedere i danni al Barça ma a sbloccare la situazione fu lo stesso Diego che convocò una conferenza stampa l’ultimo giorno di giugno. “Non voglio restare qui, non possono obbligarmi a giocare, non sono amato e sto pensando ad azioni clamorose pur di lasciare la Spagna”. Telenovela finita: alle 22 di quello stesso giorno Diego Armando Maradona sarebbe diventato il numero 10 del Napoli.