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Calciomercato Lazio, Lotito: "Milinkovic? Ho rifiutato 70 milioni"

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Claudio Lotito, presidente della Lazio (Getty)

Lotito si racconta sul Corriere della Sera: "Noi società solida e strutturata. Keita? Devono accontentare anche noi". Poi sullo Scudetto: "Penso al Leicester e dico, perché no! Ho rifiutato un’offerta di 70 milioni per Milinkovic"

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Un, due, tre… quattro. Con la Supercoppa Italiana di domenica, Lotito vince il suo quarto trofeo da presidente della Lazio, dopo le due Coppe Italia e l’altra Supercoppa del 2009. Successo importante, "da Lazio". 3-2 alla Juve e via, biancocelesti vittoriosi. Attraverso le pagine del Corriere della Sera, il presidente della Lazio si è raccontato così, dalle sue idee alla sua Lazio, passando per il caso-Keita e i "70 milioni rifiutati per Milinkovic-Savic". Si parte dal caso maggiormente spinoso in casa Lazio, il senegalese non è stato convocato per la Supercoppa contro la Juve e ha accusato la società di avergli creato un disagio psicologico: "Noi rispettiamo le regole. Quando acquistiamo qualcuno, teniamo conto delle esigenze di tutti: le ambizioni economiche del calciatore, il lavoro dell’intermediario, il valore di mercato. Se una società vuole Keita, deve accontentare anche noi". Offerte ne sono arrivate?: "Dall’Italia e dall’estero, tutte ufficiali, l’ultima nel giorno della Supercoppa. Il giocatore, finora, ha sempre detto no. Se ha un club di suo gradimento va bene, però questo deve portare una proposta pari non dico alla più elevata delle altre, ma almeno alla più bassa". Ipotesi scadenza: "Non lavoro per il denaro, come tanti, ma principalmente per il rispetto delle regole. E sono pronto a lottare fino alla morte per certi principi. Se così ci rimetto dei soldi, pazienza". Keita potrebbe intraprendere azioni legali: "Se ritiene che i suoi diritti non vengano rispettati, faccia pure i passi che vuole".

"Scudetto? Perché una follia?"

Lotito non ha limiti: "Scudetto? E perché sarebbe una follia? Non mettiamo limiti alla divina provvidenza. In Premier è successo al Leicester, no? La nostra filosofia è chiara: mettere un pezzo in più alla volta, senza compiere passi troppo lunghi. Perché noi vogliamo vincere, ma senza prendere scorciatoie". Sul mercato: "Non è vero che cediamo i calciatori per fare cassa. Biglia ha chiesto di andare via. Ma avevamo già Lucas Leiva pronto per sostituirlo. Come Caicedo: lo abbiamo preso in anticipo, così se dovesse partire qualcuno non avremmo problemi. Altro che fare cassa: per Milinkovic ho rifiutato 70 milioni". Quindi la Lazio resterà competitiva: "Lavoriamo per questo. Siamo una società seria e lo dimostra l’appeal internazionale di cui godiamo. Non possiamo competere a livello di ingaggi con i primi 7 o 8 club d’Europa, però manteniamo ogni impegno e paghiamo gli stipendi con puntualità. E i calciatori questo lo sanno".
"Aver riconquistato i tifosi l’aspetto più importate".

E ancora: "Avere riconquistato il nostro popolo è l’aspetto più importante. La gente ha capito che c’è una grande campagna contro di me perché voglio introdurre principi nuovi nella gestione dei club. Ma pian piano ci sto riuscendo: cerchiamo di imporre la trasparenza". Lo dice da quando è entrato nel calcio, 13 anni fa: "Allora mi ridevano dietro, mi prendevano per pazzo. Ricordo ancora cosa disse all’epoca un dirigente, e non faccio il nome perché non voglio infierire: Lotito salterà presto. Invece sono ancora qui, anzi la Lazio, che ho rilevato moribonda, ha una posizione economica fortissima e un patrimonio immobiliare di oltre 200 milioni". Struttura solida e vincente: "Numero uno, la scelta dei giocatori: deve avvenire in base alle potenzialità atletico-agonistiche, alla moralità, alla compatibilità economico-finanziaria. Numero due, la catena di comando: cortissima. Ci sono io, c’è il ds Tare, c’è l’allenatore e, in mezzo a loro, opera Peruzzi. Numero tre: il rispetto dei ruoli. Io non mi addentro mai nelle valutazioni tecniche. Io a suggerire a Inzaghi di lasciare fuori Keita contro la Juve? Diffido chiunque dal dire questo. Ha deciso Inzaghi e quando me lo ha comunicato non ho voluto nemmeno ascoltare la motivazione".