Dal contratto di Milito "lanciato" nel box della Lega alle trattative saltate per problemi di connessione a internet: ecco cosa accade quando nel calciomercato ci si trova a lottare anche contro il tempo
Contratti firmati e depositati sul gong, talvolta anche un po' dopo, trattative saltate per una questione di secondi, corse impossibili contro il tempo, più veloci delle lancette dell'orologio. L'ultimo minuto dell'ultimo giorno di mercato riserva sempre sorprese. Come quella volta che...
Milito e il lancio del contratto
È il caso più celebre, quello che di fatto ha cambiato le regole del mercato nelle sessioni successive. Come? Con l’introduzione di una retina a coprire i box della Lega, in modo da impedire ulteriori lanci di documenti al loro interno. La scena divenne presto virale, la sera di quel 1° settembre 2008: sono le 19 passate da un paio di minuti, le porte del mercato sono ufficialmente sbarrate quando Federico Pastorello, rimasto “chiuso fuori”, spicca il salto e manda il contratto dall’altra parte del muro, approfittando proprio della mancanza di un “soffitto”. Il contratto (in realtà si trattava di un’integrazione, motivo per cui la Lega ritenne buona l’operazione e punì Pastorello “solo” con 10mila euro di multa) è quello di Diego Milito, che il Genoa di Preziosi riporta così in rossoblù dopo 3 stagioni nella Liga al Saragozza, culminate con la retrocessione nonostante i suoi 15 gol.
Il motivo del ritardo? In apparenza l’affare mette tutti d’accordo, anche se il club spagnolo preferirebbe vendere il Principe al Tottenham che offre di più (“O in Segunda Division con noi o al Tottenham”); quando il Genoa si decide ad alzare l’offerta e arriva l’ok da tutte le parti, mancano 5 minuti alla chiusura delle porte (e in teoria anche dei tetti), ma Pastorello non si arrende e dà il via a una disciplina che coniuga corsa, staffetta, salto e lancio. “Mi precipito in hotel e corro verso i box, do il contratto ad un mio collaboratore e gli dico di correre a depositarlo. A quel punto ero tranquillo, convinto che tutto fosse sistemato. Alle 19.02 mi avvicino ai box della Lega e vedo il mio collaboratore lì fuori. ‘Cosa stai facendo?’, gli chiesi. E mi disse che era già chiuso. Sapevo che dentro c’era il Genoa ed istintivamente mi venne in mente di saltare, sfruttando la mia altezza e gettando il contratto dentro al box”. Un gesto fluido, elegante e disinvolto, come quello di un giocatore di basket che appoggia la palla al tabellone. Qualche polemica, tanti sorrisi e alla fine anche la Lega chiude un occhio.
L'errore nel contratto (e i 4' di ritardo)
La follia di condurre una trattativa per due mesi e accorgersi di un errore nel contratto solo all’ultimo minuto. Soriano e il Napoli flirtano per un’estate intera, quella del 2015: poi, il 31 agosto, ultimo giorno di mercato, accade di tutto. Prima i soliti tira-e-molla sulle cifre (questione risolta a pranzo), poi un inserimento del Milan verso l’ora di merenda, di fronte al quale anche Soriano tentenna, decidendo di aspettare fino alla fine la decisione del club rossonero; infine, per cena, la solita questione dei “diritti d’immagine”, da cui bisogna sempre passare quando si decide di trattare con De Laurentiis.
Quando in serata si è raggiunto l’accordo su tutto, ci si accorge di un errore nei documenti che costringe i legali a rivedere, riscrivere, correggere. Morale: quando hanno finito sono le 23.04, porte chiuse da 4 minuti, e nessuno ha pensato a inviare i documenti tramite posta elettronica certificata, mossa che avrebbe garantito una minima speranza di rendere comunque valido l’accordo. Soriano resta alla Sampdoria, tra De Laurentiis e Ferrero difficile dire chi sia più nero.
33 secondi e una mezz’ora di A
Estate 2014, il portoghese Joao Silva si prepara a una nuova stagione di Serie B con il Bari quando arriva la chiamata del Palermo neo-promosso, pronto a fargli assaporare la massima serie. L’accordo viene trovato all’ultimo giorno di mercato, il 1° settembre, alle ore 23, 00 minuti, 33 secondi. Di fatto, con 33 secondi di ritardo rispetto al gong. La Lega decide dunque di non convalidare l’operazione, la Serie A per Joao Silva resta un sogno.
I due club però non si danno per vinti: sguinzagliano gli avvocati, vivisezionano il regolamento alla ricerca del cavillo a cui aggrapparsi. E alla fine lo trovano. Riescono a dimostrare che sono da ritenersi validi «tutti i trasferimenti conclusi entro le 23.00 e 59″», il ricorso viene accettato e Joao Silva può trasferirsi al Palermo. Da un’operazione voluta tanto fortemente ci si aspetterebbe chissà quale impatto sul campionato: Joao Silva esordirà in A alla quarta giornata, entrando in campo al 61’ di Napoli-Palermo (3-3) al posto di Dybala e facendo in tempo a prendersi un giallo. Quella mezz’ora costituisce tuttora la sua unica esperienza sui campi di Serie A.
Se l'agente vuole la sua parte
Ci sono casi, poi, in cui a far saltare tutto sono le pretese eccessive… dell’agente. Figuratevi se dall’altra parte del tavolo, a trattare, c’è Claudio Lotito. “Grazie e arrivederci”. Il matrimonio tra la Lazio e Burak Yilmaz è una di quelle telenovele che si trascinano per mesi, riempiendo addirittura due diverse sessioni di mercato e naufragando ogni volta per un motivo diverso. Primo approccio nel 2012, quando la Lazio cerca un vice-Klose e ne individua il profilo perfetto in questo turco che nel campionato del suo Paese la mette dentro con una regolarità spaventosa. Affare fatto a un prezzo modico (5 milioni di euro), finché il Trabzonspor non rivendica un 25% sulla futura rivendita al quale nessuno aveva fatto cenno fino a quel momento. Lotito si alza e se ne va, Burak Yilmaz finirà al Galatasaray per 7 milioni senza percentuali sulla rivendita.
L’estate dopo la Lazio ci riprova: il turco ha passato un altro anno a segnare con costanza e Klose ha un anno in più che pesa anche sulle capriole con cui esulta dopo ogni gol. Stavolta si va a trattare con il Galatasaray, che chiede 20 milioni. Lotito ne offre 10, integrando con un paio di contropartite di cui vorrebbe liberarsi. Occorrono giorni interi per limare la differenza e incontrarsi a metà strada (come finisce quasi sempre in questi casi), ma il 29 agosto 2013, finalmente, “manca solo la firma” (come si dice sempre in questi casi). Accordo a 15 milioni bonus compresi, giocatore che vuole solo la Lazio e Lazio che ha tenuto libera l’ultima casella da extracomunitario per lui, congelando il tesseramento del colombiano Perea.
Poi, però, a Lotito arriva una mail di Egesel, il procuratore del giocatore, che fa il riassunto dei bonus e dello stipendio di Yilmaz e all’ultimo ci aggiunge più di 2 milioni di commissione per sé. “È un’estorsione”, il commento del presidente della Lazio, che fa saltare tutto e di Yilmaz e del suo procuratore non vorrà più sentir parlare.
Le lacrime del signor Bonaventura
Adriano Galliani la definì “una delle cose più anomale che mi siano capitate in 29 anni di mercato”. In sostanza, ritrovarsi a comprare un giocatore al quale non si era minimamente pensato, così, da un momento all’altro. Gli successe il primo settembre 2014, ultimo giorno di mercato di quella sessione estiva, che l’ad rossonero stava dedicando alla definizione dello scambio Zaccardo-Biabiany con il Parma. Le foto del francese con la sciarpa rossonera circolavano già sui social, quando Zaccardo bloccò tutto rifiutando il trasferimento. Erano ormai le 8 di sera, “abbiamo pensato che avevamo bisogno di un altro giocatore e ci è venuta questa idea”. L’idea Bonaventura. Un blitz in piena regola, approfittando della fortunata coincidenza che voleva che il giocatore e il suo agente si trovassero già a Milano... per chiudere con l’Inter.
Jack “soffiato” ai cugini, dunque, anche se Pierpaolo Marino, all’epoca dirigente dell’Atalanta, svelò che in realtà i nerazzurri si erano già tirati indietro verso le 19.30, lasciando il ragazzo con l’amaro in bocca. “Una volta saputo che Biabiany al Milan era saltato, ho chiamato Galliani. Non era sicuro che avesse le caratteristiche giuste, ma Inzaghi l'ha convinto e ci sono voluti 5 minuti per l'accordo". Visite mediche “sulla fiducia”, come raccontò Galliani: “Ho chiamato il medico dell'Atalanta che mi ha detto che doveva mandare i dati a un'altra società di Milano...”. Al momento della firma, tutto lo stress accumulato in una giornata del genere sgorga fuori sotto forma di lacrime, con Bonaventura che si commuove davanti al contratto.
Internet, fax e altre storie divertenti
A raccontarle sembrano quasi barzellette, e invece è tutto vero. Divertenti, in alcuni casi addirittura paradossali. Un affare può saltare perché nell’hotel non funziona la connessione? Pare di sì. A denunciare la cosa è un infuriato Mino Raiola che il 31 gennaio 2013 irrompe in diretta ai microfoni di Sky Sport 24 raccontando che il passaggio di Kasami dal Fulham al Pescara è saltato perché “qui non funziona internet” (e nemmeno gli ascensori, aggiunge lui). Non va meglio a chi usa una tecnologia meno avanzata, come alla Lazio che sta trattando Felipe Anderson con il Santos: il fax si inceppa, i documenti non arrivano in tempo e l’affare è rimandato alla sessione estiva. Che nostalgia per quei bei contratti di una volta scritti sul tovagliolo di carta…