Calciomercato, se il miglior colpo è quello mancato

Calciomercato

Gianluca Maggiacomo

Combo

L’ex presidente del Manchester United ha da poco rivelato che Zidane, nel 1996, è stato vicino al club inglese. Poi la cosa è sfumata per non creare concorrenza a Cantona, stella dei Red Devils. Un’occasione non colta. Come quando Van Basten doveva esser Viola, Figo doveva andare al Parma, Cristino Ronaldo alla Juve e Drogba…al Chievo

Zinedine Zidane poteva essere un calciatore del Manchester United. Poi, però, l’affare è saltato perché i Red Devils avevano già in squadra Eric Cantona. Era il 1996. A raccontare il retroscena, finora sconosciuto, nei giorni scorsi, è stato l’ex presidente degli inglesi, Martin Edwards, in un’intervista rilasciata a BBC Radio 5 Live: «Il capo degli scout, Lee Kershaw, mi ripeteva che bisognava acquistare Zidane dal Bordeaux, ne parlai con Ferguson ma lui disse di no, perché pensava che giocasse nello stesso ruolo di Eric, che stava per rinnovare il contratto con noi. Andammo in Francia per convincere Cantona a rinnovare e Ferguson pensava che comprare Zidane sarebbe stato come sfiduciare Eric e non se ne fece nulla». Affare sfumato per la gioia della Juventus, che proprio in quell’estate ha portato Zizou a Torino.

 

Sliding doors

Poteva essere e non è stato. Ripensamenti. Rimpianti, forse. Corsi e ricorsi. Il mercato è pieno di situazioni simili. Affari cercati, voluti e poi mai concretizzati. Un fatto normale, tutto sommato. Ma che fa rumore quando coinvolge futuri campioni. Sliding doors. Operazioni che saltano per mancata lungimiranza, cavilli o dettagli. Trasferimenti  che, magari, potevano cambiare totalmente il volto delle squadre. Chissà. È il mercato, bellezza. Ecco qualche caso.


Le Roi bianconerazzurro

La storia è famosa e fa parte a pieno titolo della saga della decennale rivalità tra Juve e Inter. Fine Anni Settanta: Platini era un giocatore nerazzurro. Firma sul contratto e imminente futuro a Milano. Ma allora gli stranieri non erano ammessi nel nostro campionato. Quindi, nulla. Poi, però, finisce alla Juve per 250 milioni di lire e ne scrive la storia. Così l’ha raccontata Le Roi a Sky Sport nel 2010: «Avevo firmato (per l'Inter, ndr) nel ‘77, ma le frontiere erano chiuse. Quando le hanno riaperte, avevo un contratto con il Saint Etienne, ma quando ho potuto venire alla Juventus, per onestà ho chiamato l’Inter, dicendo che ero sul punto di firmare con la Juve: “Ho dato la mia parola quattro anni fa a voi, se mi volete sono sempre disposto”. Mi hanno detto che avevano già preso due giocatori e che, dunque, ero libero di fare quello che volevo». Detto, fatto. Le Roi diventa bianconero. Il resto è storia conosciuta e già raccontata.

 

Un tulipano Viola

Marco Van Basten in coppia con Roberto Baggio. Che meraviglia. Anche solo a dirla, la cosa fa sognare amanti ed esteti del pallone. La realtà non ha permesso di vedere i due fuoriclasse insieme nella stessa squadra. Anche se la cosa è stata possibile. Anzi, quasi fatta. Nella stagione 1985-86 l’allora ds della Viola, Claudio Nassi, era rimasto impressionato da un giovane attaccante olandese dell’Ajax di nome Marco Van Basten che aveva visto in videocassetta. Il dirigente se ne innamora e lo opziona. I termini del contratto erano: 4,2 miliardi di lire pagabili in 3 anni alla società, un triennale da 600 milioni a stagione per Van Basten, più appartamento e macchina a carico della Fiorentina. Era tutto fatto. Poi Nassi lascia la Viola e Van Basten va al Milan. Per la gioia di Silvio Berlusconi, di Arrigo Sacchi e dei tifosi rossoneri.

 

Fare il Figo coi doppi contratti

Luis Figo, prima ancora di diventare un fuoriclasse con il Barcellona e poi Galactico con il Real Madrid, aveva ingolosito sia la Juventus che il Parma. Sia l’una che l’altra, nel 1995, si erano convinte di aver preso un futuro campione. Luis a distanza di poco, firma sia con i bianconeri, che a fine stagione avrebbero vinto la Champiosn League, che con ducali. Salvo poi beffare tutte e due e restare allo Sporting Lisbona. Una scena simile il portoghese la ripete due stagioni dopo. Nel 1997 Figo, in rotta con il Barcellona, firma con il Milan. Luis rossonero? Ovviamente no. Il pre-contratto con Galliani si è poi rivelato solo una scorciatoia per ottenere il rinnovo, che arriverà, con i catalani. Uno stratega.

 

La Pulce su Lungolago

Non è la Playstation. È tutto vero. Leo Messi, il giocatore più forte del mondo assieme a Cristiano Ronaldo, 5 palloni d’oro in bacheca e campione di tutto con il Barcellona, ha vestito, seppur per un provino, la maglia del Como. Risultato: rispedito al mittente. Ebbene sì. È successo nel 2002. Quell’anno i lariani, guidati da Enrico Preziosi e con in panchina Loris Dominissini, erano appena tornati in serie A. E in estate sul Lungolago sbarca un ragazzo proveniente dalle giovanili dei Newell’s Old Boys. Non alto, ma bravo con la palla tra i piedi. Veloce e ben messo dal punto di vista tecnico. Però il Como lo scarta perché lo reputa un po’ gracilino. Leo fa fagotto e torna a casa. Quel che si dice un genio incompreso.

 

CR bianconero

Dopo esser stata scottata da Luis Figo nel 1995, la Juventus è costretta a fare un passo indietro davanti a un altro portoghese: Cristiano Ronaldo. Questi i fatti. Nel 2001 l’allora osservatore bianconero, Gianni Di Marzio, nota il laterale di Madeira e, entusiasta, lo suggerisce a Moggi. «Ero andato in Portogallo a vedere Quaresma. La partita era quella tra Sporting Lisbona e Belenenses», ha raccontato Di Marzio. «Chiamai subito Torino e dissi che Ronaldo sarebbe diventato il miglior giocatore del mondo, ovviamente dopo Maradona. Provai a portarlo alla Juventus nel 2002, fece le visite mediche a Torino ma Salas bloccò la trattativa». Allo Sporting sarebbero andati 5 milioni più il cileno. Che però rifiuta il trasferimento in Portogallo e fa saltare il banco. Peccato: non sarebbe stato male veder giocare Ronaldo con Del Piero, Trezeguet e Nedved.

 

E se a Modena…

Era 2002. Il Modena di Gianni De Biasi è stato appena promosso in Serie A. Nei mesi precedenti, il ds della società emiliana, Doriano Tosi, in giro per l'Europa a caccia di occasioni a buon mercato, nota un giovane calciatore ivoriano in forza ai belgi del Beveren. Lo osserva varie volte durante gare di campionato. E sempre rimane affascinato. Il calciatore in questione è Yaya Touré. «L’ho seguito per diverse partite, non si capiva che ruolo aveva, perché una volta giocava a centrocampo, un altra in difesa, un’altra ancora in attacco, ma si vedeva che era molto forte, che aveva tutte le qualità per diventare un giocatore importante. Ci aveva davvero impressionato», ha raccontato Tosi.  «Abbiamo iniziato la trattativa per portarlo a Modena. Sembrava quasi fatta: avevano trovato l’accordo per un prestito oneroso con diritto di riscatto, avevamo anche la disponibilità del suo agente. Poi sono arrivati gli ucraini del Metalurh Donetsk che hanno fatto un’offerta decisamente fuori dalla nostra portata: 2.000.000 di euro in contanti. Così Touré ha preso la via dell’Ucraina fra i nostri rimpianti».

 

T’immagini: Didier al Bentegodi…

Poteva far coppia con Corradi o Marazzina, ricevere suggerimenti sui movimenti da fare da Gigi Delneri e segnare su lancio Corini o cross di Cossato. E invece nulla. Anche in casa del piccolo Chievo c’è un grande rimpianto. E corrisponde al nome di Didier Drogba. Quello che è da tutti considerato uno dei migliori giocatore africani di sempre, infatti, è stato ad un passo di trasferirsi al club di Luca Campedelli. Doveva accadere nella stagione 2002-03, quella in cui la società veneta, dopo il primo , storico campionato di A, si era qualificata per la Coppa Uefa. Ebbene, in quella stagione il presidente Campedelli è stato ad un passo dal regalare Drogba a Delneri. In quegli anni l’ivoriano giocava nel Le Mans, nella serie B francese, e sarebbe stato ben contento di fare esperienza in Italia. Il Chievo aveva in pugno il giocatore, il cui cartellino costava 3 miliardi di lire. Ma il suo passaggio in Veneto era legato al trasferimento di Luciano (al secolo Eriberto) e Manfredini alla Lazio, che alla fine si è tirata indietro, prendendo solo l'italiano e lasciando al Bentegodi il brasiliano. Un acquisto al posto di due che, di fatto, obbliga il Chievo a rinunciare per ragioni di budget a quello sconosciuto attaccante africano che di lì a qualche hanno si farà conoscere a suon di gol e trofei alzati. Dirà anni dopo il presidente Campedelli: «Saltata quella trattativa non ce la siamo sentiti di tirare fuori quei soldi. Drogba aveva ancora 19 anni, ma Sartori (ds dei veronesi, ndr) l'aveva visto e se ne era innamorato. Stravedeva per lui. Diciamo che all'epoca ci è mancata un po' di follia imprenditoriale. Ma a posteriori quella follia era giusto farla».

 

Dybala siciliano. Ma a Catania

In ogni caso, la Sicilia era nel suo destino. Se Paulo Dybala oggi è uno dei più forti attaccanti al mondo, è anche grazie al Palermo, che lo ha scovato, portato in Italia e fatto crescere.  Ma nei giorni scorsi Pietro Lo Monaco, attuale amministratore delegato del Catania, ha dichiarato che, in passato, quando Dybala era ancora all’Istituto Central di Cordoba, lo avava preso lui per portarlo in rossazzurro: «Sono stato il primo dirigente italiano a notare Dybala. Passai da Cordoba e lo vidi. Notai che somigliava a chi, allora, allenava il Catania: Vincenzo Montella. Capii però che non si trattava di un affare economico da Catania». Fosse arrivato in rossazzurro avrebbe trovato ad accoglierlo un’autentica colonia di argentini. E, soprattutto, sai che trio con con il Papu Gomez e Max Lopez. Sulla carta, una meraviglia. Anzi, una Joya.